CASERTA. MACRICO. La fondazione “Casa fratelli tutti” convoca il sedicente Comitato scientifico

22 Novembre 2022 - 17:05

La riunione si terrà tra due giorni, mentre per il 28 novembre il Comitato Macrico verde ha indetto un incontro pubblico sul tema “Il futuro del Macrico tra ecologia integrale e prevedibili rischi”.

CASERTA (pasman) Abbiamo la sensazione che la vicenda del Macrico, in ragione degli ultimissimi avvenimenti, sia giunta ad uno snodo. Almeno per quanto sta alla proprietà, che ricordiamo è della chiesa per il tramite dell’istituto locale di sostentamento del clero e della filiata Fondazione Casa Fratelli Tutti.

Dei propositi dell’amministrazione comunale neppure ci interroghiamo più, perché, formalmente informati ad un verdismo di maniera, di fatto lasciano più che sospettare le mire di speculazione edilizia di sempre. Ricordiamo che è solo dell’agosto dello scorso anno un progetto per una cittadella universitaria (capace di alloggi per 1500 studenti, con strutture annesse: un’enormità!) e tutta una congerie scombinata di opere e persino un lago. Di alcune, risibili – come questa del lago, quella di un nuovo parcheggio a doppiare a poche decine di metri quello derelitto di piazza IV Novembre o quella di un Parco di arte contemporanea, gemello tardivo di quello disertato di via Mazzini – si capiva che erano state buttate là per i boccaloni in prossimità delle elezioni locali e per elevare l’entità del finanziamento, 170 milioni di euro!

Cosa è accaduto di nuovo? Il Comitato Macrico Verde, che ha un forte seguito in citta e non solo, ha indetto per il prossimo 28 novembre un incontro pubblico dal titolo “Il futuro del Macrico tra ecologia integrale e prevedibili rischi”, con l’intervento di importanti relatori del settore. Letta in filigrana, ci pare che l’iniziativa riveli delle preoccupazioni per quanto sta facendo la Fondazione

diocesana. La quale, attraverso i suoi diversi rappresentanti, sembra stia blandendo le varie componenti sociali verso un progetto non ancora ben delineato, ma che finisce con la realizzazione di vari e cospicui volumi edilizi . Ad un certo momento, cedendo ad un populismo degno forse solo di quello dei 5S, ha persino chiesto a gruppi ed associazioni di dire che cosa vorrebbero farne del Macrico. Ed ovviamente ognuno, secondo le proprie predilezioni, ha detto la sua, esprimendosi chi per un’area sportiva, chi per una zona per spettacoli, chi per laboratori scientifici, chi per luoghi di incontro ed associativi. Il Macrico scambiato, insomma, per una sorta di Lampada di Aladino, capace di realizzare tutti i desideri, a cui la politica locale, con altre intenzioni, da sempre non dà risposte. Ed ha persino fatto balenare possibilità di particolari sbocchi occupazionali, che in realtà sarebbero pressoché insignificanti se si salvaguarda la destinazione a parco cittadino di verde integrale.

Fatto è che la Fondazione, in coincidenza, non sappiamo quanto voluta, con questa significativa riunione pubblica, ha convocato per il giorno 24 il suo comitato scientifico ed i professionisti cooptati nella progettazione architettonica diretta alla rigenerazione dell’area per discutere del da farsi. Vedremo che cosa sarà deciso. In proposito, esprimiamo la nostra perplessità sulla composizione del sedicente comitato scientifico, formato da Blessing Okedion, Mamadou Kouassi, Remigio Truocchio e Dafne Rapuano. Tutte persone degnissime ed ineccepibili, per carità, ma non ci sembra che esprimano una cifra scientifica specifica. E neppure che la componente Dafne Rapuano sia figlia della giornalista Nadia Verdile, che molto propende pubblicamente per i progetti della Fondazione, ci sorprende più di tanto.

Poi, l’altro giorno, c’è stato quell’atto di vandalismo contro la struttura artistica Across the War Cultural Barricade realizzata da qualche tempo e simbolicamente all’interno del Macrico in quanto nuova area di pace, da militare che fu. Un’azione dolosa di difficile decifrazione, che andrebbe meglio investigata. Qui sia consentito un breve inciso su questo antimilitarismo sempre esibito a riguardo della struttura, che era destinata a deposito di mezzi corazzati dell’esercito. Che la chiesa sia contraria alla belligeranza, le appartiene pienamente. Ma il continuo rimprovero che il clero casertano fa ad uno stato democratico qual è l’Italia per il fatto che si arma con scopi difensivi e non di offesa e che ripudia la guerra appare francamente ingeneroso.

Questo è lo scenario ultimo, come si diceva. Ed in una questione di importanza strategica per la città, priva in assoluto di verde significativo (perché il bosco della Reggia, va ricordato e sempre invocato come compensativa dell’inerzia comunale, è bene museale e non al servizio del capoluogo), l’attenzione deve essere sempre desta, per non trovarci davanti ad un’ennesima cementificazione compiuta per un contrabbandato interesse pubblico.

Ascea, nel Cilento, ed il resort pensato da un ex complesso religioso

Non vogliamo essere malevoli e non vogliamo fare paragoni impropri, ma siamo uomini di mondo. Non possiamo non avere  presente il caso di Ascea nel Cilento dove si preparerebbe uno scempio che pareva impossibile, giacché all’ombra della Torre di Velia, tra il mare cristallino e la necropoli di Elea, sarebbe stata autorizzata la realizzazione di un resort turistico da un complesso religioso della curia locale.

Per chiudere, un’ultima considerazione, E’ singolare che mentre i report sul mutamento climatico vengono tenuti come vangelo, quelli sul consumo di suolo e sulla necessità di una rigenerazione verde delle città non contino quasi nulla. E lecito interrogarsene?