50 ARRESTI. CAMORRA. TUTTI I NOMI. Casalesi in Veneto legati ai clan Bianco e Bidognetti

19 Febbraio 2019 - 15:14

CASAL DI PRINCIPE – Questa mattina il G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Trieste e la Squadra Mobile di Venezia, hanno dato esecuzione – in provincia di Venezia, Casal di Principe e altre località del Veneto, della Campania e della Puglia – ad una ordinanza del G.I.P. del Tribunale di Venezia che, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, ha disposto 50 misure di custodia cautelare personale (47 in carcere e 3 agli arresti domiciliami) per associazione a delinquere di stampo mafioso e altri reati oltre a il provvedimenti impositivo obbligo di dimora o interdittivi.

Hanno collaborato all’esecuzione del provvedimento cautelare, nell’operazione denominata AT LAST, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Venezia, il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.0.) della Guardia di Finanza di Roma, il Servizio Centrale Operativo (S.C.0.) della Polizia di Stato con l’imponente impiego di oltre trecento unità di polizia giudiziaria.

Gli indagati erano membri di una strutturata e temibile associazione a delinquere di stampo mafioso, armata – con oggi da considerarsi smantellata – che dal piccolo centro di Eraclea da molti anni aveva esteso la sua influenza criminale nell’est del Veneto, avvalendosi della sua forza di intimidazione per instaurare una condizione di omertà e commettere molteplici gravi delitti di ogni genere: usura, estorsione, rapina, ricettazione, riciclaggio e auto riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita, sottrazione fraudolenta di valori, contraffazione di valuta, traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, intermediazione illecita di manodopera, detenzione illegali di armi, danneggiamenti, incendi, truffe e truffe aggravate ai danno dello Stato, bancarotta fraudolenta, emissione di false fatture.

Le indagini hanno consentito di evidenziare come l’organizzazione risulti costituita già alla fine degli anni ’90 da DONADIO Luciano (nato a Giugliano in Campania il 15.04.1966, residente ad Eraclea) BUONANNO Raffaele (nato a San Cipriano D’Aversa il 23.11.1959, domiciliato ad Eraclea e a Casal di Principe) e BUONANNO Antonio (nato a San Cipriano D’Aversa il 15.11.1962,  residente a Casal di Principe) assieme ad un nucleo di persone originarie di Casal di Principe e di altri centri dell’agro Casertano (PUOTI Antonio, PACIFICO Antonio, BASILE Antonio, PUOTI Giuseppe, CONFUORTO Nunzio) via via implementata da altri soggetti sia campani e locali.

L’indiscusso ruolo di promotori e dirigenti è stato rivestito da DONADIO Luciano e BUONANNO Raffaele (quest’ultimo imparentato tramite la moglie con esponenti di vertice dai clan BIANCO e di BIDOGNETTI Francesco, detto “Cicciotto e mezzanotte”, capo della famiglia BIDOGNETTI) i quali rappresentava l’associazione nei rapporti di natura criminale. Pure con i dirigenti e gli associati al gruppo Schiavone e Bianco e le altre famiglie Casalesi

Il gruppo mafioso, dopo la sua costituzione, si è insediato nel Veneto orientale rilevando il controllo del territorio dagli ultimi epigoni locali della “mafia del Brenta” con i quali sono stati comprovati i contatti. Le multiformi strategie criminali erano finalizzate, tra l’altro, ad acquisire, se necessario con minacce e violenza, la gestione o il controllo di attività economiche, soprattutto nell’edilizia e della ristorazione, ma anche ad imporre un aggio ai sodalizi criminali limitrofi dediti al narcotraffico o allo sfruttamento della prostituzione.

Una quota dei profitti dell’attività criminale era destinata a sostenere finanziariamente e sostenere i carcerati di alcune delle storiche famiglie mafiose di Casal di Principe appartenenti al clan dei Casalesi cui l’organizzazione mafiosa di Eraclea era genericamente collegata e della quale costituiva il gruppo criminale referente per il Veneto orientale e, come tale, interlocutore obbligato di tutte le organizzazione territoriali che vi si trovavano ad operare.

ra gli arrestati, il sindaco di Eraclea, Mirco Mestre, per il reato di scambio politico-elettorale riferito all’elezione nel 2016 conseguita per soli 81 voti di scarto sul rivale, grazie agli oltre 100 voti procuratigli dal gruppo mafioso del quale aveva riservatamente sollecitato l’intervento — indicando anche i candidati della propria lista su cui convogliare le preferenze e poi eletti – in carnbio di favori su istanze amministrative presentate da società controllate dagli uomini del sodalizio.

In carcere anche Denis Poles, direttore di un istituto di credito di Jesolo, complice degli esponenti del sodalizio, il quale, come il suo predecessore (indagato a piede libero) consentiva loro di operare su conti societari senza averne titolo, concordando con loro l’interposizione di prestanome, omettendo sistematicamente di effettuare le segnalazioni di operazioni sospette.
Coinvolto anche un appartenente alla Polizia di Stato, Moreno Pasqua: accusato di aver fornito informazioni riservate ai malavitosi, inerenti ad indagini nei loro confronti, trarnite illecito accesso alle banche dati di polizia, nonché di averne garantito protezione e supporto a seguito di controlli subiti da parte di altre forze di polizia.