Dollaro, previsioni positive per il brevissimo termine
11 Dicembre 2017 - 13:40
Puntare sul dollaro statunitense nei prossimi giorni potrebbe non essere affatto un azzardo: il quadro intorno alla valuta verde si sta infatti tingendo di colori sempre più rassicuranti, e anche se è abbastanza scontato che il 2018 vedrà un rafforzamento dell’euro, le settimane a venire potrebbero essere più confortevoli per la valuta nordamericana.
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Buon supporto dalla politica statunitense
Il mese di dicembre offre un buono spunto dalla politica statunitense, dopo tanti mesi in cui abbiamo dovuto invece fare i conti con la pressione (al ribasso) esercitata dalle discutibili scelte dell’amministrazione Trump.
Si noti infatti come il dollaro statunitense sia riuscito a rafforzarsi dopo che il Senato ha approvato la riforma fiscale che prevede tagli alle tasse per circa 1.500 miliardi di dollari. I tagli fiscali approvati dal Senato dovranno essere riconciliati con la versione già vista alla Camera, che appare essere in alcuni tratti piuttosto differente da quella passata al vaglio ei senatori: tuttavia, riteniamo che a prevalere sarà la comune volontà di redigere un testo unitario entro la fine del 2017, con impatto sull’economia già dal 2018. A proposito, ma quale sarà l’impatto?
Secondo quanto è possibile estrapolare da una media degli analisti, le stime indicano un impatto espansivo sull’economia dello 0,2% – 0,4% circa. In questo senso, la seconda stima del PIL per il terzo trimestre sembra aver beneficiato di una revisione al rialzo da 3,0% a 3,3% t/t ann. che però risulta essere principalmente determinata da una maggiorazione degli investimenti fissi e della spesa pubblica. L’aumento dei consumi (che hanno un peso maggioritario sul PIL, per circa il 70%) rimane modesto, mentre le aspettative per il 4° trimestre sono di un parziale rallentamento della crescita (tra il 2,5% e 3% t/t), in attesa del futuro stimolo dato dalla riforma fiscale.
La Fed muove verso il nuovo rialzo tassi
Intanto, si attendono le mosse della Fed: l’udienza per la conferma al vertice della Federal Reserve, a partire da febbraio, di Jerome Powell, ha contribuito a ribadire un nuovo aumento del costo del denaro nella riunione del 13 dicembre, come ampiamente atteso, in linea col processo di normalizzazione della politica monetaria della Fed e di quanto già “spesato” dal mercato.Superato questo scoglio, la Fed guarderà con estrema attenzione a come muovere i tassi nel corso del 2018, consapevole che ogni decisione sarà guardata con molta criticità dai mercati.
Cosa succederà ora al dollaro
Almeno dal punto di vista economico, tutto sembra filare liscio per gli Stati Uniti, grazie sia all’effetto combinato di rialzi azionari (sopra le attese) sia per una crescita dei tassi lenta, come ribadito anche per il 2018. Un quadro che – peraltro – è ben integrabile con lo scenario di miglioramento degli utili aziendali: meno tasse per le aziende – come sinteticamente prevede la riforma tributaria Trump – dovrebbe tradursi in maggiori profitti (anche se rimarrà da osservare come e dove verranno eventualmnte dirottati i maggiori profitti).
Insomma, quanto sopra è uno scenario ideale per poter alimentare l’apprezzamento del dollaro, ap atto di non spingersi troppo oltre con il pensiero, se infatti la l’ultimo rialzo dei tassi fed funds per il 13 dicembre dovrebbe ulteriormente favorire il rialzo del dollaro, è anche vero che – di contro – l’estensione del Quantitative Easing da parte di Draghi potrebbe controbilanciare in parte. Dunque, dollaro più forte nel brevissimo termine, ma nel 2018 riprenderà probabilmente ad avere la meglio la forza relativa dell’euro…