Consorzio Idrico. Con 120 milioni di euro di debiti, stamattina Pd e Grimaldi si sono spartiti le poltrone. Ecco i nomi anche dei revisori

20 Aprile 2018 - 13:15

Ma la partita vera, la grande abbuffata la vogliono fare conquistando la gestione di tutta la rete idrica dell’ato Caserta

CASERTA – [g.g.] Senza vergogna e grazie anche al discutibilissimo atteggiamento del prefetto di Caserta che di fronte alla gravissima denuncia fatta dal presidente dei revisori dei conti ha spedito la patata bollente in mano al governatore della Regione, oggi, la politica casertana si è mostrata per quello che è: poltrone, affari e potere.

Fatto il consiglio di amministrazione del consorzio idrico, confermato il presidente Di Biasio, che dunque continuerà a prendere 5 mila euro al mese netti, che sono il giusto compenso per chi non pubblica da anni un solo atto amministrativo, un solo avviso pubblico, un solo affidamento di servizi, quando tutti sanno che nel consorzio idrico, subissato dai debiti, sono stati dati incarichi e lavori per milioni e milioni di euro.

I consiglieri, frutto del patto tra Pd e Massimo Grimaldi, saranno quelli già annunciati, e cioè il vicepresidente Raffaele Palmieri, espressione personale del consigliere regionale di Carinola, il marcianisano Crispino, una co-produzione tra i consiglieri comunali Valentino e Galantuomo, Iovinella di Sant’Arpino e Ferraro di Sparanise.

Ma è sui revisori dei conti che c’è stata un pò di baruffa. Almeno in apparenza perchè il rappresentante di Marcianise si è alzato e a quanto pare non ha nemmeno votato. Ciò perchè, al sindaco Velardi, sarebbe stato promesso un posto nella triade del presunto organo di controllo, ma alla fine non gli è stato dato.

I posti sono andati, uno a Stefano Graziano che ha piazzato Domenico D’Agostino di Carinaro, il secondo Carlo Benincasa di Portico, in quota Oliviero e Agostino Napolitano, detto Gerardo, in quota Zannini, di Mondragone.

Questi gli assetti. I debiti li conosciamo, le irregolarità che rasentano l’illegalità non ne parliamo. Ora cominciamo a vedere qual sia il disegno, in una proiezione di medio termine. La struttura della gestione delle risorse idriche della Campania dipende dall’ente idrico campano, dal quale sono gemmati 6 ato, tra cui c’è anche quello di Caserta, presieduto dal sindaco di Santa Maria Capua Vetere Antonio Mirra.

Ognuno di questi ato dovrà affidare la gestione della rete idrica, compresa la sua manutenzione, ad un altro soggetto. Ovviamente il consorzio idrico si proporrà. La gara ultra milionaria non verrà fatta dall’ato di Caserta, ma dalla Regione Campania. Vedrete che il bando sarà calibrato su misura.

Domanda al dirigente del settore ambiente di Palazzo Santa Lucia, Michele Palmieri: ma un consorzio idrico che ha 100 milioni di euro di debiti con Acqua Campania, cioè con la Regione, che ha chiuso l’anno 2017 con un passivo di bilancio di 13 milioni di euro, che non ha mai pubblicato su un albo pretorio visibile ai cittadini on line un solo atto amministrativo degli ultimi anni, che viene accusato con ricostruzioni circostanziate di gravissime irregolarità dal suo presidente dei revisori dei conti, può diventare il dominus delle acque casertane, dato che a quel punto il consorzio idrico decuplicherebbe il suo peso, visto e considerato che le proprie competenze non rimarrebbero ristrette ai comuni consorziati, ma riguarderebbero tutti e 104 i comuni della provincia?