La Domenica di Don Galeone. La famiglia è e resta la prima cellula della società e della chiesa…
31 Dicembre 2023 - 09:24
31 dicembre ✶ Festa della Santa Famiglia
La chiesa s’interroga circa i mutamenti avvenuti nella famiglia: da una parte, tanti segnali positivi (la libertà e responsabilità della procreazione e dell’educazione, legittime aspirazioni della donna, apertura alla grande famiglia umana, attenzione alle relazioni autentiche…); dall’altra, tanti segnali negativi (degradazione della sessualità, visione materialistica ed edonistica della vita, debolezza e permissivismo dei genitori, indebolimento dei vincoli, poca comunicazione generazionale) … suscitano perplessità. La famiglia è e resta la prima cellula della società e della chiesa; Dio l’ha creata a sua immagine (Gn 1,26), e le ha affidato il compito di dilatarsi fino a formare la grande famiglia umana; questo disegno di Dio si realizza quando uomo e donna si uniscono a servizio della vita.
Gesù, diventando uomo, ha vissuto in tutto e per tutto la nostra condizione. È vissuto nella famiglia, sottoposto ai suoi genitori; è vissuto sotto la legge, che è stata fedelmente osservata da lui e dai suoi genitori; ha praticato la religione del tempio e ha frequentato la sinagoga. Questa sua “obbedienza” è un insegnamento per noi, insieme alla necessità di riscoprire le nostre radici ebraiche. Lo scopo della redenzione, però, non era la sacralizzazione della famiglia, della legge, del tempio … ma il superamento di tutte le istituzioni umane, in vista di una salvezza universale. Gesù ha vissuto questo conflitto e Maria ne ha avuto il cuore trafitto. Da una parte, lei era la madre e Gesù aveva per lei l’obbedienza raccomandata dalla Scrittura; d’altra parte, il Figlio non le apparteneva del tutto, e presto Maria se lo vide fuggire verso il suo destino; lo incontrerà solo dove una madre non vorrebbe mai incontrare il figlio! Gesù fu obbediente ma anche disobbediente; accettò la legge ma la completò; andò al tempio ma ne annunciò la fine; è vissuto nella concretezza quotidiana e insieme nella tensione universale.
Anche noi viviamo nella stessa contraddizione. Ci sono, per esempio, all’interno della chiesa persone per le quali l’istituzione è qualcosa di sacro, che va sempre rispettata, obbedita, creduta; altri, invece, sono molto critici verso la chiesa ed ogni istituzione. Oggi l’autorità non può che diventare servizio; la famiglia non può che essere una comunità di amore; i genitori non possono pensare ai figli come a cosa propria; i figli non appartengono del tutto ai genitori: “I vostri figli non sono vostri. Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi. Vivono con voi, e tuttavia non vi appartengono. Potete dare loro il vostro amore, ma non i vostri pensieri. Potete custodire i loro corpi ma non i loro pensieri, perché le loro anime abitano la casa del futuro, che neppure in sogno voi potete visitare”. (Gibran, Il profeta).
Questo breve racconto contiene molte verità, che possiamo così riassumere:
Per adempiere la legge. Luca per ben cinque volte scrive che tutto viene fatto “per adempiere la legge, ma già viene annunciato il suo perfezionamento. Abbiamo pregato per 2000 anni “pro perfidis judaeis”; giunge il tempo di iniziare a pregare “pro judaeis et cum judaeis”.
Simeone, un uomo giusto … Anna, una profetessa. Simeone e Anna, due anziani, che vengono così a formare una cerniera tra l’Antico e il Nuovo Testamento. La legge spinge Maria e Gesù a salire nel tempio; lo Spirito muove Simeone e Anna ad entrare nel tempio; nell’incontro con Gesù già s’intravede l’orizzonte universale della missione di Gesù: dal punto di vista anagrafico Simeone è molto anziano e Anna ha la bella età di 84 anni! Eppure, si sono conservati giovani, perché hanno coltivato l’attesa e la speranza: quando uno non aspetta più nulla, in quel momento inizia a morire. Sì, di mancanza di speranza si può morire! Essi, più che accumulare esperienze e delusioni, hanno accumulato speranza e attesa; non si sono lasciati andare all’abitudine: le solite cose, le solite preghiere, le solite persone; neppure il tempio con le sue liturgie è riuscito a spegnere la luce, il presentimento, la gioia. Sì, non due vecchi, ma una fanciulla di nome Anna e un ragazzo di nome Simeone hanno preso in braccio Gesù.
Fecero ritorno a Nazaret. Dopo la festa della nascita, la serietà della vita! Iniziano gli “anni oscuri” della vita a Nazaret (R. Aron). Il Natale continua nel mistero di Nazaret, che ci entusiasma e ci turba insieme: Dio nascosto nel silenzioso quotidiano, uomo tra e come gli uomini, assorbito nel lavoro comune a ogni mortale. Questo tempo dopo Natale è un invito a decifrare la realtà dura e dolente di tanti insuccessi e malintesi. Quegli “anni oscuri” di Nazaret ci insegnano che la nostra esperienza quotidiana può acquistare un altro contenuto, non è più un susseguirsi di cose e persone, un ripetersi di situazioni quasi mai gratificanti, ma è una grandezza celata sotto espressioni sbiadite e persino meschine. Il nostro silenzioso e onesto lavoro, il nostro coraggio fedele e discreto, la nostra bontà aperta e sorridente … sono mezzi poveri ma sicuri per godere ogni giorno di quella misura di gioia che Dio assicura ai suoi amici.
BUONA VITA!