LA NOTA. Il ministro Sangiuliano nomina Luigi Roma nel CdA della Reggia di Carditello. Se la Meloni seguirà il metodo Coronella-Landolfi-Bocchino, deve già cominciare a contare i giorni che le rimangono

28 Aprile 2023 - 17:03

Se l’ex presidente della Fondazione, Luigi Nicolais, non ha alcun titolo per protestare, come ha invece fatto nelle ultime ore (in calce all’articolo le sue dichiarazioni), in quanto il PD e il csx hanno fatto le stesse schifezze, discorso diverso per il nostro giornale, biologicamente indipendente e che conosce la storia della presunta e sedicente destra casertana

CASERTA (gianluigi guarino) – Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, nelle nomine del CdA della Fondazione Reggai di Carditello, un’operazione spoil system reale, cioè di più e di meglio di quanto abbia fatto il suo predecessore del Pd e del centrosinistra Dario Franceschini, insieme al governatore della Campania Vicenzo De Luca?

Ma per mantenere in vita questa nobile definizione, per rappresentare come modello credibile della scelta delle classi dirigenti, delle rappresentanze intermedie delle forze di governo questo tradizionalissimo ed utile sistema di gestione della governance, che d’altronde Sangiuliano, da noto saggista delle cose americane ben conosce e che è legato alla possibilità che un presidente eletto possa scegliere, nominare tutti i suoi collaboratori a proprio piacimento, in modo che questi costituiscano volta per volta, ad ogni avvicendamento nella Sala Ovale, un’autentica pletora attiva, operosa, operativa e competente di nuovi inquilini della Casa Bianca, non si dovrebbe sposare la caratteristica tutta italiana, tutta meridionale di cui il buon Sangiuliano si sta dimostrando, anche negli ultimi giorni, chirurgico interprete.

Perché quella roba lì si chiama spoil system, mentre questa qui, la roba italiana, si chiama lottizzazione, che spesso, come Sangiuliano, appassionato di studi storici, ben sa, è vivificata costantemente da un’altra peculiare pratica nostrana, quella del trasformismo.

Uno può scrivere tutti i libri del mondo, può occuparsi delle biografie e del pensiero di giganti della filosofia o della scienza della politica qual è ad esempio Benedetto Croce, su cui Sangiuliano ha imbastito e apparecchiato buoni prodotti televisivi, però, se tu nomini, caro ministro, Luigi Roma da Parete nel consiglio di amministrazione della Fondazione Real Sito di Carditello, al massimo potrai fare agli avversari del PD e del centrosinistra lo stesso segno molto di moda ultimamente nelle esultanze dei calciatori che, dopo i gol, poggiano il dito indice contro il naso, per invitare al silenzio le tifoserie avversarie o chi, magari, durante la settimana ha attaccato il giocatore che ha infilato poi la palla nel sacco. Sangiuliano potrà al massimo dire “senti chi parla” ad un professore, molto sensibile alle nomine politiche e del sottogoverno, da Antonio Bassolino in poi, cioè Luigi Nicolais che oggi ha avuto da ridire, così come si può leggere dal testo che riporta le sue dichiarazione e che pubblichiamo in calce a questo articolo.

Ma non potrà certo pensare che una nomina come quella di Luigi Roma possa passare in cavalleria in un giornale come il nostro, biologicamente indipendente e diretto da uno che nell’anno 2000 beccava un rimbrotto al giorno dall’allora suo direttore Gennaro Sangiuliano, in quanto litigava ogni mezz’ora con la signora Filipponio, vedova di Pinuccio Tatarella, nella fase in cui quella super-lenza di Italo Bocchino, editore del Roma, aveva pensato proprio al sottoscritto – chissà perché, poi, proprio a me che sono un irregolare e un indipendente di natura – per andare in pratica a chiudere la redazione di Bari (uno sfizio che Tatarella si era fatto passare, dopo aver trovato i capitali per riaprire il giornale) del quotidiano napoletano, più antico anche de Il Mattino e storica icona della destra, soprattutto ai tempi del comandante Achille Lauro che ne fu proprietario.

Niente di personale nei confronti di Luigi Roma, per carità. Il sottoscritto lo ha conosciuto proprio a quei tempi, tra il 1999 e il 2000, quando io per un motivo, perché giornalista in una forte testata locale, comunque editata dal Roma, lui in quanto giovanissimo militante di Alleanza Nazionale, lavoravamo nei nostri rispettivi ambiti proprio per Bocchino e Sangiuliano.

Luigi Roma non era un giornalista, ma un giovane militante politico che si prestava a scrivere degli articoli dalla sua zona di residenza, cioè su Parete e Frignano soprattutto.

Sulla carta era, dunque, un giovane di destra. Ma la carta era una cosa, la realtà dei fatti un’altra, visto che definirlo “di destra” sembrava – almeno agli occhi del sottoscritto – un po’ eccessivo già a quei tempi, visto e considerato che Roma, come del resto Gimmi Cangiano, oggi deputato e probabilmente suggeritore di questo nome, erano entrambi i “ragazzi di Gennaro Coronella” che apparteneva ad AN, che grazie ad Alleanza Nazionale era diventato prima consigliere regionale e poi parlamentare, ma da questo ad affermare che Coronella, da Casal di Principe, come del resto Mario Landolfi da Mondragone e lo stesso Italo Bocchino, da Frignano, si comportassero come gente di destra, cioè come persone collegate ad un’eredità imbarazzante, ma che comunque, anche per effetto del cosiddetto arco costituzionale, non aveva mai messo le mani nella marmellata, beh, veramente ce ne passava.

