CAMORRA & MORTADELLA. Il pentito: “Ai CASALESI il business della costruzione, i clan napoletani “si vendettero” tutti i posti di lavoro a 3mila euro”

19 Maggio 2020 - 12:14

AVERSA – La vicenda della costruzione del Lidl di Villaricca (LEGGI QUI UNO DEI NOSTRI ARTICOLI) raccontata nell’ordinanza La Contessa, sarebbe stata supportata dalla testimonianza di Michele Diana, nel corso di un interrogatorio rilasciato al pubblico ministero il 29 gennaio 2016, che pubblichiamo nella sua versione integrale qui in basso.

In un primo momento, Diana aveva intenzione di collaborare con la giustizia, ma poi non ha rinnovato questa sua scelta. Nel corso del suo interrogatorio ha spiegato che nel 2013 aveva accompagnato Nicola Panaro “Camardone” (cugino omonimo del collaboratore di giustizia) da tale “don Salvatore della tenuta della contessa“. Ovviamente il riferimento è a Salvatore Sestile, suocero di Antonio Schiavone, fratello di Francesco Schiavone Sandokan.

Il tema dell’incontro era la realizzazione di un supermercato nella zona di Napoli nord. Evidentemente si riferisce al Lidl di Villaricca; in realtà il nome Lidl non compare in questa parte, Diana parla di Ikea in quel di Villaricca. Il giudice ovviamente e giustamente osserva che quella indicazione è sbagliata, visto che, a Villaricca, Ikea non c’è. Siccome Michele Diana parla di un centro commerciale in questo comune, collegato all’interesse del clan dei casalesi a costruirlo, non può che riferirsi allo stesso centro commerciale indicato da Nicola Panaro “Camardone”, cioè il Lidl.

Il costruttore stava avendo delle difficoltà ad ultimare i lavori perchè gli erano state avanzate delle richieste estorsive da parte del clan di Villaricca e da parte dei Mallardo di Giugliano.

Secondo il racconto di Diana, l’imprenditore aveva dei parenti a Casal di Principe e, trovandosi in difficoltà, aveva chiesto aiuto a “Camardone”, il quale già in altri incontri con “don Salvatore“, aveva riferito che il costruttore apparteneva agli Schiavone. L’accordo tra clan non era stato ancora raggiunto e, quel pomeriggio, Diana e Panaro erano andati anche al cantiere per rassicurare l’imprenditore.

Alla fine, la mediazione ebbe l’esito sperato. Camorra ed imprenditore si accordarono per 80mila euro: 60mila divisi tra i Mallardo e i clan di Villaricca e 20mila euro a Panaro per la risoluzione della vicenda. I lavori dunque ripresero ed erano in via di ultimazione.

Infine, un ultimo particolare. Diana riferisce di aver chiesto al Panaro di poter lavorare in quel supermercato insieme alla moglie. Ma non fu possibile perchè “i lavoranti del centro commerciale erano stati scelti dai gruppi criminali del napoletano a fronte di un pagamento di 3mila euro a persona” e “i posti già se li erano spartiti i clan napoletani.”

Il dettaglio delle dichiarazioni rese da Michele Diana lo potete leggere nello stralcio che pubblichiamo qui in basso.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA