“Ha fatto da autista a Pasquale Zagaria e ha frequentato noti camorristi”. Niente risarcimento a Raffaele Cilindro per ingiusta detenzione

12 Ottobre 2023 - 10:54

Importantissimo pronunciamento della corte dei Cassazione che, in pratica, espone argomentazioni che questo giornale utilizza spessissimo per condannare affidamento di pubblico danaro da parte dell’Amministrazione provinciale, dei comuni casertani e degli enti strumentali ad imprese collegati a soggetti ampiamente segnalati in concordia con criminali di ogni genere

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Nel 2018 la corte di Appello di Napoli, confermando quanto deciso dai giudici di primo grado, ha assolto Raffaele Cilindro, imprenditore 53enne di San Cipriano, arrestato nel 2015 dai carabinieri del Ros di Caserta per associazione a delinquere di stampo camorristico e per aver favorito la latitanza di Michele Zagaria.

Ad inguaiare e a portare in carcere Cilindro furono anche le parole dei pentiti Attilio Pellegrino e Massimiliano Caterino, i quali disegnarono dell’imprenditore edile quello che era un profilo di soggetto legato da rapporti con il clan dei Casalesi.

Cilindro, dal marzo 2015 al dicembre 2015, passò la bellezza di 9 mesi nelle patrie galere per un reato, il delitto di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, per il quale è stata sancita la sua innocenza.

Comprensibile, dunque, la scelta dell’imprenditore di recarsi con i suoi legali alla corte di Appello di Napoli per chiedere un risarcimento per la ingiusta detenzione.

I giudici, però, riscontrando un comportamento, una “grave

colpa” nella condotta del 59enne, visto che per anni aveva frequentato capi-cosca e imprenditori gravitanti in contesti camorristici, ma soprattutto per “l’espletamento del compito di autista di Pasquale Zagaria“, aveva rigettato la richiesta.

Gli avvocati di Cilindro, facendo ricorso in Cassazione contro la decisione della corte napoletana, hanno segnalato come – leggiamo testualmente – quei comportamenti imputati a Cilindro, le sue frequentazioni riguardavano “soggetti del tutto incensurati all’epoca dei fatti (Nobis Aldo, Di Tella Alfonso, Donciglio Raffaele, Garofalo Giovanni e Garofalo Giuseppe)“.

Sulla questione-autista, poi, i legali hanno scritto – usiamo ancora le parole della sentenza della Cassazione – che “la sentenza assolutoria aveva acclarato che l’accompagnamento in auto del pregiudicato Zagaria Pasquale non era stato funzionale ad assicurare a costui la partecipazione a un summit di camorra, non essendo avvenuto l’incontro con l’altro pregiudicato Frongillo Michele e che erano rimaste indimostrate sia la frequentazione con Zagaria Carmine, sia
l’aggiudicazione di appalti in zone ad alto tasso di infiltrazione camorristica
“.

La quarta sezione penale della corte dell’ultima istanza ha quindi dato ragione, confermando la posizione presa dalla corte di Appello. La Cassazione, che non giudica sul merito, bensì sulla legittimità della sentenza impugnata, ha specificato che quel concetto di grave colpa, che porta al rifiuto dell’istanza di risarcimento ingiusta detenzione, è stato esplicitato con criterio logico dai giudici napoletani quando hanno affermato nella loro sentenza che Cilindro non meritasse la cifra risarcitoria.

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