Che geni i commissari: hanno assunto il padre del vicesindaco di Pasquale Di Biasio che dovrebbe recuperare 750mila euro di crediti del Consorzio Idrico

20 Marzo 2024 - 19:20

L’anti trust(ola), avendo capito solo l’1% del verminaio di questo consorzio, ha deciso di ricorrere al Tar contro la trasformazione-truffa in Itl spa. Figuriamoci se sapesse il 20% delle porcherie consumate all’interno di un ente che non ha eguali sulla faccia della terra. Oggi raccontiamo il curioso caso del Comune di Sparanise.

SPARANISE (g.g.) Fino a quando interagiremo, parlando del Consorzio Idrico Terra di Lavoro e della sua ultra illegale trasformazione in Idrico Terra di lavoro spa, quelli dell’Autority garante della concorrenza e del mercato dovranno sopportare ciò che per loro può essere uno spirito di patata, ma che qui da noi rappresenta una definizione assolutamente doverosa. Tutti lo chiamano, per semplicità, anti trust. Noi, per quanto riguarda la sua attività, messa in opera sul Consorzio Idrico e sulla sua trasformazione in spa, lo chiameremo ora e per sempre anti trastola, perché, quello del Consorzio Idrico, la sua gestione pluriennale e la sua turpe trasformazione è un trastolone da competizione, un imbroglio e quelli che lo hanno realizzato sono degli imbroglioni. Sarebbe comodo dirlo oggi, con la copertura di quel po’ po’ di pronunciamento ufficiale, di decreto che l’autority ha prodotto, motivando il suo ricorso al Tar contro la trasformazione; sarebbe comodo dirlo dopo che a questo pronunciamento noi abbiamo dedicato forse l’articolo più lungo mai scritto nella storia di CasertaCE, suddiviso in 8 paragrafi in cui, riga per riga, abbiamo riportato tutte le censure che questa autority, cioè l’anti-trastola che dipende direttamente dal governo e dal Parlamento ha esposto riducendo letteralmente a una mappina da piedi sia l’atto della trasformazione, sia la Regione Campania, che con la sua Eic, super Ato delle risorse idriche, ha permesso, per effetto dell’intervento del signor De Luca e del signor Zannini, l’abominio di cui scriviamo.

Sarebbe stato comodo, ma a noi, nonostante i capelli bianchi, non fa difetto il coraggio spesso imprudente e, dunque, il fatto che questi siano degli imbroglioni lo abbiamo scritto in tempi non sospetti, anni prima del pronunciamento dell’Autority e di quel nostro articolo che i cultori della materi potranno leggere, CLIKKANDO QUI.

Avevamo promesso di raccontare altre storie sugli imbrogli e gli imbroglioni, altre storie di questa mega truffa consentita dal signor De Luca il quale, addirittura, ha fatto approvare una legge, qualche anno fa, che ha ridotto della metà il debito che il Consorzio Idrico aveva nei confronti di Acqua Campania, antenata di Eic, pari – così abbiamo letto dalle diffide cha alcuni Comuni hanno mandato – a 140 milioni di euro. La Regione, con una supercazzola mastodontica sul rientro attraverso non meglio precisate capitalizzazioni degli asset patrimoniali – insomma una cosa messa lì per coglionare la Corte dei conti – , ha stralciato il 50% di questi debiti e ha fatto un piano di rientro, riteniamo di circa 60 milioni di euro, con il Consorzio di cui sono perse totalmente le tracce.

Consorzio e Itl: debiti, debiti e ancora debiti. Il caso Sparanise.

Ma veniamo al caso di oggi, che magari favoriremo ai componenti dell’antitrast(ola). Un caso riguardante il Comune di Sparanise: Una tra le tante nefandezze, frutto del rapporto malato tra la politica e gli enti locali di tipo elettivo o strumentale, una ci ha sempre colpito, pur avendola trattata in rare occasioni: il Consorzio Idrico è stato esattore diretto per l’erogazione dei servizi idrici nei comuni che sciaguratamente sono rimasti al suo interno. Poi c’era un’altra tassa, ossia quella relativa allo sversamento delle acque reflue, in cui il Consorzio svolgeva, e riteniamo svolga ancora, la funzione di esattore per i Comuni. Nel senso che tu paghi al Consorzio e questo, trattenendosi una minima somma per i diritti di incasso e per i costi legati all’organizzazione della riscossione, rimette, entro e non oltre 15 giorni, così è scritto nelle convenzioni tra Comuni e Consorzio, la restante parte dell’incassato, decisamente prevalente rispetto alla prima.

In realtà, la cosa andrebbe presentata precisamente così: c’è un esattore, cioè la Publiservizi che, privatamente, si è aggiudicata l’attività di riscossione dei tributi del Consorzio; poi c’è un altro esattore che raccoglie i soldi della Publiservizi, già ripuliti dei costi, ed entro 15 giorni deve rimetterli ai Comuni.

L’allora sindaco di Sparanise, Salvatore Martiello, nel 2017 era molto interessato a conoscere il credito che il suo Comune vantava nei confronti del Consorzio. Campa cavallo, se c’è un luogo remoto, agli antipodi del mondo, una riedizione dell’Isola di Robinson Crusoe, un’isola in cui si vive allo stato brado, neanche lì queste cose avvengono.

