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LA DOMENICA DI DON GALEONE. Dipende dalla mia accettazione o dal mio rifiuto la salvezza che Gesù mi offre

20 Agosto 2022 - 09:47

21 agosto 2022 ✣ XXI Domenica tempo ordinario (C)

 C’è posto per tutti… ma affrettarsi!

Prima lettura: Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutti i popoli (Is 66, 18). Seconda lettura: Il Signore corregge chi ama (Eb 12, 5). Terza lettura: Sono pochi o molti quelli che si salvano? (Lc 13, 22).

La domenica “della porta stretta”   La domanda sul numero degli eletti ha tormentato tutte le generazioni. Nel vedere questa moltitudine di uomini e donne, viene spontaneo chiedersi quanti sono quelli che desiderano salvarsi, quanti sono quelli che meritano la vita eterna. Bisogna essere ottimisti! La carità non è una pia cecità ma una superiore lucidità; è vedere il prossimo come è realmente, abitato da Dio, nonostante il peccato, tentato da Dio che cerca di farsi sempre più strada nell’uomo. Quanta gente non è in grazia, ma è minacciata dalla grazia, percorsa da questo paziente, immenso amore di Dio. P. Claudel bene ha scritto: “Nel più freddo avaro, nel cuore della prostituta, nel più disonesto ubriaco c’è un’anima immortale, santamente occupata a respirare e che, esclusa di giorno, pratica l’adorazione notturna”. Nessuno può giudicare definitivamente un uomo, nessuno sa quello che esiste nell’uomo, se non Colui che crea e ama l’uomo. In ogni uomo, perciò, esiste sempre più futuro che passato. Saranno pochi gli eletti? I giansenisti credevano che Dio avesse predestinato all’inferno la maggior parte degli uomini (massa

damnationis!). Esistono persone spregevoli che godono di essere salvate solo se gli altri sono perduti.

Prima lettura (Is 66, 18)   Noi stiamo bene con chi è come noi; gli stranieri ci fanno paura perché escono dai nostri schemi. In Africa, quando si vedono insieme un nero e un bianco, si è soliti dire: ecco là un uomo e un bianco. Uno è sicuramente un uomo perché conosce e rispetta le tradizioni, l’altro… è un bianco! Anche gli israeliti erano convinti di essere gli unici «uomini» e avevano stabilito leggi severe per impedire i rapporti, le amicizie, i matrimoni con stranieri (Dt 7,1-8). Gli avvenimenti della storia si sono incaricati di sgretolare progressivamente questi preconcetti. Durante l’esilio a Babilonia gli israeliti sono stati costretti ad ammettere che, se erano stati così duramente castigati da Dio, vuol dire che non erano poi tanto giusti. In esilio con sorpresa hanno notato che molti non-ebrei erano gente buona, generosa, ospitale; conducevano una vita familiare come la loro, insomma… c’erano fra i pagani persone migliori degli stessi israeliti. E in questo periodo matura la convinzione che il Signore non sia solo il Dio d’Israele, ma di tutti i popoli e che egli ami tutti, senza distinzioni di razza o tribù (Is 25,6). La lettura di oggi inizia con queste parole di Dio: “Io radunerò le nazioni di tutte le lingue” (v.18). Poi annuncia qualcosa di inaudito: Dio sceglierà gli stranieri, li preferirà agli stessi israeliti, e li invierà come missionari, per portare la sua salvezza alle genti (v.19). Infine – ecco la promessa più scandalosa! – anche fra i pagani il Signore si sceglierà sacerdoti e leviti (v.21).

Dal Vangelo (Lc 13, 22)   Nel Vangelo di Matteo troviamo spesso sulla bocca di Gesù parole dure nei confronti dei malvagi: parla di fuoco della Geenna, minaccia di separare le pecore dai capri e, per ben sei volte, minaccia i peccatori di pianto e stridore di denti. Luca presenta un Gesù più comprensivo… tranne che nel brano di oggi dove, stranamente, compaiono minacce e condanne. C’è una porta che viene chiusa e chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori! I ritardatari sono respinti in malo modo: “È troppo tardi! – grida il padrone – Via di qui! Lontano da me! Non vi conosco!”. Il Gesù inflessibile di questa parabola non sembra più lo stesso che suggeriva di invitare al banchetto “poveri, storpi, zoppi e ciechi” (Lc 14,13). Non assomiglia al medico venuto per curare i malati, né al pastore che si intenerisce di fronte alla pecorella smarrita, né all’amico che si alza di notte a dare il pane. Che cosa ha spinto Luca a inserire nel Vangelo queste parole così dure? Nelle sue comunità si sono infiltrati la presunzione di essere a posto con Dio, la convinzione che bastino i buoni propositi e che la salvezza possa essere ottenuta a buon mercato. Luca si sente in dovere di smentire il falso ottimismo che si è diffuso. Dobbiamo tenere presente questo fatto, altrimenti possiamo travisarne il senso e considerarle informazioni su ciò che accadrà alla fine del mondo.

