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LA REGGIA DELLE MARCHETTE, il commento. Matrimoni tamarri e Peschiera ‘Luna Park’: chi riscatterà la dignità svergognata di un Palazzo Cafonal?

27 Novembre 2018 - 15:51

CASERTA – (Pasman/Prima parte) Chi proteggerà la Reggia, se vi succede quello che vi succede ?

Abbiamo visto che, per effetto della riforma Franceschini, non c’è argine possibile ai direttori – manager come Mauro Felicori, che l’ha completamente brandizzata, nei modi che in questi anni abbiamo denunciato e come è stato rilevato dai maggiori commentatori e storici dell’arte e dalla stessa Italia Nostra, la meritoria e maggiore delle associazioni nazionali di tutela del patrimonio storico artistico del paese, che attraverso la sua neoeletta presidente nazionale, Mariarita Signorini, in una nota specifica sul monumento vanvitelliano proprio di ieri l’altro, auspica che esso non venga utilizzato come “splendido” contenitore per manifestazioni o eventi poco coerenti con la sua missione culturale. Che, per essere stata evocata, è evidentemente la nota dolente del museo, macroscopica agli occhi degli altri, ma che a Caserta si stenta a vedere o non si vuol vedere.

Il quale Felicori, a qualche settimana di pensionamento, grazie alle sue facoltà decisionali, stava persino per affidare al privato, in concessione “appena” ventennale, quella perla architettonica e di armonia solitaria che è la Peschiera Grande. Privato che, nella prospettiva dello sfruttamento commerciale, aveva progettato di farne una sorta di parco acquatico per gite in barca a bordo di dragonboat

asiatici (e dunque non proprio borbonici): uno sproposito in tutti i sensi.

Eppure, nonostante le proteste unanimi del Consiglio Comunale di Caserta e dei locali parlamentari della maggioranza di governo, per tale scelta, il manager bolognese non defletteva, e dava senz’altro corso alla gara di appalto. Gara che, come si sa, andava deserta, per motivi non chiariti, anche da parte della stessa ASD Canottieri Reali Reggia di Caserta che si era proposta come affidataria.

Con la stessa logica, e per gli stessi poteri gestionali, dunque, un prossimo direttore della Reggia particolarmente eccentrico potrebbe pacificamente decidere di fare delle grandi vasche del parco dei ricercati resort balneari, visto che ad esempio nel compendio reale ci si accinge a realizzare un esclusivo albergo di lusso (sic!). Od organizzare battute di caccia nel bosco vecchio riservate al bel mondo, perché, secondo i criteri filologici riformati sostenuti negli ultimi tempi al museo, erano tra gli svaghi preferiti dei Borbone. Ovvero ancora, come già abbiamo prefigurato in un’altra occasione, che possa promuovere la produzione del reality televisivo “L’isola dei famosi” su quella che è della Peschiera Grande, con la conduzione – va da sé – della Barbara d’Urso nazionale, in quanto suddita dell’ex Regno. E via con amenità simili, visto che tutto, per come sono messe le cose, pare rimesso alla fantasia ed al buon senso individuale del direttore di turno, a Caserta come altrove. Non a caso le cronache degli ultimi anni sono piene di stramberie avvenute nei musei e nei luoghi d’arte italiani.

Qui a Caserta il comitato scientifico della Reggia, organo consultivo istituito presso tutti i musei dotati di autonomia speciale e concepito a supporto dei direttori sulle questioni di carattere scientifico nell’ambito delle attività d’istituto, è apparso ridotto all’irrilevanza più assoluta. Non si è capito, mancando qualsiasi sua presa di posizione rispetto alle iniziative museali, se abbia condiviso o abbia subito le scelte di Mauro Felicori di stipare Palazzo Reale della “qualsiasi”, come vividamente usa dirsi a Palermo.

Con l’ubriacatura del nuovo corso dei beni artistici del Paese non esiste dunque più un canone culturale di valutazione, le ragioni dell’arte sono smarrite ed ogni iniziativa è subordinata al primato insensato degli incassi e del numero di visitatori.

Giorni fa ne facevamo un esempio eclatante da queste colonne, ricordando i venti anni dal matrimonio di Carlo di Borbone, l’erede della dinastia, con Camilla, ai quali furono impedite le nozze nella Reggia degli avi, per la ragione che ammettendole – fu detto – si sarebbe realizzato un uso privato del bene monumentale, contrario alle sue finalità. Da quel 1998 molte cose sono cambiate, in peggio, se in questi ultimi anni, persino nella sala del trono, si sono tenute cene di gala a tutta forza (sempre tali, anche quando si tratta delle classiche, banali e prosaiche riunioni conviviali di affluenti associazioni di categorie ed ordini professionali che vogliono affettare distinzione), balli storici incomprensibili, rievocazioni in costume inette, rappresentazioni e spettacoli dubbi, sfilate di moda pretenziose e convegni su tutto. A finire all’oramai emblematico matrimonio Ammaturo. Celebrazioni, eventi, manifestazioni, queste, che non avevano e non hanno ragione plausibile alcuna per dover essere ospitate nel monumento, potendo benissimo essere svolti nei tanti locali e nelle strutture ricettive anche molto belle e funzionali del territorio.
Clamoroso è il caso della Cappella Palatina. Quando a Caserta arriva una personalità insigne, di riguardo, e si vuole ostentare la supposta finezza della città, in realtà anonima e sfregiata, ve lo si porta senz’altro, reputandola una sorta di sala delle conferenze di appendice casertana. Lo stesso avviene per le rappresentazioni di musica colta, siano esse concerti o recital di lirica, che vi si eseguono senza meno nonostante la pessima acustica dell’ambiente. E dobbiamo parlare del Teatro di corte? Chi non vi tiene i propri convegni, spesso oziosi ed ostentati, o non vi presenta l’ultimo prodotto della propria azienda, politico, ente, imprenditore, o associazione che sia, si sente sminuito, defraudato.

Concludiamo per brevità questa prima parte, avvertendo i lettori che nella seconda, per esemplificare meglio la condizione della Reggia, ci addentreremo in un autentico campo minato, per l’argomento controverso che affronteremo, che si presta a mistificazioni e strumentalizzazioni. Ma la risolutezza non ci manca.