I Comuni non hanno un estratto conto, né lo chiedono, perché tanto chi se ne fotte; i soldi di Pantalone non sono soldi miei, i soldi dei contribuenti e dei cittadini non sono soldi miei: io faccio il sindaco, l’assessore, il consigliere e mi occupo dei cazzi miei. Il buon Martiello ha dovuto brigare un po’ in giro, battendo i pugni e scrivendo lettere ufficiali anche all’esattore privato, chiamandolo formalmente in causa.

E lì, finalmente, una schifezza di Pec ce l’hanno fatta, dopo 3 anni, cioè nel 2020. Una comunicazione che ha permesso a Martiello di sapere, finalmente, che nell’anno 2017 quegli imbroglioni del Consorzio Idrico avrebbero dovuto corrispondere per canoni relativi alle acque reflue non scaricati, la somma di 631mila euro. A colpi di diffide, messe in mora, denunce e via dicendo, Martiello ha vinto la sua battaglia. Ma, mente nelle casse del Comune di Sparanise entravano 631mila euro, erano trascorsi altri anni in cui il Consorzio aveva incassato dai cittadini sparanisani i soldi delle acque reflue e non si era degnato di dire “ok, ti dò il pregresso ed ogni mese ti mando la sommetta che ti tocca”.

Togli un debito e ne fai un altro.

E così arriva l’anno 2022 e Martiello, il quale, per intanto, si era premunito ed era in grado di stabilire l’incedere del suo credito nei confronti del Consorzio, sapeva che dal 2018 al 2022 erano maturati altri 750mila euro. Questa somma è stata regolarmente iscritta in bilancio tra i residui attivi. E qui ci sarebbe da ridere sul concetto di inesigibilità dei crediti vantati nei confronti di un ente malandrino, ma lasciamo perdere, altrimenti sprechiamo tempo e allunghiamo troppo l’articolo. Il conto viene fatto andando a utilizzare le somme storicamente incassate dal Consorzio, sulla base del precedente report, ossia quello che si andava a chiudere al 31 dicembre 2017. Le cose a Sparanise sono andate poi, così come sono andate. Verrebbe da dire, anche a Martiello: ma scusi, ci spiega che cavolo lo tenevate a fare il vostro vicesindaco Vitaliano Ferrara nel cda del Consorzo idrico?

Allora questo qui faceva il vicesindaco a Sparanise e, con rispetto parlando, fotteva gli sparanisani. E’ vero che non poteva firmare una diffida a se stesso, ma aveva il dovere di attivarsi per il pagamento del dovuto.

L’attuale commissione straordinaria si è insediata il 16 dicembre del 2022. Ha approvato il consuntivo di quell’anno e dunque ha potuto lavorare agevolmente su una diffida che il Comune di Sparanise aveva inviato al Consorzio per ricevere il giusto dovuto, di 750mila euro.

Ovviamente, la somma è stata iscritta nel consuntivo 2022, lasciata in eredità alla commissione. Nel bilancio preventivo 2023 pure ci sta e immaginiamo che già c’è tra i residui attivi del titolo terzo del bilancio consuntivo 2023.

Quei gran geni dei commissari di governo mettono il topo a far guardia al formaggio.

Ma chi è il motore operativo, tecnico-amministrativo che dovrebbe occuparsi di questo giusto ed equo recupero? Si chiama Paolo D’Amaro, di professione fa l’architetto ed è da qualche tempo il responsabile dell’Ufficio tecnico di Sparanise, nominato dai commissari ai sensi dell’art. 110 del Tuel che, cari lettori, non ci rompete le scatole, ma l’abbiamo illustrato almeno 500 volte e non abbiamo intenzione di farlo più.

D’Amaro essendo il dirigente di fatto dei lavori pubblici, è anche il responsabile del servizio idrico integrato, cioè acqua dei rubinetti e scarichi di acque reflue da avviare a depurazione. Si tratta, udite udite, anzi, leggete leggete, del papà di Giuseppe D’Amaro, 28 anni, vice sindaco di Carinola, dove hanno fatto un’operazione di straordinaria mortificazione del ruolo che un giovane o dei giovani preparati possono avere nelle attività di governo, trasformandoli in una sorta di teste di legno: hanno messo a fare il sindaco Giuseppina Di Biasio e a fare il vice sindaco il 28enne Giuseppe D’Amaro.

Ebbene, anzi “emmale” non esiste Comune più di quello di Carinola in cui i giovani, ossia le seconde o terze generazioni dei politici locali, contino meno, di fronte al marpionismo di chi muove i fili del potere. A Carinola comandano due persone: uno si chiama Pasquale Di Biasio e l’altro si chiama Giovanni Zannini. Il primo è stato il presidente del Consorzio Idrico Terra di Lavoro ed è il presidente di Idrico Terra di Lavoro spa.

Adesso, se gli stravaganti commissari straordinari di Sparanise, che una ne pensano e cento ne fanno, ci dicono come hanno potuto dare un incarico fiduciario di dirigente al papà del vice sindaco di Carinola, del Comune governato da Pasquale Di Biasio e da Giovanni Zannini i quali, pedissequamente, specularmente, hanno governato e governano il Consorzio Idrico e Idrico Terra di Lavoro spa, renderebbero felice la nostra serata.

E qui chiudiamo con la solita frase presa a piè pari dal film “Quo vado” di Checco Zalone: ma siamo sicuri che questi tre sono del mestiere?