MAZZETTE targate Lusini, Barbato & Co. Dissequestrati il Parco Iris e il palazzo di Miniero. I proprietari incolpevoli tornano nelle loro case

11 Dicembre 2024 - 18:53

TEVEROLA – Quelle che noi di Casertace consideriamo gravissime illegalità, finanche al di là di quello che la magistratura inquirente e quella giudicante di prima istanza, ossia il Gip del Tribunale di Napoli Nord, hanno deciso di fare in merito alle sorti della libertà personale degli ex sindaci Biagio Lusini e Tommaso Barbato, di alcuni imprenditori e di tecnici assortiti, non può, effettivamente, ricadere su chi quelle case illegali costruite per effetto di quella lottizzazione, ha acquistato in buona fede, andandoci anche ad abitare.

Per cui non può non essere una buona notizia quella giunta da Santa Maria C.V., dove opera il Tribunale del Riesame – presidente Massimo Urbano, giudici a latere Marinella Graziano e Valeria Trovato – relativo solamente ai provvedimenti su patrimonio e diritti reali, che ha dissequestrato il parco Iris.

Il provvedimento, assunto dal Gip del Tribunale di Aversa Napoli Nord contestualmente alle attività legate alle decisioni sulla libertà personale di Lusini, Barbato e compagnia, era stato impugnato dagli acquirenti, rappresentati nella maggior parte dei casi dagli avvocati Giuseppe Somma e Nicola Filippelli.

Speculare provvedimento è stato assunto anche per il palazzo costruito dall’imprenditore Giovanni Miniero di Aversa, difeso dagli. avvocati Mario Griffo e Franco. Liguori di cui abbiamo trattato a lungo in quella che è una delle principali vicende dell’ordinanza Lusini-Barbato e altri.

Miniero fece il diavolo a quattro per avere dal Comune di Teverola la concessione e per questo motivo, stando a ciò che Biagio Lusini fa capire chiaramente in uno dei suoi tanti soliloqui intercettati a bordo della propria auto, versò anche dei soldi, a titolo di tangente, all’allora sindaco Tommaso Barbato, che però chiedeva una integrazione.

Quella situazione si sbloccò quando Biagio Lusini, tra una parolaccia e l’altra, anticipò lui 5mila euro a Barbato affinché Miniero ottenesse il permesso.