Il POLTRONIFICIO. Mario Landolfi “provincia” di Giovanni Zannini: il cognato dell’ex ministro assunto al comune di DRAGONI da Silvio Lavornia entrato nella scuderia del consigliere regionale

30 Dicembre 2021 - 12:55

Già da diversi mesi con lo strumento dell’articolo 110 del testo unico sugli enti locali

 

MONDRAGONE – (g.g.) La famiglia Landi, come sanno i lettori di CasertaCe perchè già in passatone abbiamo incrociato i passi è strettamente imparentata con l’ex ministro ed ex leader regionale e provinciale di Alleanza Nazionale Mario Landolfi. Romano Landi è un valente architetto mondragonese con studio in Viale Margherita, proprio nel cuore del centro storico della cittadina rivierasca.

Romano Landi è un valente architetto al pari di tantissimi altri valenti architetti residenti in provincia di Caserta e anche in quella zona del cosiddetto Alto Casertano in cui insiste il comune di Dragoni, di cui è sindaco quel Silvio Lavornia, un tempo esponente di Forza Italia, legato molto alle posizioni dell’europarlamentare Aldo Patriciello e divenuto noto soprattutto per quel periodo durante il quale svolse la funzione di reggente alla presidenza della Provincia, in quando consigliere anziano all’indomani della doppia disavventura giudiziaria toccata al presidente in carica Angelo Di Costanzo e prima ancora al vice presidente Pasquale De Lucia.

I Landi da tempo hanno scelto di stare dalla parte di Giovanni Zannini ed hanno contribuito naturalmente sotto l’egida di Mario Landolfi, alla vittoria elettorale, riportata alle elezioni comunali del 2017 dal consigliere regionale, attraverso l’interposta persona, attraverso la pellicola trasparente quasi impercettibile del sindaco Virgilio Pacifico, di cui, sia detto senza offesa perchè parliamo di politica, si fa anche fatica a ricordare il nome perchè il sindaco di fatto è solo e solamente Giovanni Zannini.

A Dragoni dal 22 aprile scorso, il valente architetto mondragonese Romano Landi dirige l’ufficio tecnico comunale. Lo fa con piena legittimità ai sensi dell’articolo 110 del testo unico sugli enti locali, il quale consente ai sindaci di comuni che sono più o meno in ordine con i conti economici e finanziari, di dotarsi di figure professionali esterne quando il personale dipendente non è in grado di rispondere a determinate necessità o a buchi che si vengono a creare nei settori di erogazione degli atti di potestà amministrativa di competenza dirigenziale.

In verità, l’Italia che è un paese di ipocriti, l’articolo 110 indica una procedura leggermente differente dalla semplice nomina intuitu personae da parte del sindaco. Sulla scrivania di quest’ultimo, infatti, dovrebbe arrivare una ristretta rosa di nomi, frutto di una selezione effettuata a monte da una commissione comunque formata da personale interno del comune. Va bè, la cosa viene magari scritta nelle carte, ma il potere del sindaco di nominare alla fine di quello che è un breve colloquio esplorativo e conoscitivo, chi gli pare e piace, è prevista dalla legge.

Dunque, per questo motivo, la questione della nomina di Romano Landi non rappresenta certo un fatto oggetto di una verifica relativa ai suoi tratti di liceità e di legittimità.

Diverso è il ragionamento se la cosa la si va ad esaminare da un punto di vista politico.

Non sappiamo se Giovanni Zannini è diventato un grande amico di Silvio Lavornia, grazie ai buoni uffici di Aldo Patriciello che del consigliere regionale mondragonese è un estimatore al punto da essere legato a lui da un forte rapporto personale o se invece il rapporto tra Zannini e Lavornia sia stato edificato da rapporti direttamente tessuti dai due. Fatto sta che, senza alcun dubbio, Romano Landi, cognato di Mario Landolfi ben difficilmente sarebbe stato nominato “ingegnere capo”, in questo caso diremmo architetto capo del comune di Dragoni, senza una indicazione, una perorazione di Giovanni Zannini che così ha puntellato ulteriormente il rapporto con Mario Landolfi, che a questo punto si ritaglia una prospettiva di sudditanza politica e forse anche in parte personale nei confronti del consigliere regionale che poi sostanzialmente lo ha mandato in pensione, anzi ha mandato in pensione il peso specifico che comunque Landolfi conservava a Mondragone.

Conosciamo Silvio Lavornia a sufficienza per affermare che dentro alla mentalità sua e di tanti altri micro politici della provincia di Caserta non ha mai abitato, non abita e non abiterà l’idea di effettuare una scelta in base ad un criterio di meritocrazia. Questi qua ce l’hanno incorporata la lottizzazione politica. Ci sono nati, cresciuti e pasciuti.

Ciò non vuol dire che l’architetto Romano Landi non sia una persona preparata. Per carità, non lo conosciamo professionalmente e neanche personalmente, ma siccome ha preso una laurea in Architettura riteniamo, fino a prova contraria, che gli studi effettuati garantiscano sulla qualità del suo agire. Ma come scrivevamo all’inizio di architetti ed ingegneri capaci, in provincia di Caserta, ce ne sono a centinaia. Per cui, il delta, il discrimine di questa operazione è rappresentato dall’ormai tracimante, debordante, invasiva, bulimica, onnivora occupazione di tutte le strutture di potere della provincia di Caserta operata da Giovanni Zannini.

Comuni, rifiuti, attraverso l’indecoroso assalto alla dirigenza della Gisec, preteso con ostentata tracotanza da Zannini 24 /48 ore prima delle elezioni provinciali. E poi, ancora, servizi sociali in grande concordia con il neo stra-indagato Pasquale Capriglione, la rete delle acque con il consorzio idrico costretto a comprare spai a pagamento nei giornali, poi dell’articolo di Repubblica avremo tempo e modo di scrivere, per nascondere la vergogna di una gestione il-le-ga-le, con ampia facoltà di prova qualora il presidente Di Biasio, come va dicendo, volesse usarci la cortesia, il favore di presentare una querela a nostro danno, in modo da consentirci finalmente di dare una svegli alla magistratura inquirente che a quel punto dovrebbe ascoltarci ed assumere la enorme documentazione che andremmo a presentare per difendere la nostra posizione.

Questo è, absit iniuria verbis nei confronti dell’architetto mondragonese.