CAMORRA & POLITICA. Ecco perché è illogico e inspiegabile il motivo per cui, dopo la vicenda Ferrara-Vitale e clan dei Casalesi di Sparanise, una commissione d’accesso non sia nominata anche per CONSORZIO IDRICO

9 Marzo 2023 - 13:57

Ad occhio e croce, saranno almeno tre gli articoli da noi dedicati ai contenuti, molto interessanti, dell’interdittiva antimafia che ha colpito la società F.V. SRL, che per anni ha messo insieme gli interessi dell’ormai ex vice sindaco di Sparanise e consigliere del CdA del ITL e quelli della famiglia di Pasquale e Albino Vitale, largamente relazionabili al clan Papa e dunque anche al clan dei Casalesi. Nel primo esaminiamo alcuni elementi che ci inducono poi a porre domande che ovviamente rimarranno senza risposte si motivi per cui non si sia ancora insediata una commissione di accesso negli uffici del Consorzio Idrico

CASERTA (gianluigi guarino) – L’enorme mole di lavoro a cui dobbiamo attendere in misura direttamente proporzionale all’enorme mole di malaffare che, in generale, connota la maggior parte delle relazioni socio economiche di questa provincia e in particolare quelle tra mondo dell’impresa, spesso colluso con la camorra del clan dei Casalesi, dei Belforte, eccetera, ci ha consentito solo oggi di iniziare la trattazione riguardante le interessantissime ragioni esposte dalla Prefettura di Caserta a motivazione del provvedimento di interdittiva antimafia applicato alla F.V. srl di Sparanise.

Meglio tardi che mai. Abbiamo indugiato anche per costruirci un intervallo temporale di circa una settimana in cui andremo ad approfondire questi contenuti, unificati dal provvedimento preso ai danni della F.V. srl, ma connotati da situazioni che, al cospetto del giornalista, meritano trattazioni distinte, autonome una dall’altra per quanto riguarda le materie specifiche prima che queste convergano verso le figure nodali della vicenda, che sono fondamentalmente quattro: l’imprenditore

Albino Vitale, originario di Villa di Briano; il conclamato boss Giuseppe Papa, anche lui originario di Villa di Briano e storico capozona del clan dei Casalesi in quel di Sparanise; Pasquale Vitale, figlio di Albino Vitale; e ultimo, ma probabilmente primo per peso specifico nella relazione tra la politica e gli interessi della camorra, Vitaliano Ferrara, ex vicesindaco di Sparanise e oggetto assieme all’intera amministrazione e al consiglio comunale di un altro provvedimento amministrativo, ovvero il ben noto decreto di scioglimento legato alle ugualmente ben note infiltrazioni camorristiche all’interno delle stanze municipali, in un contesto ampiamente inquinato, di cui l’intrico tra Ferrara e la famiglia Vitale è una componente importante, ma non l’unica. Così come abbiamo scritto tempo fa, commentando le prima pagine del citato decreto di scioglimento firmato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Quote che, aggiunte al 10% di cui era già titolare, da quel giorno hanno condensato nelle mani del vicesindaco l’intero pacchetto, espressione della formale proprietà.

Quindi, in questo articolo cureremo – anche per evitare di essere troppo lunghi – solo uno dei contenuti dell’interdittiva antimafia: il giorno 20 aprile 2022 (concentratevi su questa data), Vitaliano Ferrara acquisisce da Pasquale Vitale, figlio di Albino, il 90% delle quote della F.V.srl.

Manco a dirlo, il 20 aprile è una data che coincide con i giorni in cui la Prefettura di Caserta rende nota la nomina della commissione di accesso, chiamata ad indagare sull’esistenza, al tempo solo potenziale, di eventuali infiltrazioni malavitose nella macchina amministrativa del comune di Sparanise.

L’ECCENTRICA DIFESA DI VITALIANO FERRARA

Questo passaggio di quote, nell’ambito dell’istruttoria relativa al provvedimento interdittivo, viene considerata da chi si difende, cioè dai rappresentanti di F.V. srl, un fatto meramente economico, aziendale, una dinamica che nulla c’entrerebbe con i meccanismi di relazione tra Vitaliano Ferrara e la famiglia Vitale.

Sempre nella memoria difensiva presentata da F.V., viene anche confutata la posizione espressa da chi, in nome e per conto della prefettura, ha indagato in quel periodo. La società dice, in sostanza, che il prezzo pagato da Vitaliano Ferrara per acquistare il 90% delle quote è stato congruo, contrariamente a ciò che afferma la prefettura e il Gruppo Interforze, i quali sostengono che il prezzo, questo corrispettivo sia stato comunque irrisorio, sicuramente non congruo rispetto al valore delle quote.

Singolare, eccentrica, sempre restando alle dichiarazioni difensive, l’affermazione sulla topografia residenziale di Pasquale Vitale. Questi non c’entrerebbe nulla con Sparanise e il nucleo familiare, in quanto residente altrove.

