Il comune di CASERTA affida i servizi di vigilanza alla società accusata dalla DDA di pagare da fame i suoi dipendenti

30 Ottobre 2023 - 08:24

CASERTA – Il comune di Caserta ha deciso di non utilizzare più i servigi della Union Security di cui è direttore commerciale Mario Pagliuca del quale, dopo le reazioni scomposte avute dal consigliere regionale Giovanni Zannini, dobbiamo declinare più precisamente la biografia, non potendoci più limitare, così come abbiamo fatto fino a pochi giorni fa, utilizzando un registro di iper correttezza che lo stesso Zannini ha dimostrato di non meritare, a presentare semplicemente come il direttore commerciale della citata Union Security, società di vigilanza a cui il comune di Caserta per oltre un anno ha affidato il servizio di vigilanza all’esterno del municipio e della sezione distaccata della caserma Sacchi.

L’ente guidato da Carlo Marino ha cambiato fornitore dei servizi e dunque Pagliuca potrà occuparsi di più della sua passione sportiva che l’ha portato ad ispirare e comunque a felicitarsi per un incredibile striscione fatto affiggere con il placet della dirigenza del Mondragone City e con quello dell’amministrazione comunale, che ha fatto finta di nulla, con il quale si celebrava la figura di Donato Pagliuca, detto Renato, esponente di spicco del clan La Torre che lo stesso boss Augusto La Torre uccise in quanto convinto che stesse operando per prendere il suo posto.

Oddio, non è che accantonata la Union Security, il comune di Caserta si sia associato ad un’azienda senza problematiche. Ma in questo caso può farsi scudo dietro la procedura dell’adesione ad una convenzione messa in piedi da un cosiddetto soggetto aggregatore, ente che si occupa di divenire una sorta di centrale di committenza, in questo caso la Provincia, ora definita Città Metropolitana, di Napoli.

Di questo accordo tra la provincia di Napoli e la Cosmpol, quindi, ne farà parte anche il comune di Caserta, che pagherà la somma di 32 mila euro per il servizio di guardiania delle sedi comunali di Piazza Vanvitelli, Belvedere
di San Leucio e Caserma Sacchi, nei mesi di ottobre e novembre
.

E dov’è il problema?

Il problema è che alla fine di agosto la procura della DDA di Milano ha indagato per caporalato il rappresentante legale di Cosmopol, il 45enne Francesco Perrotti, e la società per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.

L’inchiesta su Cosmopol rivela paghe inadeguate e pratiche di caporalato nel mondo della vigilanza privata. Buste paga che non garantirebbero “un’esistenza libera e dignitosa”, come scrivono i pm.

Sotto la lente degli inquirenti i fenomeni di “intermediazione illecita” e sfruttamento del lavoro fra 2019 e 2021 che hanno coinvolto i vigilantes impiegati da vari siti e clienti (Poste italiane, Enel, Intesa Sanpaolo, diverse aziende sanitarie, Leonardo, Fiera Milano) e realizzati “approfittando dello stato di bisogno” dei lavoratori. Venivano remunerati da un contratto collettivo nazionale che prevede paghe orarie definite incostituzionali da 5,3 euro e retribuzioni lorde mensili da 930 euro (650 euro netti), assolutamente sproporzionate rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro svolto”, secondo i giudici.

Inoltre, il Pm della Direzione Distrettuale Antimafia, Paolo Storari, ha disposto il controllo giudiziario nei confronti della Cosmopol Servizi Integrata, società di guardiania non armata legata alla stessa Cosmopol. 

Non esattamente la migliore scelta, fermo restando che, fino al terzo grado di giudizio, i soggetti indagati sono innocenti.

Il tempismo dell’amministrazione di Carlo Marino nel scegliere società e professionisti che, per inopportunità politica e di limpidezza, si conferma cronico, al limite del caso di studio.