La Domenica di don Franco: “Dobbiamo riscoprire, come i neocatecumenali, le esigenze e la grandezza della nostra fede”

12 Gennaio 2020 - 09:00

12 gennaio 2020 – BATTESIMO DEL SIGNORE (A)

DAL BATTESIMO DI ACQUA … AL BATTESIMO IN SPIRITO

gruppo biblico ebraico-cristiano השרשים הקדושים

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 Il battesimo: una scelta e …

  1. Se chiedessimo: “Cos’è il battesimo?”, avremmo qualche risposta, perché “battesimo” e “battezzare” sono termini ricorrenti; significano: iniziare, inaugurare; abbiamo così il battesimo dell’aria, di una nave, di un bambino. Battesimo significa inizio. Il sacramento del battesimo ci rende figli di Dio non in senso naturale ma adottivo; l’adozione non è solo esteriore ma interiore, per cui possiamo rivolgerci a Dio e chiamarlo Padre. Questa è la nostra nuova dignità: formiamo la famiglia di Dio. Chi ha adottato un bambino, può meglio comprendere questa verità. Non si tratta di un’adozione a distanza, ma Dio chiama noi, estranei, nella sua casa, e ci dà tutto: nome, cognome, affetto, vita eterna. Questa scena del battesimo è stata scritta per noi, perché almeno una volta all’anno facciamo memoria di questa misteriosa e dimenticata adozione. Purtroppo nessuno di noi ricorda il giorno del suo battesimo. E’ un male! Chi di noi ricorda di essere stato profumato con olio benedetto, di avere ricevuto una veste bianca, di avere promesso di seguire Cristo e di rinunziare al male? Ricordi lontani, e perciò è urgente riflettere su quell’inizio della nostra storia di salvezza: da quel momento siamo entrati nella Chiesa, famiglia di Dio. Il battesimo di acqua, di privilegio, di separazione, lo hanno chiesto altri per noi; ma il battesimo di fuoco, di consacrazione, di testimonianza, dobbiamo chiederlo noi.

… un impegno per sempre

  1. Nati e vissuti in una religiosità senza fede, in una cristianità senza cristianesimo, dobbiamo riscoprire, come i neocatecumenali, le esigenze e la grandezza della nostra fede. “Riconosci, o cristiano, la tua dignità”. E’ difficile, perché viviamo in una religiosità scenografica, folcloristica, postcristiana, ricca di giocattoli religiosi, ma povera di valori autentici. Se pensiamo che la famiglia non è più oggi l’unica agenzia educativa; che i genitori non possono fare scelte definitive per i figli; che molti figli non avranno un’educazione religiosa; che molti genitori chiedono il battesimo per paura o per tradizione o per convenienza (un padrino importante!); se pensiamo che dobbiamo convivere con culture e religioni diverse dalla nostra; se pensiamo che solo il 15% di giovani fa riferimento al Vangelo nella vita; che il 70% rifiuta l’etica della Chiesa; che l’80% si stacca dalla parrocchia dopo la cresima… è a tutti evidente che cristiani non si nasce, ma si diventa!

Come Gesù!

  1. Nella breve storia di Gesù, c’è stato un momento decisivo, il battesimo, che segna un prima ed un poi nella sua vita. Fino a questo momento Gesù era stato uno sconosciuto lavoratore manuale, nel villaggio di Nazaret. Ma arrivò il giorno nel quale Gesù capì che doveva cambiare vita, che aveva una missione da realizzare. Probabilmente sentì parlare di Giovanni Battista, del suo battesimo, delle migliaia di persone che andavano a farsi battezzare nel fiume Giordano. E Gesù capì che per lui in questo consisteva la chiamata.
  2. Cosa era realmente il battesimo di Giovanni? a) Era un atto unico che non si ripeteva. Quindi doveva essere un cambiamento decisivo nella vita, per sempre. b) Non era un rituale di purificazione in più, uno dei tanti tra i molti che avevano gli ebrei. c) Era un bagno di immersione nell’acqua, non per essere puro e pulito, ma per esprimere la “conversione” (metánoia), cioè il cambiamento di mentalità (metá-noús). La grande novità di tutto questo risiedeva nel fatto che fino ad allora solo il sacerdote, nel tempio e mediante un sacro sacrificio, poteva perdonare i peccati (J. S. Keselman). Giovanni modifica tutto il sistema penitenziale di Israele: lo toglie dal tempio, dal culto e dalle mani dei sacerdoti e lo porta nel deserto.

