EX MACRICO Dopo la lettera al vescovo Lagnese del Comitato Macrico Verde emergono nuove rivelazioni
5 Novembre 2025 - 17:39
Caserta (pm) – La recente lettera con la quale lo storico Comitato Macrico Verde ha chiesto un incontro con il vescovo Lagnese, per conoscere quali siano i suoi reali propositi a riguardo della vasta area naturale – un tempo militare ed oggi di proprietà della curia – alla luce di un finanziamento regionale di cui essa risulta destinataria, qualche primo effetto lo ha avuto.
Il prelato, in verità, finora non ha risposto, ma il documento, che segnala tutta una serie di anomalie dei progetti vescovili concepiti sul bene, è stato ripreso da pressoché tutti gli organi di comunicazione locali, con altissimi indici di lettura della relativa notizia. A riprova della rilevanza dell’argomento per la cittadinanza. Anche noi vi abbiamo dedicato un approfondimento critico con un articolo del 2 novembre che si può consultare cliccando QUI.
Ma la vicenda è stata oggetto di attenzione anche del periodico nazionale Adista – accreditato settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religiose, edito a Roma – con un servizio di Luca Kocci.
Per lettori più attenti di CasertaCE.net il nome di Kocci non è nuovo perché ne abbiamo riportato non poche volte gli articoli in quanto particolarmente informati sui temi legati all’ex Macrico, ancor più delle redazioni casertane.
Dato il valore strategico, per lo stesso futuro del capoluogo, della destinazione che si darà all’ex Macrico – ultimo polmone di verde di una città altrimenti satura all’inverosimile di cemento – pubblichiamo l’articolo in questione grazie alla cortese disponibilità della direzione della testata, che ringraziamo.
Per la complessità ed articolazione delle questioni implicate, il brano non poteva essere breve. Ciò non deve scoraggiare il lettore, che sarà ripagato ampiamente dello sforzo di attenzione che metterà dalle cose anche sconcertanti di cui verrà a conoscenza.
Caserta si conferma anche così quella società limacciosa e avvilita dal più deteriore provincialismo, che certe notizie riesce ad apprendere solo dall’esterno.
IL TESTO DELL’ARTICOLO TRATTO DAL N.39/2025 DI ADISTA
15 milioni dalla regione all’ex Macrico, diventato luogo di culto. Al Vaticano l’ultima parola
di Luca Kocci
Si chiama “Diocesi di Caserta Ramo Ets” (Ente terzo settore) il nuovo organismo creato dalla curia casertana per svolgere «attività di interesse generale». La costituzione è avvenuta durante l’estate. A fine settembre il vescovo, mons. Pietro Lagnese, ha nominato i tre componenti del Consiglio di amministrazione – il vicario generale della diocesi mons. Giovanni Vella (presidente) e due preti (don Andrea Campanile e don Carmine Ventrone –, il Cda ha sua volta ha scelto il segretario, Elpidio Pota, e individuato Pietro Raucci come organo di controllo monocratico (da segnalare che Pota e Raucci ricoprono le stesse cariche anche nella Fondazione “Casa Fratelli Tutti”, altro ente creato dalla diocesi che avrebbe dovuto portare avanti un faraonico progetto di «rigenerazione urbana» dell’ex Macrico di cui si sono perse le tracce). Il 16 ottobre “Diocesi di Caserta Ramo Ets” ha ottenuto l’iscrizione al Runts (Registro unico nazionale del Terzo settore), che consente, fra l’altro, «di beneficiare di agevolazioni, anche di natura fiscale, di accedere al 5 per mille» e «a contributi pubblici».
L’ipotesi, al momento ancora non comprovata ma ragionevolmente credibile, è che l’operazione abbia in primo luogo l’obiettivo di acquisire dall’Istituto diocesano sostentamento del clero di Caserta (Idsc) l’ex Macrico – l’area di 33 ettari situata nel cuore della città che da venticinque anni è al centro di una contesa fra chi vorrebbe renderla totalmente inedificabile e restituirla agli abitanti della città come parco pubblico e chi immagina dei progetti di riqualificazione che prevedono anche migliaia di metri cubi di cemento (v. Adista Notizie nn. 15, 20 e 28/23; 25, 33, 37 e 40/24; 13 e 27/25) – e di accaparrarsi un mega-finanziamento di 15 milioni di euro stanziati dalla Regione Campania per interventi finalizzati alla riqualificazione di aree ed edifici di culto presenti sul territorio in occasione del Giubileo. Un finanziamento che la Regione Campania, guidata da Vincenzo De Luca ancora per poche settimane (si vota il 23- 24 novembre), avrebbe già deciso di assegnare alla diocesi di Caserta – a cui andrebbe quasi un terzo dell’intero importo di 50 milioni di euro, nonostante i malumori espressi sottovoce dagli altri vescovi campani –, come risulta dalla delibera della Giunta regionale n. 107/2025.
