AVERSA. Crisi irreversibile nelle carceri. Detenuto devasta la camionetta e poi quasi stacca un dito a morsi ad un poliziotto

4 Aprile 2021 - 10:47

Nella colluttazione, l’uomo ha procurato una frattura…

AVERSA – Non termina la spirale di violenza che da tempo caratterizza le carceri campane. Questa volta è nella Casa di Reclusione di Aversa che è accaduto il grave fatto sul quale riferisce Emilio Fattorello, segretario nazionale campano del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Un detenuto nigeriano, con problemi psichiatrici, appena giunto nel carcere di Aversa si è da subito contraddistinto per le intemperanze: anche durante la traduzione che lo portava ad Aversa ha procurato danni al mezzo di trasporto. Ieri il soggetto, particolarmente agitato, è andato in escandescenza tanto che gli agenti di Polizia Penitenziaria in servizio hanno faticato non poco a contenerlo. Nella colluttazione, il detenuto con un morso ha procurato gravi lesioni ad un poliziotto, procurandogli una seria frattura ad un dito, guaribile in 25 gg. salvo complicazioni come diagnosticato dal Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile cittadino”.

“La questione che solleva dubbi e perplessità”, aggiunge, “è che il soggetto ha grossi problemi psichiatrici, ha scontato la sua pena e al momento si trova in posizione giuridica di Internato sottoposto a misura di sicurezza. La struttura della C. R. di Aversa non è idonea a detenere e contenere tale tipologia di Internato che invece dovrebbe essere ospitato in una adeguata struttura per lo specifico trattamento e/o estradato al suo Paese di Origine. La Casa di Reclusione di Aversa vive tutte le criticità e le emergenze del sistema penitenziario Nazionale, in particolar modo la carenza organica dei diversi Comparti, il sovraffollamento nonché le carenze strutturali di una struttura centenaria, non può essere sottoposta ad ulteriori criticità con l’avventata assegnazione di soggetti problematici”.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, sottolinea che, a seguito della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziaria, moltissime persone con problemi psichiatrici sono ristrette nelle carceri del Paese e spesso proprio loro si rendono protagonisti di gravi eventi critici come quello accaduto ad Aversa: “Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. La polizia penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. L’effetto che produce la presenza di soggetti psichiatrici è causa di una serie di eventi critici che inficiano la sicurezza dell’istituto oltre all’incolumità del poliziotto penitenziarioQueste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava”.

 Per Capece, “da quando sono stati chiusi gli O.P.G. (gli ospedali psichiatrici giudiziari), le carceri si sono riempite di detenuti affetti da gravi problemi psichiatrici. Ormai in ogni carcere decine e decine di detenuti con gravi problemi psichiatrici vengono ospitati normalmente nelle sezioni detentive, e spesso sono ubicati nelle celle con altri detenuti che non hanno le stesse difficoltà. Di conseguenza, i poliziotti penitenziari, oltre a essere costretti a gestire la sicurezza delle carceri in grave carenza di organico, come avviene in Campania, devono affrontare da soli questi squilibrati senza alcuna preparazione e senza alcun aiuto. Non è corretto soltanto ammettere l’esistenza della questione dei detenuti con problemi psichiatrici e poi far solo finta di aver risolto un problema che invece sta esplodendo sempre di più nella sua drammaticità”.

Il Sappe evidenzia infine come questi detenuti sono responsabili di “vero e proprio vandalismo all’interno delle celle, dove vengono disintegrati arredi e sanitari, ponendoli nella condizione pure di armarsi con quanto gli capita per le mani e sfidare i poliziotti di vigilanza. Oramai questi detenuti sono diventati una vera e propria piaga in diversi penitenziari e per la loro gestione sarebbero necessari trattamenti specifici all’interno di comunità terapeutiche. Il carcere non può custodire detenuti di questo tipo, a meno che non vi sia un notevole incremento di organico della polizia penitenziaria e di specialisti di patologie psichiatriche”.