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CASAL DI PRINCIPE capitale anche delle imprese edili senza macchia? Beh, fino ad un certo punto. Il riciclaggio e l’auto-riciclaggio di Apicella e la sua band sono da mal di testa e dicono il contrario

22 Maggio 2022 - 13:26

Affrontiamo oggi i capi che vanno dal 35 al 39. Finanche noi saremo costretti nei prossimi giorni a rivedere tutto l’elenco per recuperare quelle aziende sfuggiteci, perchè veramente ne erano coinvolte a centinaia tra fatture, flussi di danaro, cambio assegni. Una vera e propria holding del malaffare criminale

 

 

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Nelle discussioni informali con gli addetti ai lavori, cioè con rappresentanti delle forze dell’ordine, attivi ed esperti nelle inchieste contro la criminalità organizzata oppure con gli avvocati, che lavorano nei procedimenti collegati alle ordinanze e alle conseguenze giudiziarie di queste ultime, spesso e volentieri si dice en passant che la zona di Casal di Principe, dunque comprendente anche San Cipriano d’Aversa, Casapesenna, Villa di Briano, Frignano e poi in misura leggermente minore, anche nelle altre aree dell’agro aversano, insiste, forse a livello nazionale, la maggiore densità di imprese di costruzioni impegnate nel settore dell’edilizia.

Le persone perbene di Casal di Principe, San Cipriano, Casapesenna, e sono tante, invitano anche a riflettere sulla tradizione di laboriosità degli operatori, spesso provenienti da famiglie che per generazioni hanno fatto questo, senza necessariamente ritenere che questo incredibile numero di partite IVA aperte, sia legato, direttamente o indirettamente, a fenomeni criminali.

C’è chi racconta la scena che si ripete all’alba di ogni giorno, dal lunedì al venerdì, da 50 a 60 anni a questa parte, del vero esercito di furgoni, furgoncini, mezzi di supporto di cantieri edilizi, che si muove da Casal di Principe e dagli altri comuni del suo circondario.

Qualcosa di vero c’è, ma indubbiamente, nel momento in cui si legge un’ordinanza come quella che coinvolge da un lato in un contesto criminale molto importante, ancora più inquietante che associa l’attivitá del clan dei Casalesi a quella di grandi aziende di stato con la figura di Nicola Schiavone senior in primissimo piano, dall’altro lato, la struttura, sicuramente meno ambiziosa, ma saldamente poggiata nei metodi classici della gestione economica dei proventi dell’attività criminale, capitanata da Dante Apicella, dicevamo, leggendo questa ordinanza, è chiaro che le ragioni della laboriosità casalese, della cultura del lavoro edilizio, segna il passo e viene praticamente travolto dal numero impressionante di società coinvolte, la maggior parte delle quali è impegnata nei cantieri solo relativamente svolgendo al contrario la funzione di “impresa di appoggio” la cui funzione strategica è quella di accogliere flussi di danaro, di emettere fatture per larga parte farlocche e di partecipare al grande tourbillon del cambio assegni.

Pensate un pò che, dopo stamattina, avremo affrontato 38 dei 42 capi di imputazione provvisori. C’eravamo organizzati per collocare in un elenco ordinato il nome di tutte le imprese, ma a un certo punto non siamo riusciti più a stare appresso a questa nostra intenzione, perchè veramente c’è da uscire pazzi per quante ne siano.

Certo, i capi di imputazione presentano, spesso, gli stessi nomi, ma quando domani, lunedì, avremo completato la loro analisi, dovremo sicuramente dedicare un round preparatorio a rimettere in ordine un elenco che sicuramente contiene diverse decine di aziende, di partite IVA, tutte incentrate tra Casal di Principe, San Cipriano, solo con qualche eccezione per quella dei D’Abrosca di Grazzanise e per un paio di ragioni sociali, che, come vedremo, hanno sede a Santa Maria Capua Vetere e a Capua.

Manco a dirlo, oggi iniziamo proprio con l’accusa, provvisoriamente contestata, Tommaso Mangiacapra, indagato in diversi capi, ma per quanto riguarda il numero 34, solo (si fa per dire) per il reato di riciclaggio ai sensi dell’articolo 648 bis, ovviamente zavorrato dall’aggravante camorristica del fu articolo 7, oggi 416 bis comma 1.

