Il pm Giordano: “Fortunato Zagaria pensava di poter controllare Giovanni Zara, ma quando questi si augurò la cattura di Michele Zagaria e Antonio Iovine…”

14 Maggio 2019 - 19:02

CASAPESENNA – Tanti gli argomenti trattati, nella sua lunga requisitoria, dal pubblico ministero della dda Maurizio Giordano, prima di formulare le dure richieste di condanna (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO PRIMO ARTICOLO CHE LE INDICA CON PRECISIONE) nei confronti dell’ex sindaco di Casapesenna, Fortunato Zagaria, del super boss Michele Zagaria , per la nota vicenda delle minacce all’allora fascia tricolore, poi detronizzata dalle dimissioni in massa dei consiglieri comunali, Giovanni Zara ha anche elencato alcuni appalti del Comune andati a ditte del clan, come quello per i lavori e la gestione del cimitero comunale, affidati in project financing a Nicola Fontana, imprenditore ritenuto colluso.

L’ex sindaco Zagaria – ha fatto notare Giordano – ha sempre detto che era l’ufficio tecnico a firmare, eppure per questo appalto ha ammesso di aver ampliato la concessione, dopo l’affidamento dei lavori, da 20 a 25 anni; e’ una cosa vergognosa“. Dal dibattimento e’ emerso anche il tentativo ordinato da Michele Zagaria ai suoi uomini di uccidere Zara; a raccontarlo e’ uno dei killer del boss, Michele Barone, che riferisce del progetto di attentato attraverso un “finto incidente stradale“, con Zara e la moglie pedinati a piu’ riprese.

Alla fine non se ne fece nulla, perche’ Zara era intanto diventato noto e dunque il boss decise che era meglio soprassedere. Determinanti, per questo processo, sono risultate le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che avevano conoscenza diretta del legame tra il boss e l’ex sindaco, come Massimiliano Caterino, Generoso Restina e Michele Barone. Importanti anche le dichiarazioni rese da Nicola Schiavone, figlio del boss Sandokan, qualche mese fa, deponendo al processo: “Noi

del clan restammo un po’ interdetti quando fu eletto sindaco a Casapesenna Giovanni Zara, che era dichiaratamente contro la camorra”.

Per la Dda di Napoli, Fortunato Zagaria, nel 2008, dopo una decade da sindaco, non potendo ricandidarsi vista la norma sui due mandati, decise di indicare Zara, allora giovane avvocato, come suo successore, ritenendo di poterlo controllare e continuare cosi’ a curare gli interessi del capoclan. Quando pero’ Zara fu eletto, inizio’ a sfuggire al controllo del suo predecessore, parlando a piu’ riprese di legalita’. Zara ha denunciato le intimidazioni subite da Fortunato Zagaria, come quella, di cui ha dato conto il pm nella requisitoria, avvenuta il primo ottobre del 2008 allo stadio di Casapesenna, il giorno dopo la nota in cui Zara auspicava la cattura dei boss Zagaria e Iovine.

In quella circostanza Fortunato Zagaria incontro’ Zara e gli disse a brutto muso: “fai la fine di Tonino Cangiano“, ex assessore di Casapesenna gambizzato dalla camorra nel 1988 e morto nel 2009 dopo vent’anni passati sulla sedia a rotelle. L’ex sindaco Zagaria si e’ difeso dicendo che il vero motivo della rottura con Zara furono altri episodi, “frutto di spiegazioni kafkiane” ha detto il pm, tra cui la presunta lite sui vigili urbani, con Zagaria che voleva cacciare il Comandante, beccato a giocare al biliardino, mentre Zara – secondo lo stesso Zagaria – avrebbe voluto difenderlo; “non si puo’ pensare che la rottura si sia consumata per un episodio del genere – ha detto il pm – quando il comune di Casapesenna era fortemente infiltrato, con funzionari e amministratori imparentati con il boss o i suoi fedelissimi“. “Zara – ha poi aggiunto – e’ persona perbene, mai indagata e per il quale non sono mai emerse collusioni, al netto dei tentativi della difesa di screditarlo con il riferimento a parentele con esponenti del clan“.