Ahhhh, allora non era solo Lusini. Montagna di decreti ingiuntivi firmati dal giudice negati all’impresa Vitale della pubblica illuminazione
20 Luglio 2018 - 18:21
TEVEROLA – [g.g.] La storia dell’imprenditore Roberto Vitale, titolare dalla Vitale One Costruzioni, è, a nostro avviso, esemplare su come i detentori del potere all’interno degli enti locali intendono il rapporto con gli imprenditori che prestano opera per garantire i servizi, molto spesso essenziali, ai cittadini. Esemplare ed emblematica, questa vicenda. Da anni, la Vitale One Costruzioni lotta con le amministrazioni comunali di Teverola perchè ritiene, e, ritenendolo non può che essere in buona fede, altrimenti sai che scheletri avrebbero fatti uscire dai suoi armadi, di avere il diritto [ma figuriamoci in che zona viviamo] di veder rispettato un contratto tra due parti, frutto dell’aggiudicazione della gara.
Una convenzione che prevede obblighi e diritti delle due parti. In un qualsiasi posto serio, la semplice infrazione dei contraenti determinerebbe quantomeno una diffida o finanche un’azione legale finalizzata a sanzionare o a penalizzare l’inadempienza. Ma qui le azioni legali, ritenendo di aver tutte le ragioni dalla propria parte e di non essere attaccabile per il modo in cui ha fatto e fa il ‘mestiere’ di imprenditore, le esprime solo Vitale.
Pensateci un secondo. Come funziona la politica in provincia di Caserta: parte dal presupposto, di per sè già illegale che un contratto non valga un tubo, pur avendolo formalmente e solennemente sottoscritto. La politica, qui da noi non è abituata e non concepisce l’idea, su un piano culturale, che i diritti e i doveri in un contratto tra un comune e un’azienda, siano solo e solamente quelli scritti in quel contratto ma che invece ce ne siano altri che non compaiono nelle carte ufficiali, e sono quelli sostanziali, quelli che contano. Come si suol dire, una mano lava l’altra, gli imprenditori devono sapere come essere riconoscenti, come se la potestà su una gara d’appalto appartenesse al sindaco, al singolo assessore o al singolo dirigente.
Roberto Vitale è titolare dal 2012 della concessione per la gestione e manutenzione della pubblica illuminazione del comune di Teverola. Si tratta di un negozio giuridico ventennale che dunque andrà a scadenza, insieme al contratto che la contiene, nel 2032.
Questo è il quadro d’insieme. Ora dobbiamo spiegare il presente, partendo però dal passato, altrimenti la vicenda non si comprende bene. Delle autentiche vessazioni subite da Vitale dall’allora sindaco Biagio Lusini, abbiamo scritto nell’agosto del 2014. Quell’articolo fu accolto male. E siccome quel tipo di sindaco è convinto di essere il re del mondo, non è che ci pensò un attimo prima di ordinare alla dirigente Maria Carmen Mottola, poi coinvolta nelle note vicende giudiziarie, di procedere alla rescissione.
Non si rendeva conto [perchè poi chi è arrogante nella testa e ritiene che il proprio comune, in questo caso Teverola, assorba l’intero universo mondo, non si pone all’inizio questi problemi], che la rescissione di un contratto è un istituto del diritto privato, nel caso specifico che stiano trattando, con venature amministrative, regolato, non dalla legge di casa Lusini, ma in parte dal codice civile e in parte dal codice degli appalti il quale ti definisce proprio il perimetro in cui la parte pubblica e la parte privata possono operare anche riguardo ad un eventuale contenzioso.
Ovviamente, Vitale, che la mosca sotto al naso non se l’è fatta passare mai, presentò ricorso al Tar. Ottenne subito la sospensiva in fase cautelare e qualche giorno prima della decisione di merito, un altro dirigente, pure lui noto alle cronache giudiziarie, cioè Palermiti, ritirò la determina di rescissione, facendo una figura barbina lui e il sindaco, ma, quantomeno, salvando una possibile richiesta mega risarcitoria da parte dell’attore del ricorso.
Vitale però il risarcimento lo chiese lo stesso, più piccolo di quello che avrebbe potuto pretendere se Palermiti non avesse cestinato la determina, ma comunque pari ad una cifra significativa: 8 mila euro circa che, ad oggi, però, non ha ricevuto.
A pensarci bene, noi di CasertaCe, molto abbiamo combattuto, non contro Lusini in quanto persona, ma contro il sistema Lusini, contro le sue connivenze. Di quel lavoro molto si è avvantaggiato Dario Di Matteo, che accompagnammo per mano durante la campagna elettorale che lo portò a una trionfale elezione alla carica di primo cittadino.
