ASI CASERTA. Ora De Luca (alla buon’ora!) si è stufato della Pignetti, di Graziano e compagnia. Con una nota ufficiale ha ripreso il totale controllo dei terreni ex-Impreco

31 Dicembre 2022 - 20:36

La nota è firmata dal numero uno della Direzione Generale per le Risorse Strumentali della giunta regionale, a poche ore dalla pubblicazione della legge finanziaria regionale per il 2023 nel Burc. Il 22 dicembre, quando il consiglio regionale l’aveva già approvata, l’incredibile blitz della Pignetti e del comitato direttivo, con tanto di pubblicazione dell’elenco delle imprese assegnatarie

CASERTA (g.g.) – Leggendo la prosa, in verità piuttosto confusa, della delibera approvata dal comitato direttivo dell’ASI Caserta nella seduta del 22 dicembre scorso, si coglieva chiaramente un atteggiamento del Consorzio intercomunale per le aree industriali della provincia di Caserta di tipo molto padronale nei confronti dei terreni, appartenenti all’area ex Impreco di Gricignano di Aversa, la cui disponibilità l’Asi aveva acquisito grazie a quella sorta di devolution sancita nell’articolo 23 della legge 38, la Finanziaria della regione Campania, approvata il 29 dicembre 2020, come documento di programmazione dell’ente di via Santa Lucia e del Centro Direzionale per l’anno 2021.

Dal momento in cui, nel febbraio dell’anno appena citato, la procedura di passaggio di disponibilità di queste aree dalla regione all’Asi ha avuto inizio, le cose si sono trascinate in maniera apparentemente lenta, stanca.

A voler esprimere una valutazione secca, si potrebbe tranquillamente parlare di inerzia rispetto ad una questione importante.

La regione ha concesso queste aree all’Asi Caserta perché assolvesse ad un obiettivo unico e ben precisato: recuperare, attraverso la vendita dei terreni tramite procedura ad evidenza pubblica, la cifra di 8 milioni e 22.017,40 euro, scucita a suo tempo dalla regione per acquistare quelle aree da mano ai privati, dentro alla complicatissima e – come scritto ieri – famigeratissima procedura di un altro flop annunciato, abortito sin dal prima mese di gravidanza, cioè la nascita di un polo del lusso, in conseguenza di un Contratto di Programma stipulata nel dicembre 2000 ai tempi del secondo Governo guidato da Giuliano Amato.

L’Asi ha fatto poco. E quel poco a vantaggio dei soliti noti, i soliti professionisti esterni che tra febbraio e marzo 2022 ottengono due incarichi, naturalmente finanziati dai cittadini-contribuenti.

Il primo relativo ad una verifica da parte del tecnico della situazione dei lotti dell’ex area Impreco, con la segnalazione dei possibili lavori infrastrutturali da fare; il secondo, invece, relativo ad analizzare l’area come si trova attualmente e come era all’inizio, specificando i costi per migliorie nella zona. Un’operazione di estimo che rasentava la disciplina dell’archeologia, rispetto alla quale la presidenta Asi Raffaela Pignetti si sarebbe sentita molto a proprio, in considerazione degli studi universitari da essa compiuti.

Questa ricostruzione, infatti, riguardava consistenze e sussistenze risalenti letteralmente al secolo scorso, visto e considerato che l’operazione Impreco viene concepita nell’ultimo scorcio degli anni Novanta.

Sappiamo sicuramente che questi incarichi esterni sono costati in quanto fatti con la spesa pubblica, con il danaro delle casse dei cittadini. Non possiamo dire con certezza, invece, che si sia trattato di uno spreco, pur avendone un sospetto. Magari, quando riusciremo ad analizzare una ricognizione del personale impiegato nell’Ufficio Tecnico del Consorzio Asi, potremo eventualmente pronunciarci anche attraverso una considerazione, un giudizio di valore, rispetto ai quali mai ci siamo tirati indietro e che abbiamo sempre erogato, perseguendo il massimo livello possibile della cognizione di causa.

Ad agosto, in piena campagna elettorale per le elezioni politiche, l’Asi improvvisamente innesta le marce alte: la presidente Pignetti riunisce il comitato direttivo più docile e servizievole di tutti i tempi, costituito da persone che portano a casa ogni mese un assegno ragguardevole per fare praticamente nulla, e fa approvare il piano di lottizzazione, gli standards di progetto (attenzione, con redistribuzione, che poteva significare niente, ma anche tanto), il piano delle opere infrastrutturali da realizzarsi all’interno dell’area ex Impreco, effettuate direttamente dall’Asi che decide, autonomamente, la suddivisione di ogni euro incassato dalla vendita dei terreni: 71 centesimi alla Regione Campania, 29 centesimi all’Asi.

La regione fa finta di non vedere, non capire. D’altronde, c’è una campagna elettorale e c’è un partito moribondo, il Partito Democratico che ha bisogno di voti. Una necessità finalizzata solamente a far scattare un benedetto seggio al proporzionale per Stefano Graziano, il vero tutor politico, in questo caso con Giovanni Zannini in subordine, dell’Asi di Caserta.

Un bel po’ di imprenditori si mostrano interessati, un bel po’ di promesse vengono erogate e un bel po’ di imprenditori oggi, in questi giorni, si mostrano letteralmente furiosi dopo aver letto la delibera ASI del 22 dicembre che contiene anche il nome delle imprese che hanno ottenuto provvisoriamente l’assegnazione dei terreni (CLICCA PER LEGGERE LE SOCIETA’).

Il discorso cambia dopo le elezioni politiche.

Il D-Day avviene il 18 ottobre scorso. Da una parte l’Asi Caserta rende visibile e formalmente esecutivo l’avviso pubblico che dà inizio alla fase decisiva della procedura di vendita e assegnazione delle aree ex Impreco, dall’altra parte, lo stesso giorno, la regione Campania dimostra che, tutto sommato, ad agosto aveva lasciato fare, ma non era affatto distratta rispetto alle mosse di Pignetti, Graziano e compagnia.

A strettissimo giro di posta dall’avviso pubblico, la giunta regionale campana delibera un atto di indirizzo all’Asi di Caserta, affinché – così è scritto testualmente nell’atto – il processo di vendita delle aree Impreco avvenga: “senza pregiudizio per l’integrale recupero delle somme spettanti a Regione Campania, al perseguimento delle seguenti finalità di interesse pubblico”.

L’utilizzo dell’aggettivo integrale la dice tutta su come sia stata valutata l’attività dispositiva, padronale, così come l’abbiamo definita all’inizio dell’articolo, tipica anche dell’impronta caratteriale dei titolari della governance consortile. Ma non finisce qui.

Sempre nella delibera del 18 ottobre, la giunta richiede di rispettare la mission decisa nel contratto di programma del 2000. E se proprio non può nascere quel polo del lusso, quantomeno si rispetti “lo sviluppo di comparti omogenei per natura e caratteristiche“.

Ora, se Vincenzo De Luca ha avvertito la necessità di intervenire ipso facto, urgentissimamente, con una delibera di giunta, nello stesso giorno in cui il comitato direttivo ASI CE ufficializzava l’avviso pubblico, vuol dire che agli occhi della regione le modalità con cui al citato avviso pubblico si è arrivati e anche i contenuti dello stesso non quadravano affatto.

Ma siccome la presidenta Pignetti – e figuriamoci – non difetta di autostima anche verso il presidente della regione Campania, che ha permesso a lei e a Graziano di fare il bello e cattivo tempo, ha forzato la mano.

Di fronte, infatti, all’articolo 64, comma 8 della legge Finanziaria relativa all’anno 2023, ha riunito il comitato, assegnando provvisoriamente i terreni lo scorso 22 dicembre.

Ciò è avvenuto, ripetiamo, nel momento in cui la regione, attraverso un emendamento presentato dalla giunta, un emendamento che fa il paio e che è il rovescio della stessa medaglia della delibera di De Luca del 18 ottobre, toglieva ogni potere e ogni disponibilità all’Asi su quei terreni.

Pensate un po’ che la delibera del 22 dicembre, evidentemente con l’avallo politico di Stefano Graziano, è stata approvata nelle more della pubblicazione, in quel giorno non ancora avvenuta, della legge di Bilancio regionale, comparsa sul Burc nella giornata dell’altro ieri, 29 dicembre.

Gli uffici di De Luca hanno incassato il colpo basso, ma hanno saputo aspettare, visto che un minuto dopo la pubblicazione della Finanziaria sul Burc, poco dopo le 21, in un orario che per le televisioni è il prime time, ha prodotto una nota con la quale la direzione per le Risorse Strumentali comunica ufficialmente all’Asi di Caserta che è cessata ogni sua competenza sulla vendita dei terreni dell’area Impreco, visto e considerato che con l’articolo 64 comma 8 della Finanziaria 2023, la regione Campania ha avocato a sé, riportandola dunque nel cono delle competenze esclusive, la procedura di alienazione.

Inoltre, la Direzione regionale chiede al Consorzio, dopo che ogni sua competenza è ritenuta cessata, di trasmettere agli uffici di Napoli tutti gli atti posti in essere sulla vendita, compreso – aggiungiamo noi – l’elenco delle imprese aggiudicatarie dei lotti.

Commenti non ne facciamo. Da anni subiamo attacchi brutali dall’ASI e dalla sua presidenta Pignetti. Ciò accade solo perché, in totale solitudine, abbiamo sempre denunciato il sistema instaurato al suo interno e che De Luca, molto improvvidamente ha avallato, non pensando mai seriamente ad un commissariamento totale, che avrebbe costituito l’unica modalità per riscattare il decoro delle istituzioni coinvolte.