AVERSA ALLE ELEZIONI. Lo scriviamo con franchezza: la partecipazione di Federico Pitocchi, figlio di Gennaro, a Forza Aversa di Augusto Bisceglia (e di Antonio Farinaro) è, secondo noi, un grave errore e vi spieghiamo il perché
6 Settembre 2023 - 17:05
Questa famiglia è stata sempre dentro ai discorsi smozzicati di molti e a quelli coraggiosi, aperti e sinceri di questo giornale. Stavolta ragioniamo anche sul doppio matrimonio di papà con la cognata di Elvira Zagaria, sorella di Michele Zagaria e del figliolo con la nipote diretta di Antonio Iovine, ‘o Ninno. Poi ragioniamo un attimo sulle concessioni ai capannoni di Canciello, per arrivare all’incredibile gara di appalto che ha beneficiato proprio Federico Pitocchi, assegnata dalla Centrale di committenza nolana, con 10 imprese invitate, una sola partecipante e il 3% di ribasso. Beh, se questa è la mentalità e la cultura che Bisceglia e suo zio Antonio Farinaro, persona molto stimata ad Aversa, vogliono inserire nel loro progetto politico, noi purtroppo, per quel che conta, non potremo che essere avversari.
AVERSA (g.g.). Premettiamo che Augusto Bisceglia, figlio di uno storico sindaco della città normanna e, a sua volta, reduce da un’esperienza, vissuta qualche anno fa, da presidente del consiglio comunale, può frequentare e può coinvolgere chi gli pare e piace nelle sue relazioni personali e anche nelle sue iniziative politiche. A noi di CasertaCe non tocca certo il compito di selezionare la classe dirigente della città. Altresì, avvertiamo, però, come un nostro compito, da svolgere con grande senso di responsabilità, quello di informare e, perché no, dall’alto della nostra esperienza, indiscutibile per la quantità di tempo trascorso da quando scriviamo sulla città normanna, sui fatti e sulle cose che la riguardano, di esprimere delle opinioni sugli stessi, provando sempre ad erogare pensieri razionali ed articolati.
Ad esempio, nel momento in cui leggiamo l’elenco di chi partecipa con tanto di adesione ufficiale, al movimento politico Forza Aversa, non possiamo non far coincidere, lungo una linea retta di coerenza, la considerazione su questo fatto, su questa adesione nominativa al movimento Forza Aversa, tutto ciò che abbiamo raccontato negli ultimi anni, ma soprattutto recentemente, sul modo con cui la famiglia Pitocchi, prima di tutto Gennaro, oggi soprattutto suo figlio Federico Pitocchi, hanno svolto e svolgono la propria attività professionale.
Beninteso, noi ci occupiamo della parte, riteniamo decisamente preponderante, in cui queste attività incrociano l’utilizzo del pubblico denaro e incrociano poi le potestà che la politica, attraverso procedure che dovrebbero essere sempre trasparenti, spende, sulla carta, questi soldi in nome e per conto degli interessi dei cittadini.
Se dovessimo raccontare tutto quello che nella vita di Gennaro Pitocchi non ci ha convinti, non basterebbero nemmeno tre volumi o un unico tomo da antica biblioteca benedettina. Prima del famoso incendio “provvidenziale” che incenerì i locali dell’Ufficio tecnico del Comune di Teverola, al tempo governato proprio dal tecnico di San Marcellino, questi aveva seguito e assecondato i primi passi, già decisi, già determinati, già marcati, dell’imprenditore di Frattamaggiore Ferdinando Canciello che, a un certo momento della sua vita, cominciava ad annoiarsi nell’attività di coltivazione degli asparagi e voleva misurarsi con quel cemento, che garantisce valori aggiunti forse inferiori solamente a quelli garantiti dall’antica filiera della cosiddetta via della coca, che partiva dalle piantagioni colombiane, per arrivare alle piazze di spaccio di tutto il mondo, specialmente in quelle degli Stati Uniti e dell’Europa.
Un capannone dietro l’altro, sfruttando una norma del Dpr 380, meglio noto come Testo unico dell’edilizia, che consentiva di costruire immobili industriali su altri capannoni dismessi. Pitocchi e l’amministrazione comunale di Teverola li vedevano, mentre Google maps, Google Heart, la cartografia dell’Aeronautica militare e, conseguentemente, noi di CasertaCe, non li vedevamo. Se su queste cose la magistratura inquirente ha ritenuto di non intervenire, vuol dire che Pitocchi e Canciello avevano ragione, al contrario di noi, di Google maps, di Google Heart e dell’Aeronautica militare.
Ciò, giusto per citare uno delle tante categorie di casi che hanno costruito in noi un’opinione non lusinghiera di questo professionista aversano.