Uno adesso è portato a pensare che se Di Matteo, come ha sempre sostenuto, esiste come politico e come sindaco, in quanto antitesi, in quanto disinfestatore del sistema Lusini, ha chiesto immediatamente un colloquio con il concessionario e lo ha sviluppato non pronunciando mai una parola fuori posto, guardando solo il contratto e la capacità del privato di rispettarlo, ovviamente con la disponibilità di concedere anche a Vitale la possibilità di contestare qualche possibile inadempienza anche da parte dell’altro contraente, cioè il comune. Questa si chiama trasparenza.
Mentre non è trasparenza il fatto che l’amministrazione teverolese continui pervicacemente a non assolvere ai suoi doveri contrattuali. Badate bene, non lo diciamo noi. Lo dicono i giudici civili che hanno rovesciato sulla scrivania del sindaco una carriola intera di decreti ingiuntivi esecutivi, attraverso cui, seguendo la direzione maestra che la legge indica.
Stando a quanto ci ha raccontato, neanche questo è servito a rendere più umile l’atteggiamento del nuovo sindaco e della sua amministrazione. Se tu hai torto marcio e hai difficoltà ad adempiere ai tuoi doveri, cerchi, quantomeno, di essere gentile, cortese nei confronti di chi queste tue inadempienze sta subendo, perchè riteniamo che Vitale le lampadine le paghi e i dipendenti pure con la preoccupazione di rispettare i tempi e le scadenze. Se tu invece ti comporti con arroganza, interpretando il ruolo di chi ha ragione in una disputa e cancellando dalla testa tutte quelle buste verdi dei decreti ingiuntivi-esecutivi, allora hai torto e basta, al di la di tutte quelle che potrebbero essere le ragioni della difficoltà che il comune incontra a pagare il dovuto.
Perchè, a quanto ci risulta, Vitale non ha mai rifiutato il dialogo. Però se il nuovo dirigente del comune di Teverola D’Orazio, che qualcuno però vorrebbe tornasse ad Aversa, gli manda una pec alle 22 e 03 del 29 giugno [da dove l’ha spedita? Dagli uffici del comune o da casa sua? E se l’ha spedita da casa sua, che fa, utilizza le password del comune in un computer di sua proprietà?], facendo voti affinché Vitale non la intercetti e non la legga in modo da poter sanzionare una sua inadempienza, peraltro tutta da dimostrare, vuol dire che c’è malafede e volontà di tendere agguati. Vuol dire che anche Di Matteo interpreta un rapporto tra un comune e gli imprenditori fornitori di servizi, in maniera padronale, non comprendendo che, quella di sindaco, è una funzione pro tempore e non comprendendo neppure che solo la legge, in questo caso esplicata attraverso una fonte del diritto, qual è, senz’altro, il contratto stipulato, comanda, definisce, determina.
Giusto per fare un esempio, 15 giorni fa il giudice, cioè la repubblica italiana, rispetto alla quale Di Matteo deve chinare la testa come ogni altro cittadino, ha stabilito che la Vitale One Costruzioni debba immediatamente ricevere una cifra di circa 56 mila euro attraverso un pignoramento dei beni comunali [è il terzo, siamo arrivati a circa 300 mila euro], partendo dal terzo che ha i quattrini in cassa, cioè la banca che esercita la funzione di tesoreria. Questo perchè di fronte ai decreti ingiuntivi e di fronte alla disponibilità dell’imprenditore anche ad aspettare un pò di tempo per ottenere il dovuto, l’amministrazione comunale ha alzato un muro invalicabile.
Guardate che questi soldi, al momento non tanti, ma che potrebbero diventare tantissimi, andranno probabilmente ad inserirsi nel vortice vizioso dei debiti fuori bilancio, dato che maturano in momenti in cui i bilanci sono già stati approvati e non li prevedono perchè si tratta di eventi considerati comicamente imprevedibili quando la strategia dell’amministrazione non fa altro che creare tutte le condizioni per materializzarli.
Questi debiti fuori bilancio dovranno essere approvati dal consiglio comunale. E siccome di fronte a questi comportamenti, una proiezione rispetto al danno erariale che la corte dei conti potrebbe riconoscere, è fondatissima, allora rischierà ognuno dei consiglieri comunali che andrà ad approvare il debito. Insomma, una brutta piega stanno prendendo le cose a Teverola, rispetto al rapporto tra il comune e la storica impresa della famiglia Vitale.