CASERTA. BIODIGESTORE. Il piano è bocciato, ma Biondi e Marino vogliono i soldi per l’impianto. E portano la regione in tribunale

16 Giugno 2022 - 10:37

CASERTA (l.v.r.) – La notizie sicuramente c’è. Quello che si dovrà capire, invece, nelle prossime ore, sono le motivazioni che hanno portato alla decisione presa dal comune di Caserta, attraverso una richiesta presentata dal dirigente Franco Biondi, di costituirsi in giudizio dinanzi al tribunale amministrativo contro il decreto dirigenziale del 20 aprile con cui la giunta regionale della Campania revoca il precedente atto del dicembre 2017 che ammetteva in maniera provvisoria ad un primo finanziamento da oltre 2 milioni di euro, cioè l’acconto iniziale sui complessivi 27 milioni necessari, per il progetto dell’impianto di rifiuti da costruire nella contrada Ponteselice.

La revoca, già commentata in diversi articoli da CasertaCE, è in buona sostanza legata l’impossibilità del comune di raggiungere l’obiettivo della costruzione entro il 31 dicembre 2022.

Abbiamo spiegato altre volte come questa situazione, questa revoca, era ormai chiara sia per il dirigente che si sta occupando del progetto, cioè Biondi, sia per il sindaco Carlo Marino, che tanto ci tiene a questo impianto da 40 mila tonnellate di rifiuti umidi l’anno, nonostante durante la campagna elettorale non fosse più così sicuro dell’ubicazione di Ponteselice, mentendo di fatto, visto che il biodigestore solo per pochi mesi del 2020 è stato ritenuto trasferibile a Cava Mastellone

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Quando l’avvocato di Puccianiello parlava nei vari comizi e ai giornali, durante il periodo pre-elezioni, raccontava che l’area sarebbe stata diversa e quindi non a due passi dal rione Acquaviva, ma nei giorni prima del ballottaggio alle Comunali, il comune di Caserta confermava alla regione la decisione che la terra natìa dell’impianto dei rifiuti sarebbe stato Ponteselice. Digressione storica necessaria.

In queste ore arriva la notizia del ricorso presentato dall’ente di palazzo Castropignano contro la revoca.

Partendo del presupposto che il biodigestore non è ormai sepolto definitivamente, in considerazione del fatto che potrebbe essere rifinanziato nei prossimi anni, non riusciamo a capire, almeno per ora, il perché si sia scelto di provare a ribaltare una decisione della giunta regionale della Campania la quale, a nostro avviso, non ha potuto far altro che revocare il finanziamento multimilionario per l’impianto, in considerazione del fatto che tutto ciò che è stato richiesto, tutte le correzioni necessarie al progetto non sono state rispettate dal comune di Caserta.

Che sia un tentativo legato al rischio di danno erariale relativo ai 2 milioni di euro spesi e imputabile a chi ha lavorato su questo progetto, cioè il dirigente incaricato Biondi e la guida politica della città, il sindaco Marino? Non possiamo ancora saperlo.

Quello che possiamo dirvi è che per un finanziamento ormai revocato, morto (il finanziamento, non il progetto dell’impianto), il comune di Caserta ha speso altri 5 mila e 290 euro tramite l’incarico di presentarsi in nome e per conto dell’ente capoluogo dinanzi al Tar affidato all’ex socio di studio e amico di lunga data di Marino, l’avvocato Francesco Maria Caianiello.

Ci sarebbe anche da dire che la scelta di chiamare nel comune che amministri quello che era il tuo socio in affari resterà sempre un’operazione non condivisibile dal punto di visto dell’opportunità politica e della correttezza rispetto ad altri avvocati che non hanno lavorato con te, il sindaco eletto. Ma parlare di opportunità politica, morale e correttezza a Caserta ci sembra un’operazione simile a quella operata da chi loda la bontà della bistecca fiorentina in un ristorante vegetariano.