CLAN DEI CASALESI E APPALTI NELLE FERROVIE. I due nomi principali sono quelli di Nicola, padrino di battesimo di Nicola junior, figlio di Sandokan, e Vincenzo Schiavone. Hanno controllato manager e “ingoiato” decine di appalti. L’OMBRA DELLA MASSONERIA

3 Maggio 2022 - 10:43

Si tratta di un’indagine che, scrivendo meno di quello che avevano a disposizione, seguiamo sin dall’autunno del 2018. Per cui, avremo tutto il tempo per approfondire gli elementi più importanti. Per ora diamo le informazioni live 

 

CASAL DI PRINCIPE – Il 3 aprile 2019, CasertaCe scriveva dell’iscrizione nel registro degli indagati di Nicola e Vincenzo Schiavone, zii di Nicola Schiavone cioè del figlio di Francesco Schiavone Sandokan di cui i due sono cugini.

Si narra di una battuta, formulata a suo tempo, da Giuseppina Nappa, di professione insegnante, ma soprattutto moglie del citato Francesco Schiavone saldokan, capo dei capi del clan dei casalesi: “Mio marito ci ha messo il lievito e loro ora si siedono a tavola a mangiare la torta”.

Si riferiva proprio a Nicola e Vincenzo Schiavone la signora Nappa. Partendo da Casal di Principe, dove tornavano sempre più sporadicamente, ma comunque tornavano, i due si erano fatti una posizione nella capitale, entrando, a quanto pare, anche attraverso solide relazioni nella Massoneria, nelle stanze che contano.

E le stanze che contano, per uno Schiavone nato, cresciuto e pasciuto a Casal di Principe e appartenente a quella famiglia, significa le stanze dove si erogano appalti pubblici per centinaia e centinaia di milioni di euro. Nicola e Vincenzo Schiavone erano indagati dai primi mesi del 2019. E lo sapevano, visto e considerato che i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Caserta, avevano perquisito una mattina le loro case di Caal di Principe e presumibilmente anche le loro dimore romane.

Per anni avevano avuto il via libera assoluto negli uffici romani di Trenitalia e di RFI, che di Trenitalia, definizione che ha sostituito le antiche ferrovie dello stato, ne rappresenta il braccio operativo per tutto che ha a che fare con i lavori, con la costruzione di infrastrutture, di reti, a partire dai tanti cantieri, che hanno elargito veramente soldi a palate, aperti per la messa in opera dell’Alta Velocità.

Non abbiamo ancora i dati ufficiali dei nomi, ma riteniamo che Nicola e Vincenzo Schiavone, non possano non essere tra quelli che stamattina sono stati arrestati. Non sappiamo invece cosa sia successo a Massimo Iorani, il manager, anzi ex manager di Trenitalia ed ex dirigente del Dac, direzione acquisti di Rfi, a cui i due Schiavone regalarono un dorato soggiorno in uno degli alberghi più lussuosi e in vista di Positano.

Si tratta di un’indagine che abbiamo seguito con discrezione e che abbiamo rispettato fino in fondo. Sapete bene come la pensiamo in proposito: le ragioni delle legalità, della lotta alla criminalità sono per noi l’unico fatto che prevale rispetto al diritto di cronaca e alla legittima ambizione di un giornale di sviluppare e pubblicare notizie in esclusiva.

Di questa storia sapevamo molto di più, ma proprio molto di quello che abbiamo scritto e non è detto che una porzione, un’aliquota di queste conoscenze che vanno al di là sopravviva anche dopo l’ordinanza di oggi che forse avrebbe potuto puntare anche più in alto.

Ma questa è un’altra storia che poi evenutalmente andremo ad affrontare.

I due imprenditori Nicola e Vincenzo Schiavone non sono personaggi sconosciuti alle cronache. Il primo fu, infatti, imputato nel maxi processo Spartacus, a conclusione del quale guadagnò un’assoluzione, a differenza di Vincenzo che fu invece condannato, ma evidentemente non ad una pena importante, se è vero com’è vero che è tornato in pista e vi è tornato alla grande.

Nicola Schiavone è stato il padrino di battesimo del suo omonimo e nipote Nicola Schiavone, oggi collaboratore di giustizia e che forse qualcosa avrà pure detto sugli zii, anche in considerazione del fatto che da loro due, la sua famiglia, così come si evince chiaramente dalla battuta sarcastica di Giuseppina Nappa, si è sentita abbandonata.

E’ Nicola Schiavone senior, cioè l’imprenditore arrestato oggi, il fulcro dell’attività imprenditoriale. Le aziende coinvolte in questa indagine appartengono alla sua galassia e sono controllate con il metodo tipico e collaudatissimo di tutte le mafie, clan dei casalesi in testa: prestanomi, teste di legno che poi stanno lì ad assistere ad attività che il più delle volte non sono attive, ma consistono in operazioni commerciali fasulle, giri di fatture dietro alle quali si nascondono grandi operaizoni di ricilaggio e ripulitura del danaro sporco.

Un altro dirigente di Rfi di cui già si parlò già a partire dal nostro articolo del 3 aprile 2019 fu Paolo Grassi, anch’egli divenuto, secondo le indagini della Dia e dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Caserta, un intimissimo di Nicola e Vincenzo Schiavone.

Stesso discorso per Giuseppe Russo, anche lui dirigente di Rfi nella sede del Dipartimento Trasporti di Napoli. In prima battuta, cioè tre anni fa, nel 2019, solo un’impresa in cui il nome di Nicola Schiavone senior compariva direttamente, risultava indagata: una società di consulenza con sede nell’elegante Piazza dei Martiri, a Napoli.

Gli appalti che i pm Antimafia hanno passato al setaccio, e sui quali le ditte di Schiavone avrebbero messo le mani corrompendo i funzionari, sono stati indetti in diverse località d’Italia. Tra questi figurano anche quelli per i lavori alle stazioni di Contursi (Salerno) e Avezzano (L’Aquila).