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Ecco la holding del lord della camorra Nicola Schiavone sr: imprenditori, nomi di imprese e, sullo sfondo, gli appalti vinti al Comune di SAN NICOLA

7 Maggio 2022 - 15:30

 

CASAL DI PRINCIPE (G.G.) – Mentre sono 15 le persone indagate per la partecipazione diretta al clan dei Casalesi, da Nicola Schivone Senior a Dante Apicella, da Puocci a uno qualsiasi della Diana dinasty, con tutti gli altri che potete leggere in elenco completo CLICCANDO QUI, mentre l’addebito pure questo, come il primo, regolato dal 416 bis, di concorso esterno all’attività criminale del clan dei Casalesi, è contestato ad 11 indagati.

Nicola Schiavone senior e company sono finiti tutti in carcere.

Gli 11 indagati per concorso esterno sono variamente collocati: due in carcere, Luigi Scalzone e Augusto Gagliardo, quattro agli arresti domiciliari, Mario Zara, Luigi Belardo, Antonio e Luigi Petrillo, altri cinque – pur accusati di un reato molto grave, restano a piede libero.

Si tratta di Luigi Schiavone, Fioravante Zara, Giuseppe Fusco, Angelo Massaro e Luigi Russo.

Questo pool di intenditori e faccendieri era, ovviamente secondo la ricostruzione operata dalla Dda, una sorta di cinghia di trasmissione, stabilmente attiva, al servizio di Dante Apicella.

Invitandovi a leggere la pagina che integralmente contiene il dettaglio approfondito di ogni singola accusa, specifichiamo in rapida sintesi, alcuni di questi ruoli:

Le contestazioni alle due persone arrestate in carcere, cioè Augusto Gagliardo e Luigi Scalzone riguardano, per quanto riguarda il primo, l’attività di una società, di fatto partecipata dal solito Apicella, specializzata nella compravendita di cubetti e di porfido proveniente dalla Sicilia, che poi si tratta di un mercato molto noto visto che questo prodotto è molto spesso frutto della lavorazione di residui dell’attività vulcanica etnea; per quanta riguarda il secondo, Scalzone, si trattava si un’altra persona di fiducia di Apicella, che lo utilizzava soprattutto nel settore edilizio attraverso società intestate a Scalzone o a terze persone.

Arrestati, ma “solo ai domiciliari”, Mario Zara, Luigi Belardo, Antonio e Luigi Petrillo.

Il primo di questi è una vecchia guardia del clan Moccia, da decenni e decenni egemone ad Afragola e in altri centri dell’area di Napoli Nord.

Anche in questo caso si tratta di un socio di fatto di Dante Apicella e le due attività utilizzate per partecipare agli appalti e alimentare flussi finanziari finalizzati al riciclaggio del danaro sporco anche e soprattutto attraverso il collaudatissimo sistema del cambio assegni, sono Italiana Pietre e Campania Pietre, quest’ultima intestata alla moglie Teresa D’Angelo.

Mario Zara associa, nel suo addebito, anche Fioravante Zara, che però, a differenza del primo rimane totalmente a piede libero.

Entrambi gestiscono la Appalti Italia, ennesima azienda considerata dalla Dda nella piena disponibilità di Dante Apicella. Nessun elemento nuovo, rispetto agli addebiti degli altri indagati per concorso esterno. Pure i due Zara, infatti, svolgevano la propria attività nel settore dei lavori pubblici, con una particolare dedizione al mercato dei cubetti e del porfido siciliani di cui prima. Va da sé che oltre a questa attività svolgevano, conseguentemente, quella finanziaria con ampia movimentazione di denaro.

Luigi Petrillo e Antonio Petrillo sono finiti entrambi ai domiciliari. Per loro è utile scrivere qualche parola in più, in quanto, almeno per quello che esprime la valutazione della Dda, sembrano avere un’importanza maggiore in questa enorme raggiera di rapporti, prestanome, aziende gestiste in nome e per conto, eccetera. Mentre Antonio Petrillo è l’operativo, quello che lavora duramente dentro alle aziende di famiglia racchiude nella Petrillo Group. Luigi Petrillo, invece, è un imprenditore che appare di seconda fascia, dunque immediatamente inferiore ai leader di questa attività criminale.

Non a caso, non ha rapporti solo con Dante Apicella, ma anche con Nicola Schiavone senior, il quale, ricordiamo, dai suoi dorati uffici romani guidava, secondo i magistrati, tutte le maggiori attività economiche, non solo edilizie, del clan dei Casalesi.

Altro elemento importante, che poi ritorna anche per gli ultimi indagati per il reato di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, è l’attività, stabilmente svolta, nelle dinamiche degli affidamenti di San Nicola la Strada, con cui aveva rapporti diretti grazie ai quali, evidentemente, rappresentava anche gli interessi di Apicella e Schiavone Senior.

Luigi Schiavone, che però non è stato raggiunto da alcun provvedimento – né di custodia, né di limitazione più blanda della sua libertà personale, avrebbe lavorato al servizio o in società di fatto con la Apicella, mettendogli a disposizione la Campania Appalti e la Edil Tecnosystem 2003.

Rapporti con il Comune di San Nicola la Strada aveva anche Angelo Massaro di Casal di Pricnipe. Secondo la Dda ha operato sin dal 2009 con diverse aziende: prima la Imprendil, che poi confluisce nella Gruppo A2. Un gruppo imprenditoriale importante, che partecipa a e si aggiudica molte gare d’appalto e che, come si diceva, spesso e volentieri si focalizza su quelle del Comune di San Nicola.
Giuseppe Fusco e Luigi Russo.
Si tratta di un partner di Belardo. Opera con le due aziende F.B.T. Srl e Edil Kronoss Srl. Lo schema è sempre lo stesso, visto che si tratta di imprenditore che magari non è proprio qualificabili come testa di legno, ma che si muovono comunque in posizione subalterna rispetto a Nicola Schiavone senior e Apicella.
Infine Luigi Russo. Non è un imprenditore di gran peso, ma con la sua ditta individuale riesce ad interagire con i due capi Apicella e Schiavone, che lo sostengono sicuramente nella partecipazione agli appalti pubblici.
Luigi Russo raccoglie i suoi obiettivi imprenditoriali soprattutto nel comune napoletano di Visciano.

 

 

 

 

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