CAMORRA, CEMENTO E MILIONI. Ecco tutte le operazioni di auto riciclaggio dei fratelli Diana e di Esposito di CASAPESENNA

10 Febbraio 2021 - 13:31

Provviste in contanti, frutto di fatturazioni farlocche ch immettevano nel circuito del nero le ingentissime somme incassate grazie ai subappalti. IN CALCE ALL’ARTICOLO LO STRALCIO IN CUI SONO PRESENTI UNA SERIE DI TRASFERIMENTI DI SOMME DI DANARO A PROTAGONISTI E COLLABORATORI

 

CASAPESENNA(g.g.) Esaminiamo stamattina un altro stralcio della recente ordinanza, che ha portato all’arresto di diversi soggetti, componenti di un’organizzazione che tra Casapesenna e la Toscana, aveva messo in opera una collaudata attività di false fatturazioni, a valle di un non ancora ben chiarito, quand’anche inquietante, meccanismo di subappalti, di cui beneficiavano le imprese riferibili ai fratelli Raffaele e Giuseppe Diana e al commercialista-faccendiere Antonio Esposito, che sono poi i tre personaggi centrali dell’indagine svolta dalla Dda di Firenze.

Il tema, tutt’altro che secondario, è quello dell’auto riciclaggio. Per gli appassionati del genere e della materia, pubblichiamo in calce a questo articolo, le pagine interessantissime che descrivono minuziosamente le tesi della Dda toscana, a cui il gip del tribunale di Firenze ha dato riscontro, su come i soldi incassati dalle imprese capofila, quelle più esposte a partire dalla Loreta srl, venivano immesse in un circuito finanziario che, rapidamente, le rendeva invisibili e allo stesso tempo pronte ad essere riciclate in vario modo.

Servivano per pagare in contanti i soci-operai delle cooperative. Per pagarli bene, visto e considerato che Giuseppe Diana chiede ad un certo Bruno di spostarsi a Milano per compiere dei lavori che saranno remunerati con una cifra di 100 euro al giorno, naturalmente in nero.

Ma l’autoriciclaggio definisce anche altri canali di collegamento tra il bianco o presunto tale che è quello incassato dalle imprese principali attraverso i citati subappalti, che a nostro avviso, “bianchi” sono solo sulla carta e che, pure a nostro avviso, non sono stati indagati sufficientemente, coinvolgendo brand fondamentali dell’economia nazionale e toscana, partendo da RFI, società dello stato che svolge i lavori sulla rete ferroviaria nazionale, e da Toscana Energia, e il nero che diventa tale nel momento in cui vengono emesse fatture per prestazioni inesistenti, come ad esempio, quella che Enrico Laudante, uno degli indagati, chiede ed ottiene, per un valore di circa 10mila euro, da Nicola Madonna.

Gli inquirenti sono riusciti a stabilire che quei 10mila euro (nello stralcio dell’ordinanza è presente l’elenco di molte operazioni datate 2018) sono stati poi consegnati ad Esposito e ai due Diana. Abbiamo citato questa operazione come esempio di una miriade di altre false transazioni simili che creano provviste in nero, cioè auto riciclaggio, per pagare gli operai ma anche per ristorare collaboratori non assunti, gente di famiglia che conta nel meccanismo criminale messo a punto dall’organizzazione, a partire da Luigi Diana, nipote dell’omonimo Luigi Diana o diavolo, pluriregiudicato e uomo di spicco del gruppo Zagaria, e imparentato direttamente anche con i citati Raffaele e Giuseppe Diana.

Un altro che riveveva somme significative in nero era Stefano Cicala, nipote diretto di Antonio Esposito, in quanto figlia della sorella di questi, Marianna, che a sua volta veniva utilizzata come prestanome in società importanti, a partire proprio dalla Loreta srl.

Nello stralcio si capisce che si tratta di operazioni recentissime, perchè a un certo punto, tra Michele Conte ed Enrico Laudante si instaura una discussione in cui si prende atto che i soldi sono diminuiti. Ed è chiaro che ci si riferisce alla crisi causata dal covid. E d’altronde sono indicate anche le date di alcune di queste conversazioni, addirittura risalenti ad un recentissimo ottobre 2020.

Il 3%, anche se questo valore non è specificato meglio, è la percentuale che finiva nelle tasche degli esattori, dei prelevatori al bancomat. Perchè tutta questa provvista di soldi in contanti, frutto di false fatturazioni che andavano a riciclare, con l’obiettivo di auto riciclarle, e le soomme incassate con i subappalti, potevano funzionare solo se c’era le disponibilità di una pletora di soggetti che in maniera organzizata, “saccheggiavano” i bancomat e i bancoposta.

Il resto lo potete leggere, ancor più dettagliatamente, nello stralcio qui sotto.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA