AVERSA. Il Tar respinge la richiesta di sospendere lo scioglimento. Per il momento, il sindaco De Cristofaro resta a casa

21 Febbraio 2019 - 17:07

AVERSA(g.g.) Il primo round, davanti al Tar della Campania, se lo sono aggiudicati i 13 consiglieri comunali che hanno firmato le dimissioni, per effetto delle quali il prefetto di Caserta ha sciolto il consiglio e fatto decadere il sindaco e l’amministrazione comunale.

Il tribunale amministrativo, infatti, ha respinto l’istanza cautelare, cioè la richiesta di sospensiva immediata degli effetti dell’appena citato provvedimento di scioglimento emesso dalla Prefettura il 15 febbraio. Non sussiste, così è scritto testualmente nel dispositivo, il cui testo integrale pubblichiamo in calce a questo articolo, il requisito della gravità ed urgenza, quel fumus boni iuris, senza il quale l’organo di giurisdizione amministrativo non asseconderà mai una richiesta di sospendere, in attesa del provvedimento di merito, gli effetti di un atto pubblico.

Ciò per un motivo molto semplice, che, in maniera comprensibilmente sbrigativa il Tar mette nero su bianco sulla sua ordinanza. Siccome il giudizio di merito è stato fissato per il prossimo 6 marzo, cioè tra neanche due settimane, non esiste quel danno grave e forse irreparabile collegato al fatto che sia un commissario prefettizio, nella specie Michele Lastella, a guidare la città almeno fino alla data dell’udienza di merito.

La sensazione che si ha è che il Tar veramente non sia entrato nella questione sollevata dai ricorrenti Enrico De

Cristofaro, Francesco Di Palma, Augusto Bisceglia, Daniele Paolo Sbano, Stefano Di Grazia, Rosario Capasso, Isidoro Orabona, Renato Oliva, Danila De Cristofaro, con Alfonso Golia, unico costituito formalmente, rappresentato dall’avvocato Giuseppe Somma, in rappresentanza di tutti e 13 i firmatari delle dimissioni, rappresentati dall’avvocato Vincenzo Pisani.

La delega attribuita al consigliere comunale Paolo Santulli, affinchè fosse lui a presentare alla segreteria generale del comune le 13 firme apposte nello studio del notaio, pare che si trovasse nel corpo del documento principale e non rappresentasse un atto a parte, separato da quello delle firme.

La prefettura di Caserta ha motivato la sua decisione affermando che la manifestazione di volontà nel rassegnare le dimissioni è evidente. Ora bisognerà capire quanto conterà questo cavillo formale. Lo scopriremo il 6 marzo.

 

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