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La morte della mamma 29enne e dei suoi gemellini. La difesa fa ostruzionismo, consulenti assenti. La giudice li multa

15 Aprile 2019 - 18:20

GRICIGNANO D’AVERSA – Prosegue tra mille difficoltà il processo a carico dei ginecologi che si occuparono della giovane Francesca Oliva, 29 anni, la mamma dei tre gemellini morta di setticemia nel maggio 2014.

Nell’udienza di questa mattina tutti i consulenti citati dalla difesa, non si sono presentati in aula, giustificando la loro presenza. A quel punto la Prima Sezione Penale, giudice Roberta Carotenuto, li ha sanzionati per 500 euro ciascuno, in favore della cassa delle ammende.

Si attende ora la prossima udienza del 3 giugno, alla quale il processo è stato rinviato, disponendo, su richiesta del pubblico ministero Gerardina Cozzolino e degli avvocati delle parti civili Raffaele Costanzo e Francesco Lettieri, la citazione da parte della procura della repubblica di tutti i testi e i consulenti della difesa.

Imputati in questo processo sono i medici Stefano AddeoRenato BremboGerardo BuonannoVincenzo CacciapuotiGerardo CardoneGiuseppe CiccarelliGiovanni De CarloAntonio Della GalaGiuseppe Delle DonnePasquale FavalePietro GranataGiuliano GrassoCrescenzo PezoneAntonio Russo.

Francesca, come scritto all’inizio, morì il 24 maggio 2014. La giovane era seguita, durante la gravidanza, dal ginecologo S.R. ed era stata ricoverata prima all’ospedale di Giugliano e poi alla clinica di Castel Volturno. Dopo le minacce di aborto, il suo medico, il 7 maggio 2014, le aveva praticato un cerchiaggio cervicale a fronte della presenza di una significativa leucocitosi con neutrofilia del 77 per cento, emersa dagli esami del sangue. Era in atto una contaminazione batterica. Qualche giorno dopo, uno dei suoi tre bambini, il maschietto, morì. Nessuno, però, se ne accorse, nonostante l’ecografia a cui la donna fu sottoposta.

E così Francesca venne trasferita d’urgenza, alla clinica “Pineta Grande”. Il 22 maggio la sua condizione di salute peggiorò a causa di una febbre altissima che venne curata con antibiotici inidonei. Il 23 maggio si decise, infine, di operare il cesareo, per far nascere i bambini alla venticinquesima settimana di gestazione. Il maschietto era già morto, mentre una delle due femmine, Giorgia, sopravvisse al parto, ma morì dopo 24 ore per scarsa maturità dell’apparato respiratorio. L’unica sopravvissuta fu una bambina, Maria Francesca, trasferita all’ospedale “Santobono” di Napoli e salvata dai medici di quella struttura.