LA DOMENICA DI DON GALEONE…
2 Marzo 2025 - 06:25
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2 marzo 2025 ✶ VIII Domenica tempo ordinario (C)
Un cieco non può guidare un altro cieco! (Lc 6, 39)
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* Il Vangelo di questa domenica ci presenta un dittico, con all’interno due scene: a) un cieco che guida un altro cieco; b) un albero buono che dà necessariamente frutti buoni; le immagini sono volutamente esasperate, secondo lo stile semita; a unire i due quadri del dittico c’è una parola-cerniera: “ipocrita”, termine di origine greca che significa: colui che recita in teatro una parte che non corrisponde alla vita, per cui veste da re ma è un miserabile. Le parole del Signore, a differenza di quelle dei rabbini del suo tempo, non vogliono offrirci un quadro completo di precetti o di divieti, ma un’indicazione, una tensione: “Siate
* “Ogni albero si riconosce dal suo frutto”. Il Vangelo ci dà una lezione di prudenza: per giudicare un uomo, un movimento, una dottrina … non lasciamoci ingannare dalle dichiarazioni, dalle parole. Aspettiamo le opere, i frutti. Alcune pagine di Voltaire o di Marx hanno fatto più bene di tante prediche insulse. Questo criterio sarà di maggiore utilità se lo applichiamo non solo agli altri, ma anche a noi: produciamo frutti buoni? Anche noi diciamo: “Signore, Signore!” ma il pericolo di ogni religione sta proprio qui: compiere dei gesti, dei riti, delle pratiche senza cambiare dentro. Le preghiere, i sacramenti, il culto … sono eccellenti se, uscendo di chiesa, ci abilitano a chiedere perdono, a riconciliarci con il nemico, a offrire un aiuto prima negato. Noi infatti riceviamo l’amore di Dio per comunicarlo! Chi si comunica con il corpus Christi, si comunica con il Christus totus!
* Per anni ho pensato di essere vicino a Dio anche se vivevo isolato; mi accadeva anzi di pensare di più a Dio che agli uomini; sentivo tanti slanci d’amore che io chiamavo “vita interiore”. Poi la dolorosa e beatificante scoperta: non si può ardere per Dio ed essere freddi con i fratelli. Miravo tanto lontano, tanto in alto, ed ero invitato a guardare sulla terra, ai fratelli in difficoltà. Quante volte ho detto: “Mio Dio, mio tutto!” e lui mi ha risposto: “Sono malato e ancora non mi hai visitato!”. Forse un giorno, stanchi e inquieti delle nostre tante e povere preghiere, arriveremo a chiederci: “Ma io, amo veramente Dio?”. Ma se in quel giorno di dubbio, vedremo la nostra famiglia unita e felice, la nostra casa aperta e accogliente, il nostro ambiente di lavoro pieno di simpatia e se incontreremo un uomo pensando che è nostro fratello, allora, sentendoci così aperti alle gioie, alle speranze, alle sofferenze degli altri, non dovremo disperare: non siamo lontani da Gesù, dal momento che siamo vicini ai fratelli. BUONA VITA!
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