Leggendo tale affermazione, uno è portato a credere che Vitale junior viva in un’altra provincia, un’altra regione o comunque in un centro distante dal quello Caleno. No, Pasquale Vitale abita a Vitulazio, che da Sparanise disterà 2/3 km. E francamente, utilizzare questo argomento difensivo appare molto di più di un semplice arrampicarsi sugli specchi, anche perché la stessa prefettura, nella sua interdittiva, spiega che Pasquale Vitale e suo padre Albino in realtà abiterebbero insieme.

Per la prefettura, dunque, diventa un gioco da ragazzi respingere queste argomentazioni difensive. Ed è un gioco da ragazzi anche per noi che, rispetto a ciò che la Prefettura sancisce, qualcosa in più possiamo aggiungere.

LA STORIA DELLA F.V. SRL PARLA DA SE’ SUL MENAGE FERRARA-VITALE

Partiamo dalla denominazione societaria: F.V. srl.

Si tratta solo di una coincidenza che questa sia costituita dalle iniziali del nome e del cognome di Vitaliano Ferrara, imprenditore con il pallino della politica?

Riteniamo di poterceli anche risparmiare i sei euro per scaricare una visura camerale storica, visto e considerato che l’acclarata condizione di socio di minoranza del 10% ricoperta da Ferrara rispetto al 90% della famiglia Vitale, unita all’identità della denominazione sociale, danno ad intendere che questi, cioè il Ferrara, sia legato intimamente alla storia della società, rendendo quasi certa (il quasi perché vogliamo risparmiare i 6 euro per la visura) l’esistenza di una fase, di un periodo in cui la F.V. srl era, direttamente o indirettamente, sotto il controllo di Vitaliano Ferrara, prima che fosse lui, o chi per lui, a cedere il 90% delle quote ai Vitale.

Insomma, è chiaro che c’è qualcosa o più di qualcosa che vanno al di là rispetto alla relazione meramente aritmetica di questo 90/10 tra Ferrara e i Vitale.

E la maniera grossolana, fracassona, impacciata con cui questi ricedono il loro 90% a Vitaliano Ferrara nel momento in cui giunge notizia dell’avvento della commissione d’accesso, si configura come una prova materiale, anzi, come un riscontro materiale nella formazione di consolidamento della prova, e non come una semplice deduzione logica.

Dunque, secondo la Prefettura di Caserta e il Gruppo interforze in essa insediato, esistono cointeressenze tra Vitaliano Ferrara e la famiglia Vitale“.

Se questo stato delle cose non incide, per il momento, dentro ad eventuali indagini penali, qualora queste siano state attivate, com’è del tutto probabile, se è vero come è vero che nel 2013 è stata archiviata la posizione di Albino Vitale, indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli per presunti rapporti con il clan dei Casalesi attraverso il boss Giuseppe Papa, suo compaesano di Villa di Briano e che aveva condiviso lo stesso destino di migrante, trasferitosi dal comune dell’agro Aversano, geograficamente attaccato a Casal Di Principe, alla fertile e accogliente area di Sparanise, dove entrambi si sono insediati (dettaglio, questo, rilevante per quello che andremo ad illustrare nel prossimo articolo dedicato all’interdittiva), è ugualmente, forse, ancor più vero che gli stessi siano fatti sintomatici e rilevanti ai fini della prevenzione antimafia realizzata attraverso l’interdittiva, che è (lo ricordiamo ai pochi che non lo sapessero) un atto amministrativo, che nulla ha a che fare con l’esercizio dell’azione penale.

A dirla tutta, però, chiosiamo noi, abbiamo letto in passato tante interdittive antimafia notificate per fatti molto più lievi di quelli contestati a Ferrara che, a questo punto, incontreranno difficoltà in sede di impugnazione presso la giurisdizione amministrativa, così come già appare dalle prime decisioni assunte in proposito dal Tar della Campania.

COMMISSIONE DI ACCESSO AL COMUNE E PERCHE’ NON AL CONSORZIO IDRICO?

Dunque, Vitaliano Ferrara ha delle cointeressenze con la famiglia Vitale, collegata a Papa e al clan dei Casalesi.

Questo è vero, oppure non lo è? Non possiamo rispondere noi a questa domanda, mentre possiamo dire che secondo l’autorevolissimo Gruppo interforze, formato da ufficiali dei carabinieri e della guardia di finanza e poi da dirigenti della polizia di Stato, tali connessioni sono tanto evidenti da giustificare un provvedimento interdittivo poi effettivamente assunto dalla prefettura.

Ma Vitaliano Ferrara non era stato solo il vice sindaco o sindaco di fatto di Sparanise. Ferrara, per volontà fermissima – e questa è storia incontestabile – del consigliere regionale Giovanni Zannini, punta avanzata del presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, a suo tempo è stato inserito nel consiglio di amministrazione del Consorzio Idrico di Terra di Lavoro.

Oltre ad aver incassato per anni un ragguardevole assegno mensile per la posizione ricoperta, Ferrara ha assunto la delega ai Lavori Pubblici che, in un ente come il CITL, rappresentano una cosa arci-seria, in grado di muovere risorse per milioni e milioni di euro.

Il carattere biologico e personale di Vitaliano Ferrara, la potente copertura di Giovanni Zannini, che a Ferrara è legato, per una serie di motivi, ancor di più di quanto non lo sia al presidente del CITL, Pasquale Di Biasio, rende sicura la circostanza che questa delega ai lavori pubblici non abbia rappresentato un titolo onorifico. D’altronde, il giorno dopo la notifica dell’interdittiva antimafia, Ferrara ha realizzato la stessa azione, insignificante da un punto di vista giuridico, fatta il 10 dicembre 2021, il giorno in cui subì una pesante perquisizione, per ordine della Dda, da parte degli uomini della Squadra Mobile di Caserta, il sindaco di Sparanise, Salvatore Martiello. Come questo fece quel 10 dicembre, infatti, anche Ferrara si è auto sospeso dalla carica di componente del CdA del CITL, all’indomani della notifica dell’interdittiva antimafia alla F.V. srl.

Autosospeso non significa nulla, lo ripetiamo. Si tratta, infatti, di una modalità meramente informale, visto che la carica ricoperta resta per legge attiva a tutti gli effetti. E la decisione di non recarsi nella sede e di non partecipare alle riunioni attiene alla sfera degli atti di volontà personali, che non toccano assolutamente il paradigma giuridico formale di una carica che decade solo e solamente nel momento in cui uno si dimette. Tutto il resto è fumo e, concedetecelo, una presa in giro attraverso un esercizio di furbizia e di furberia.

Ultimamente abbiamo perso un po’ il filo degli eventi e non sappiamo se Ferrara poi si sia effettivamente dimesso dal CdA di un CITL che, tra l’altro, intende in modo a dir poco avventuroso e, a nostro avviso (come abbiamo scritto in diversi articoli dedicati alla questione), in maniera chiaramente illegittima se non illegale, trasformarsi in società per azioni.

Tutto sommato, però, non è fondamentale stabilire se Ferrara si sia dimesso o meno. Ed è per questo che non ci affanniamo per appurarlo.

Se, infatti, Vitaliano Ferrara ha avuto il ruolo che ha avuto nel comune di Sparanise e, in quanto cointeressante con la famiglia Vitale e indirettamente con il clan dei Casalesi, ha co-determinato le condizioni per lo scioglimento dell’amministrazione cittadina, provvedimento a cui si affianca quello, da noi in parte illustrato stamattina, dell’interdittiva antimafia nei confronti di F.V. srl; ora, noi e tutti quelli a cui preme la ragione della legalità, come possiamo mai stabilire se, nel suo status di consigliere di amministrazione con delega ai Lavori Pubblici del CITL, il Ferrara non abbia mai agito, mosso o anche semplicemente condizionato dalla cointeressenze con il mondo criminale, se ciò non è accertato da un’attività formale di ispezione amministrativa, qual è senz’altro una commissione di accesso?

No, non lo potremo mai stabilire. E ritornando ad una locuzione che ci è cara, se è vero che l’innesco della procedura di accertamento al comune di Sparanise si è basata su fatti molto concreti, soprattutto su quello della società F.V.srl e sui rapporti conclamati tra Ferrara e i Vitale, è anche vero che, nel caso del CITL, ciò che è stato sancito per Sparanise e la società F.V., rende superflua l’esistenza di un’altra, distinta base costitutiva di fatti obiettivi, precisi, come sono indubbiamente quelli scritti nella visura storica di F.V. srl e nella marchiana operazione di cessione quote del 20 aprile 2022.

Se, potenzialmente, Ferrara ha potuto promuovere o è stato condizionato da questi rapporti nella sua funzione di consigliere e vice sindaco di Sparanise, ci spiegate perché, poi, queste stesse relazioni non abbiano, a priori, rappresentato invece un potenziale connotato di infiltrazione anche al CITL, in cui Ferrara ha ricoperto (o ricopre ancora) la posizione più importante, ovvero quella di delegato ai Lavori Pubblici?

La burocrazia e il burocratismo non sono solo condizioni fattuali, ma sono anche e soprattutto una mentalità, un modo di essere che rendono rigide, illogiche, incoerenti molte delle scelte e delle procedure attuate ed attivate dalla pubblica amministrazione italiana.

Sull’argomento finale di questo articolo ci piacerebbe dialogare con il prefetto Giuseppe Castaldo.

Seh, seh, campa cavallo.