Tuttavia l’intervento presenta due problemi: una falla e una forzatura.
La falla consiste nel fatto che l’iniziale beneficiario del finanziamento doveva essere l’Idsc, che però da statuto non può ricevere finanziamenti pubblici e – come si legge in una lettera sottoscritta da due funzionari regionali e inviata alla Curia di Caserta che Adista ha potuto leggere grazie a proprie fonti interne al palazzo della Regione – «non può possedere, edificare e sviluppare aree destinate al culto, essendo tali attività prerogative assolute ed esclusive dell’Ente Diocesi territorialmente competente». Ma l’ostacolo viene prontamente e facilmente risolto con la costituzione del “Ramo Ets” della Diocesi di Caserta e con una semplice “partita di giro”, come si evince dalla stessa lettera della Regione: l’Idsc cede l’ex Macrico al “Ramo Ets” della Diocesi – concedendogli «il diritto di superficie della durata di 99 anni» a un canone irrisorio – che così può incassare il finanziamento e poi fare qualsiasi sull’area. Il Consiglio di amministrazione dell’Istituto centrale del sostentamento del clero (da cui dipendono tutti gli istituti diocesani e che ha la penultima parola quando sul tavolo ci sono patrimoni immobiliari particolarmente consistenti, come appunto l’ex Macrico) ha già deliberato l’autorizzazione alla cessione. L’ultima parola sarà della Cei, anche se «non è tenuta a fornire alcuna autorizzazione», spiegano ad Adista dall’ufficio comunicazione della Cei. «Tuttavia, essendo l’operazione di valore superiore a un milione di euro, l’Idsc di Caserta, dovrà necessariamente acquisire la licenza da parte della Santa sede, ai sensi delle disposizioni canoniche vigenti».
La forzatura, già rilevata da Adista (v. Adista Notizie n. 27/25), riguarda invece la natura del finanziamento regionale, ovvero la riqualificazione di aree ed edifici di culto. L’unico elemento che può lontanamente richiamare il culto è la presenza all’interno dell’area della piccola cappella della caserma quando il Macrico era gestito dalle Forze armate (Macrico è l’acronimo di Magazzino centrale ricambi mezzi corazzati), abbandonata da decenni, oggi diroccata e mai utilizzata per il culto pubblico ma solo dai militari in servizio. Lo ammettono gli stessi funzionari della Regione che infatti scrivono alla Diocesi e all’Idsc di Caserta che i 15 milioni servirebbero per un progetto «che prevede prevalentemente interventi di rigenerazione urbana e solo marginalmente azioni di riqualificazione e restauro dell’edificio di culto, insistente sull’area interessata al finanziamento». Ma nello stesso tempo, con un salto logico, interpretano la norma a favore della concessione del finanziamento, dal momento che l’intervento sarebbe finalizzato alla «valorizzazione delle aree e degli immobili collegati ai luoghi di culto per i quali si propongono iniziative di recupero e riqualificazione dei relativi spazi a servizio della collettività».
La Cei concorda: «La presenza della cappella interna all’area non costituisce una “forzatura”, bensì si inserisce in un quadro di interventi più ampio e coerente con le finalità pubbliche e sociali della rigenerazione dell’ex Macrico». Nessuna dichiarazione invece da parte della diocesi di Caserta, interpellata da Adista.
«Avanziamo la più alta e viva preoccupazione perché l’area ad oggi risulta priva di destinazione urbanistica in base al Piano regolatore vigente e quindi non si comprende come il suddetto finanziamento possa essere utilizzato, tenendo presente che sono vigenti ben due vincoli del Ministero della cultura», dichiarano gli attivisti del comitato “Macrico Verde”, che anni conducono una campagna perché l’area ex Macrico venga classificata “F2” (verde pubblico, totalmente inedificabile) e integrata nella città – una delle più inquinate d’Italia – come parco a disposizione per i suoi abitanti. «Il comitato “Macrico Verde” – conclude la nota – chiede che venga finalmente chiarito alla cittadinanza, alla luce di quanto sta accadendo, in un incontro, quale sia il destino dell’area ex Macrico».