Mangiacapra che, secondo la Dda, è uomo a disposizione di Dante Apicella, dirige il traffico degli assegni utilizzando ben 6 imprese a lui formalmente riconducibili, ma che in realtà sono pedine nelle mani del clan dei casalesi e di Dante Apicella: Edilizia Point, Edilizia Meridionale srl, La Meridione srl, Edilizia Meridionale sas, RTM srl ed Emme Group srl.

I magistrati della Dda e i detectives della Dia hanno incrociato, evidentemente un numero impressionante di transazioni finanziarie. Forse addirittura centinaia e centinaia di assegni cambiati grazie alla disponibilità di un altro gruppo di imprese organizzato, cin questo caso già utilizzate in altre circostanze di cui abbiamo scritto, illustrando i capi di imputazione provvisori precedenti. Si tratta della FRAMA srl, di Gruppo A2 srl, di Gruppo Petrillo srl e della Impredil delle famiglie Massaro e Petrillo, della DIGECO srl e della DISA srl della famiglia Diana, della DAGI Costruzioni srl, della PRG Costruzioni sas, della Antonio & Antonio Costruzioni srl della famiglia Palmese, della Italiana Pietre e della Campania Pietre di Luigi Belardo, della Edil Kronoss e della FBT di Giuseppe Fusco.

Come avranno potuto notare quelli che hanno seguito e letto tutti i nostri focus, il ruolo di Mangiacapra, in questo caso, è rovesciato, visto che l’abbiamo trovato precedentemente dalla parte di quelli che gli assegni li incassavano e li traducevano in somma di danaro.

Andiamo appresso. Il blocco dei capi che vanno dal 35 al 39 riproducono sempre lo stesso schema, ma sono importanti perchè riguardano le attività di oggi, quelle interrotte probabilmente lo scorso 3 maggio, cioè alla data dell’esecuzione delle misure cautelari.

Il blocco delle contestazioni è quello consueto: l’intestazione fittizia ai sensi del 512 bis, impiego di danaro, beni o utilità provenienti da attività illecite, ai sensi dell’articolo 648 ter, auto-riciclaggio in applicazione dell’articolo 648 ter, comma 1. Il tutto ovviamente aggravato del 416 bis, comma 1, già articolo 7 del decreto legge 158/91.

I protagonisti sono Dante Apicella, i fratelli Vincenzo e Pietro Apicella, Francesco Salzillo e, nel capo 35, Leonardo Letizia. Questo tipo di attività è ancora più diretta rispetto a quella realizzata con le società di fatto messe in piedi con un Giuseppe Fusco, con i D’Abrosca, con Belardo eccetera.

Qui c’è la famiglia Apicella che svolge funzioni operative: Dante Apicella è il supervisore, il fratello Vincenzo è addetto alla logistica, alla cura dei mezzi e, quando serve, al rapporto con la Pubblica Amministrazione. Pietro Apicella e Francesco Salzillo sono impegnati nella fase esecutiva, quella più esposta e, in prima battuta, sono curatori dei rapporti con politici e funzionari pubblici.

L’intestazione fittizia riguarda la funzione di amministratore, attribuita a Leonardo Letizia, quando in realtà i tre Apicella e Francesco Salzillo hanno il controllo operativo della Punto srl con sede a Santa Maria Capua Vetere e la Arca Anita con sede a San Cipriano d’Aversa.

In poche parole le dinamiche, pur diverse da quelle dei soci di fatto, sviluppano comunque un’intestazione fittizia, anche in considerazione del fatto che gli Apicella conquistano gradualmente il controllo totale delle operazioni e dunque utilizzando in questa fase attrezzature, sedi e conti (478 ter); tutti questi atti operativi vengono, infine, realizzati con l’impiego di proventi frutto di attività criminali e dunque della commissione de reato-base principale dell’associazione a delinquere di stampo mafioso (416 bis) e della stessa intestazione fittizia, che di per sè produce vantaggi economici reimpiegati, dunque auto-riciclati in questa azienda.

Da 36 a 39 cambiano solo i nomi dell’azienda controllata e dell’amministratore fittizia: Luca Fontana per la LUDO Appalti srl con sede a Capua, Fabio Salzillo con la COGESTAR srl con sede a Casal di Principe, e Bernardo Apicella, figlio di Vincenzo, dunque, nipote di Dante, amministratore della GIOIA Costruzioni srl con sede a Castel Volturno.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA