CASERTA. Altri 5 mila euro soffiati da Carlo Marino ai cittadini per pagarsi un ricorso al Tar che riguarda i fatti suoi e di Franco Biondi

17 Giugno 2022 - 16:58

Ritornando sulla notizia di 24 ore fa, possiamo dire che è totalmente irrilevante ciò che deciderà il Tar sulla revoca del finanziamento per il biodigestore. E allora a cosa serve questo ricorso? Beh, il rischio di danno erariale c’è e in qualche modo il sindaco e il dirigente stanno cercando un modo per salvarsi

CASERTA – Sono passate circa 24 ore dall’articolo che abbiamo pubblicato relativo al ricorso al TAR presentato dal comune di Caserta per bloccare la revoca del finanziamento da 2 milioni e 650 mila euro, legati alla costruzione del biodigestore in contrada Ponteselice.

Nel pezzo di ieri ponevamo qualche dubbio sulla necessità, sul criterio logico che aveva portato l’ente capoluogo ad affidare un incarico da oltre 5 mila euro al socio storico dello studio legale di Carlo Marino avvocato Francesco Maria Caianiello, affinché provi a portare dinanzi al Tribunale amministrativo della Campania le motivazioni per cui una revoca inevitabile, quella del finanziamento appena detto, era in realtà una scelta presa in maniera errata dalla regione.

Tra le opzioni che avevamo messo in campo, quella che poteva sembrare più plausibile era legata alla circostanza che tale ricorso fosse una specie di tentativo di mettere in piedi delle condizioni affinché possa

sgonfiarsi l’accusa di danno erariale, che quasi sicuramente colpirà il sindaco Marino, il responsabile unico del procedimento Franco Biondi e quello prima di lui, Marcello Iovino, dopo la miriade di esposti che stanno arrivando alla sezione regionale della corte dei Conti.

A 24 ore da ieri, riteniamo questa teoria la più plausibile, la più vicina alla realtà.

La revoca del finanziamento decisa dalla regione Campania è infatti legata alla patente incapacità dell’amministrazione comunale di Caserta di rispondere a ben 61 osservazioni sul progetto che erano inviate da palazzo Santa Lucia. A Caserta, in pratica, sul biodigestore non hanno saputo fare il proprio lavoro.

Infatti, la regione non ha reso impossibile la possibilità di costruire l’impianto, bensì ha annullato la linea di credito inizialmente prestabilita, a causa del mancato rispetto della tempistica e dei requisiti tecnici, “colpa” di cui l’ente capoluogo si è reso responsabile.

Ma mettiamo il caso che il Tar della Campania dia ragione al comune di Caserta. In che modo le 61 osservazioni, cioè tutti quei controlli, tutte quelle gli aggiustamenti che dovevano essere messi in atto e non sono stati messi in atto, vengano operati nel giro di pochi mesi e contestualmente, entro la fine dell’anno, termine perentorio previsto dalla Regione, si inizi anche a costruire lo stesso impianto dei rifiuti?

Stiamo parlando di qualcosa di impossibile: non ci sono né tempi, né le modalità. Marino e Biondi non riuscirebbero a ricevere l’okay al piano, all’assoggettabilità del progetto alla VIA, cioè alla valutazione di impatto ambientale che la stessa regione opera. Senza considerare che anche la Soprintendenza, con notevole e clamoroso ritardo, ha dato il suo parere negativo alla costruzione dell’impianto a Ponteselice.

Alla fine di questa analisi, quindi, l’unico motivo plausibile dietro al ricorso al TAR presentato dal Rup Franco Biondi è proprio quello di precostituirsi, creare le condizioni affinché si possa provare come gli amministratori, Marino, Biondi, Iovino, e forse anche i progettisti, si sono comportati nella maniera più corretta possibile, nel modo più intransigente nel portare avanti il progetto dell’impianto da 40 mila tonnellate di rifiuti umidi. E che, quindi, non possono essere ritenuti responsabili di danno erariale.

Sarà un’impresa, però, dimostrare questa tesi. Scriviamo ciò perché il finanziamento è stato revocato proprio per delle carenze progettuali e per manifeste incapacità dimostrate dal comune di Caserta nell’iter del progetto.

E allora, quando la procura incardinata nella sezione campana della corte dei Conti chiederà controdeduzioni, cercherà di capire dai soggetti coinvolti nella questione biodigestore se il loro comportamento sia stato irreprensibile, questo ricorso al Tar avverso alla revoca del finanziamento diventerà loro pezza d’appoggio. E se così sarà, ci troveremo dinanzi ad una spesa per le casse pubbliche, l’ennesima, cinicamente sfruttata per evitare che coloro i quali da sei anni dominano il capoluogo possano pagare di tasca propria i 2 milioni e passa di finanziamento, denaro dei cittadini finiti in fumo in questi anni.