Giusto per dire e per rendere la nostra affermazione sul trasformismo quale carburante sulla lottizzazione non solo assertiva, Luigi Roma ha dato prova delle sue posizioni tutt’altro che granitiche alle ultime elezioni regionali, quando si è candidato con Campania Libera, lista civica messa in piedi dal simpatico Giovanni Cusano, da noi soprannominato, sempre simpaticamente, John Milletrastole, in appoggio al governatore uscente Vincenzo De Luca e dunque alleato con il PD, cioè con quel partito che oggi attacca Sangiuliano anche per la sua recentissima nomina nel CdA della Reggia di Carditello.

Noi abbiamo assistito a tutta la parabola di Silvio Berlusconi relativamente alla formazione e al consolidamento delle sue strutture politiche in Campania e in particolare in provincia di Caserta.

Che quella stagione, al di là di una condanna confermata ieri dalla Cassazione su cui noi non siamo tecnicamente d’accordo, sia finita a schifio, è dimostrata proprio dai 10 anni in pena definitiva appioppati a Nicola Cosentino, colui che per anni è stato il leader di Forza Italia in provincia di Caserta e anche in Campania.

Oggi, il meccanismo riavviato dal centrodestra è, a mio avviso, ancora più fragile, in quanto è tenuto in funzione dalle seconde, terze, quarte schiere di chi comandava qui a Caserta nell’ultimo scampolo degli anni 90′ e nei primi dieci del nuovo millennio, cioè di sottoprodotti dei Coronella, dei Landolfi, di Bocchino e compagnia.

Perché – e mi rivolgo con umana simpatia a Gimmi Cangiano – se tu fai, insieme al tuo collega deputato Marco Cerreto, un convegno in cui esponi il partito del premier, chiamando addirittura a presenziare il presidente della Commissione Trasporti della Camera, infilando in rete una foto che vi ritrae, tutti insieme appassionatamente, con Giuseppe Barletta, patron dell’Interporto per il quale un pm della Procura di Santa Maria Capua Vetere ha chiesto 10 anni di reclusione, e con il suo centurione di sempre, Nicola Berti, per il quale lo stesso pm ha chiesto una condanna a 6 anni e mezzo (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO), se, poi, diventi protagonista della selezione di un Luigi Roma, bravo ragazzo, per carità, ma nulla di più, quale risposta di Fratelli d’Italia e del centrodestra in termini di classe dirigente, allora quella previsione di una Giorgia Meloni indirizzata, senza rendersene conto, allegramente a schiantarsi come il Titanic contro un iceberg, va riformulata più spesso e ancor meglio argomentata di quanto stiamo facendo negli articoli pubblicati ultimamente.

Perché il crash è finanche più prossimo di quanto abbiamo previsto commentando le prime operazioni della nuova classe dirigente di Fratelli d’Italia a Caserta e in Campania.

QUI SOTTO IL TESTO CON CUI L’EX PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE CARDITELLO LUIGI NICOLAIS ATTACCA IL MINISTRO GENNARO SANGIULIANO

“Me ne vado lasciando la Reggia di Carditello soddisfatto per il rilancio realizzato in sette anni, ma mi colpisce la mancanza di garbo istituzionale che si evince dalla nota emessa ieri sera dal ministero, in cui si rendono noti i componenti del nuovo cda e si ringrazia il consiglio da me presieduto, giunto alla naturale scadenza, senza però neanche citare il sottoscritto.

Quasi come se avessi approfittato di qualcosa in questi anni o mancato dei miei doveri”.

E’ un Luigi Nicolais triste, seppur orgoglioso di aver potuto contribuire a rilanciare un sito per decenni abbandonato in un’area degradata dal punto di vista ambientale – piena Terra dei Fuochi – quello che ha salutato la Reggia di Carditello, ubicata a San Tammaro (Caserta), amministrata per quasi sette anni come presidente della Fondazione Real Sito di Carditello (composta da Ministero e Regione Campania); “tre anni ancora per il rilancio definitivo del sito”, ma oggi c’è tristezza per la mancanza di riconoscimento istituzionale.
    “Questo ministro – aggiunge Nicolais – non ha vissuto tutto il travaglio che c’è stato per acquisire la Reggia (gennaio 2014, ndr) e iniziare a rilanciarla. Nel settembre 2016, quando ci siamo insediati come Fondazione – racconta Nicolais – qui c’erano tanti rifiuti e tanta vegetazione incolta, e la prima cosa che facemmo fu ripulire l’area di quasi 25mila metri quadrati e installare una recinzione con pali e corda per poter aprire il sito al pubblico. Gestire la Reggia in un territorio del genere – sottolinea Nicolais – è stato complicato, basti pensare che durante la pandemia trovammo nei pressi dell’entrata della Reggia 700 tonnellate di amianto, che io mi presi la responsabilità di far rimuovere e smaltire; per questo ho anche ricevuto un avviso di garanzia, ma l’indagine è stata poi archiviata”. (ANSA).