“Sono pochi quelli che si salvano?”   A questa domanda i rabbini davano risposte diverse. L’opi- nione più diffusa era: “Molti sono creati, pochi però saranno salvati!”. Gesù non prende posizione sull’argomento: se risponde sì, crea false sicurezze; se risponde no, provoca scoraggiamento. Non entra in speculazioni sulla fine del mondo e sulla salvezza eterna, gli preme chiarire come si entra nel regno di Dio. Gesù non risponde, perché la semplice curiosità non merita nessuna risposta, ma ci invita a scegliere il bene con perseveranza. Da una parte afferma l’amore universale di Dio e la sua volontà di salvezza. E d’altra parte ci mette in guardia: “Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti!”. Come conciliare queste affermazioni? La risposta è nella nostra libertà.

 “Sforzatevi di entrare per la porta stretta!” (Lc 13, 24)   Non importa sapere quanti si salvano, ma come ci si salva. Gesù è una persona leale, non ci attira con gli specchietti né con la demagogia: “La porta è stretta”. Dopo avere ricordato quest’esigente verità, Cristo sviluppa una conseguenza: se la porta della salvezza è stretta, allora tutte le strade larghe non portano a Dio. Neppure quelle che portano in chiesa, per ricevere i sacramenti, perché siamo salvati dall’amore reale e non dalle belle parole: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza, e tu hai insegnato nelle nostre piazze… Via da me, operatori di iniquità!” (Lc 13, 26). Mangiare e bere il corpo e il sangue del Signore ogni domenica, ascoltare la sua parola, moltiplicare le preghiere è importante ma non è ancora decisivo. Alla liturgia va unita la vita, la preghiera deve fiorire in carità. La strada di Dio è aperta a tutti, nessuno è escluso, nessuno è privilegiato. Per questo la Bibbia ci presenta santi “pagani” come Enoc, Noè, Giobbe… Noi possiamo anche distinguerci e distinguere (frontiere, bandiere, religioni, libri sacri, luoghi di culto, teologie, codici canonici, tradizioni, lingue, simboli, liturgie, preghiere, …); è anche un bene, perché questa diversità è sinonimo di ricchezza. Ogni spirito loda il Signore come sa! Le diversità diventano un pericolo per l’uomo e un’offesa per Dio quando subentra l’arroganza, l’intolleranza, la presunzione.

Gli eletti, i salvati, sono gente invisibile. Mai come oggi è ignoto chi siano gli eletti. Il nostro oriente e il nostro occidente non sono più una dimensione geografica ma spirituale. Noi, cristiani per nascita, per anagrafe, per abitudine, presumiamo di avere un posto nel cielo, e intanto l’esercito degli sconosciuti ci precede. Per comprendere meglio la lezione, Gesù racconta una parabola (vv. 25-30). Un signore offre gratuitamente un banchetto al quale chiunque può prendere parte, ma attenzione: a un certo punto la porta viene sbarrata. La scena ora si sdoppia:

 ◇Abbiamo un primo gruppo di persone che, rimaste fuori, pretendono di entrare: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze” (v. 26). Chi sono costoro? Hanno conosciuto bene Gesù, lo hanno ascoltato, con lui hanno mangiato il pane. Non sono dunque dei pagani, sono membri della comunità cristiana. Sono coloro che hanno il loro nome scritto nei registri dei battesimi, che hanno letto il Vangelo e hanno partecipato al banchetto eucaristico. Ritengono di avere le carte in regola per entrare alla festa, vengono invece allontanati perché non basta ‘conoscere’ la verità, occorre ‘fare’ la verità. Luca chiude la parabola con il detto significativo: “Ecco ci sono ultimi che saranno primi e ci sono primi che saranno ultimi!” (v. 30). Alla fine, quindi, tutti verranno accolti, anche se – purtroppo per loro – gli ultimi avranno perso l’opportunità di godere dall’inizio delle gioie del banchetto del regno di Dio.

Veniamo ora al secondo gruppo, quello composto da chi è dentro. Seduti a mensa ci sono i patriarchi: Abramo, Isacco, Giacobbe, poi tutti i profeti, infine una moltitudine immensa, venuta da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno. Non si dice che tutti costoro hanno conosciuto Gesù, forse molti non sanno nemmeno che è esistito. Ciò che è sicuro è che, se sono riusciti a entrare, significa che sono passati per la porta stretta (vv. 28-30). Buona Vita!