Ultimamente (CLIKKA E LEGGI) ci siamo imbattuti nel figliolo Federico, il quale è diventato il dominus progettuale di un’iniziativa milionaria del comune di San Marcellino, realizzata con il solito bando affidato alle mani e alle procedure sbrigative della Centrale di committenza nolana, governata da un’altra hit di Casertace, cioè dal signor Angelo Gambardella. Quell’appalto è stato aggiudicato con un ribasso del 3 o del 4%, una cosa del genere e con 10 imprese invitate – i dettagli li leggete nel link dell’articolo che qualche riga fa vi abbiamo messo a disposizione – a fronte di un’unica impresa, avete letto bene, di un’unica impresa partecipante.
Veniamo ora ai fatti sentimentali. Ecco qua. E mo’ che c’entrano queste cose? Sono fatti privati, sono fatti loro. E invece c’entrano e c’entrano pure assai. Questo giornale per molti anni si è rifiutato di utilizzare l’argomento, quand’anche questo fosse ben presente in più di un’ordinanza firmata al gip del tribunale di Napoli in conseguenza di richieste di applicazioni di misure cautelari, formulate dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, del matrimonio, celebrato a suo tempo, tra Gennaro Pitocchi e la signora Zagaria, sorella di quel Francesco Zagaria, detto Francuccio la benzina, deceduto da qualche anno, che sposò, a sua volta, Elvira Zagaria, arrestata in passato per azioni connesse al tentativo di riorganizzare le attività del gruppo criminale di famiglia, dopo l’arresto di suo fratello, Michele Zagaria, uno dei quattro capi del clan dei Casalesi.
Ci siamo rifiutati per anni di utilizzare questa vicenda, perché crediamo realmente che le vie del sentimento siano infinite e, dunque, può benissimo capitare che uno si innamori di una persona che non può essere certo colpevolizzata perché nella sua famiglia ci sono stati e ci sono dei criminali, o perché suo fratello, cioè Francuccio la benzina, è stato per anni il ministro dell’economia di Michele Zagaria, il plenipotenziario dei rapporti tra quest’ultimo e la politica che contava, al punto che, come abbiamo raccontato più volte, l’allora direttore generale dell’azienda ospedaliera S. Anna e San Sebastiano, Luigi Annunziata, nominato dalla Regione il giorno di San Silvestro del 2005 in quanto indicato dall’Udeur e specificatamente dall’allora neo presidente della Provincia, Sandro De Franciscis, dal leader di quel partito, Clemente Mastella, con il consenso dell’allora neo consigliere regionale Nicola Ferraro, gli mise addirittura a disposizione, così come raccontato, anche in questo caso, in più di un’ordinanza, un vero e proprio ufficio all’interno dei locali della direzione dell’ospedale civile di Caserta.
Queste cose noi abbiamo cominciato a scriverle da poco tempo, proprio perché siamo liberali e non è affatto detto che il matrimonio tra Gennaro Pitocchi e la signora Zagaria possa aver ricevuto delle influenze negative da quell’humus familiare.
Da quando però abbiamo appurato che Federico Pitocchi, figlio di Gennaro, ha sposato la figliola della sorella di Antonio Iovine, detto ‘o ninno, abbiamo deciso di utilizzare anche questo argomento nei nostri articoli. Non perché la scelta di Federico Pitocchi qualifichi necessariamente, si rappresenti come un’evidenza a priori che qualifica un suo comportamento definendo, in questo modo, anche quello di suo padre, ma perché semplicemente, a questo punto, l’argomento merita ed è giusto, equo che sia trattato giornalisticamente. Perché un indizio è un indizio, due indizi sono quasi una prova. Non di reato compiuto, per carità. Gennaro e Federico Pitocchi non devono certo dar conto a nessuno, men che meno a noi, delle loro scelte sentimentali. Ma questi fatti diventano argomento di riflessione valutativa, nell’ambito del giornalismo, perché avviene una sorta di rovesciamento di quello che potremmo definire l’onere della prova. Se prima, infatti, rispetto al matrimonio di Gennaro Pitocchi con la cognata di Elvira Zagaria, tocca al giornalista, a chi utilizza questo argomento l’onere di dimostrare che una scelta del genere abbia potuto determinare anche forme di inquinamento comportamentale, di condizionamento morale e professionale, il discorso si rovescia nel momento in cui mettiamo insieme i due fatti, i due matrimoni e dunque toccherebbe a Pitocchi senior e Pitocchi junior, entrambi percettori di pubbliche risorse, spiegare come mai il loro cuore finisca per battere sempre per parenti, per diretti congiunti di capi camorra, per persone che non hanno scelto di rompere con le esperienze della propria famiglia prendendo pubblicamente le distanze da tutto ciò che hanno combinato i boss, con persone che non sono andate ad abitare a Luino o a Chiasso, ma che sono rimaste saldamente ancorate alle loro radici territoriali e il più delle volte alle radici dei quartieri, delle singole strade che hanno ospitato in passato, le gesta criminali, nel caso specifico, di Antonio Iovine e di Michele Zagaria. Poi, magari, le loro spiegazioni costituiranno argomenti ineccepibili. E allora, giù applausi da parte nostra. A quel punto nessuno si permetta di dubitare dell’onorabilità di Gennaro e Federico Pitocchi, relazionando la stessa alle loro scelte di cuore. Ma, fino a quando queste spiegazioni non arriveranno non si potrà certo crocifiggere, non si potrà certo tacciare di giustizialismo chi pensa che queste scelte sentimentali siano prima di tutto tali, cioè sentimentali, ma lo siano comunque al culmine di un processo che parte da una comodità, da un agio, da una facilità di relazione dialettica tra i Pitocchi e quel mondo lì.