Il battesimo di Agostino

  1. I cristiani sono una razza in estinzione? Qualcuno lo sostiene. Tempo di crisi, ma anche possibilità di scelte radicali per Cristo. Diventa sempre più necessario schierarsi, scegliere, compromettersi. Aut aut! Questo fece Agostino quando decise di ricevere il battesimo dal vescovo di Milano, Ambrogio. Mi piace ricordare quella scelta, come la descrive nel libro IX delle Confessiones. Nella notte pasquale dal 24 al 25 aprile del 387, Agostino fu battezzato insieme al figlio quattordicenne Adeodato. Agostino ha 33 anni! Il battesimo allora veniva a conclusione di una veglia di preghiere, di riti, di canti, che durava sino all’alba. Rivolto all’Occidente, dove la luce tramonta, e perciò simbolo del male, Agostino promette di rinunciare al demonio; poi, rivolto all’Oriente, dove la luce sorge, e perciò simbolo del bene, Agostino promette di seguire Cristo. Poi scende nella vasca battesimale. Intanto gli chiedeva il vescovo Ambrogio: “Credi in Dio? Nel Signore Gesù? Nello Spirito Santo?”. Ed egli accompagnò la triplice risposta “Credo” con una triplice immersione. Uscito dall’acqua, Ambrogio lo rivestì di una veste bianca, gli lavò i piedi, lo segnò con il santo crisma; infine, accompagnò tutti i battezzati nella Basilica maggiore per l’eucaristia. Il ricordo di quella notte non si cancellò più dalla sua anima: “Fummo battezzati e scomparve così ogni nostra preoccupazione riguardante la mia vita passata. Quanto ho pianto di profonda commozione! Mentre le lacrime scorrevano, io sentivo una grande felicità”.

Gesù si è messo in fila!

  1. Il battesimo può avere due significati: uno di segregazione e di privilegio, e quindi di alimento sacro degli istinti di potenza; l’altro di consacrazione e di missione, perché si realizzi la pace e la giustizia. Essere battezzati vuol dire essere mandati; il battesimo è una consacrazione: come Gesù, siamo inviati nel mondo, a denunciare il male, ad annunciare la liberazione. Siamo stati abituati a operare discriminazioni nella vita e nella Chiesa; siamo stati abituati a parlare di lontani e di vicini, di credenti e di non-credenti, di giusti e di peccatori … Queste discriminazioni vanno superate. Dobbiamo ripeterci la verità di Pietro: “Dio non fa preferenze di persone: chi pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a Lui accetto”. Questa apertura non è irenismo superficiale; è un modo profondo di entrare in rapporto con l’altro; le altre distinzioni sono importanti, ma vengono tutte dopo. Gesù si è messo in fila. La scena doveva provocare scandalo ai primi credenti: il Gesù della risurrezione in fila insieme ai peccatori, e nemmeno al primo posto. Siamo disposti a vederlo anche nella gloria della sofferenza della croce (che è sempre grandiosa!), ma uno in fila, all’ultimo posto, o a tavola con i peccatori … tutto questo facciamo fatica a crederlo. Gesù si è messo in fila, non ha avuto nemmeno il primo posto, ma è stato ultimo tra gli ultimi, e per questo Dio lo ha esaltato: “Ecco il mio Figlio prediletto”. Se avremo fatto, oltre alle processioni e alle liturgie, ai canti e alle incensazioni, anche tanti servizi ai fratelli bisognosi, anche noi ascolteremo le parole del Padre: “Ecco il mio figlio prediletto”. Non ci è lecito cantare il nostro bel gregoriano, se non dopo avere lottato contro ogni forma di sofferenza. BUONA VITA!