Riteniamo, anche nell’esposizione di queste argomentazioni, di essere stati cortesi, garantisti e ampiamente disponibili nei confronti di questi due professionisti.
Il combinato disposto o anche indisposto, questioni di punti di vista, tra certe modalità attraverso cui i due Pitocchi svolgono le loro attività professionali di ingegnere e di architetto e queste loro scelte che attengono alla vita privata, ma che in realtà non sono private ,in quanto appartengono a una catena logica, costituita anche da fatti e da circostanze di valenza pubblica di cui, quantomeno, si può discutere, ci inducono ad esprimere delle forti perplessità sull’iniziativa politica messa insieme da Augusto Bisceglia, con i vari Dino Carratù, già assessore della giunta De Cristofaro, con gli ex consiglieri comunali dell’ultima maggioranza di centrodestra che ha governato la città, Daniele Paolo Sbano con Danila De Cristofaro, con l’attuale consigliere comunale dell’opposizione (per la verità un po’ alla camomilla), Francesco Di Palma e con altre persone, quali Angela Barone, Maria D’Amore, Mario Capasso e Gennaro Rennella.
Noi, allegati a questo articolo, avremmo potuto ben pubblicare qualche video, postato dallo stesso Bisceglia o da altri suoi amici, che racconta dell’allegria di un’amicizia intensa che il più volte citato Bisceglia ha con Federico Pitocchi. Ma non lo facciamo. E non lo facciamo semplicemente perché non c’azzecca. In quel caso, ci comporteremmo come chi, avendo un pregiudizio, non ha la pazienza di aspettare di misurarsi con quello che potenzialmente, Forza Aversa andrebbe a sviluppare come soggetto politico di governo della città. Due giovani possono tranquillamente andare in auto insieme e scherzare. Ma il discorso cambia, e cambia radicalmente, quando un nome fa parte dell’elenco ufficiale dei partecipanti ad un movimento politico. In quel caso, la valutazione è d’obbligo.
Beninteso, lo vogliamo ripetere, ognuno può fare le scelte che ritiene più opportune. Bisceglia può iscrivere Federico Pitocchi a Forza Aversa, senza chiedere il permesso a noi. Ma Casertace dirà sempre la sua. La dirà ora e la dirà dopo, soprattutto se il candidato sindaco che poi effettivamente verrà fuori da quest’area politica, sarà Antonio Farinaro, che nel momento in cui accettasse, a scatola chiusa, l’apporto di un movimento quale Forza Aversa, solo perché questo è guidato da suo nipote Augusto Bisceglia, compirebbe un errore enorme, sesquipedale. Compirebbe, sempre a nostro avviso, una sorta di peccato originale che segnerebbe negativamente, fin dall’inizio la sua possibile esperienza da leader pacificatore, ampiamente stimato dalla città. Per conservare questi suoi caratteri, che lo renderebbero con ogni probabilità un candidato sindaco in grado di vincere le elezioni, non è che Farinaro deve costruire chissà quali effetti speciali e quali trovate nuoviste, che hanno sempre lasciato il tempo che hanno trovato, al tempo in cui sono stati utilizzati come strumenti di pura propaganda. Farinaro deve, però, garantire, quantomeno, una media accettabile, nel senso del noto detto latino in medio stat virtus, tenendo fuori persone che, a differenza sua, sono state al centro di tante discussioni, sono state dentro ai coni d’ombra di tante opacità.
Se Farinaro vuole scendere in campo – e a nostro avviso sarebbe un buon candidato – per il centrodestra, deve parlar chiaro al nipote, raccomandandogli prudenza e buon senso nella scelta delle persone che dovranno contribuire allo sforzo elettorale.