L’INCHIESTA. OSPEDALE DI CASERTA. LA TRISTE STORIA DEL SIGNOR MARIO. Cacciato con una porcata dopo 38 anni consecutivi di lavoro precario
3 Ottobre 2022 - 20:49
PRIMA PUNTATA. Abbiamo suddiviso questo racconto in tre parti, impegnando molte nostre energie per realizzarlo in quanto rappresenta, a nostro avviso, un esempio perfetto di quanto il più becero clientelismo, il degrado, ormai senza inibizioni, del sistema De Luca vadano a colpire le persone più deboli e meno rappresentate. Avete letto bene: cacciato di fatto dopo aver lavorato in quelle corsie e poi nei magazzini dal 1984.
CASERTA (gianluigi guarino) – Quella che state per leggere è una vicenda che rappresenta un fatto emblematico, una sorta di prototipo, di archetipo di quella che è la situazione della sanità campana.
Una storia di cinismo, di individualismo becero della classe politica e dei suoi reggicoda della burocrazia, che per Vincenzo De Luca, ma non è che con il centrodestra di Stefano Caldoro in passato funzionasse diversamente, più impreparati sono e meglio è.
Così obbediscono senza protestare, senza obiettare, senza avere strumenti cognitivi, ancor prima che caratteriali per dire la propria davanti ad un ordine perentorio impartito dal governatore, direttamente o attraverso il proprio entourage.
Ed è proprio per questo motivo che abbiamo deciso di raccontarla.
LAVORO SOMMINISTRATO & PRECARIETA’
Non vi impressionate, cari lettori di CasertaCE, sicuramente in questa redazione aperta a tutte le sensibilità culturali, c’è anche qualche laburista, ma il sottoscritto, che pur rispetta l’antico e nobilissimo pensiero del socialismo più massimalista, non ha cambiato opinione sulla vita e sulle cose. Io ero e resto liberale.
Però, come ho scritto tante volte, qui a Caserta bisogna davvero avere una fede incrollabile per non tentennare. Bisogna pensare che certi meccanismi che funzionano benissimo in altri contesti territoriali e che sono anche suggeriti da chi ha un’idea liberale dell’economia e della pubblica amministrazione, qui non funzionano solo perché, parafrasando Antonello Venditti e riducendo la portata territoriale di quel suo reframe, questa è indiscutibilmente una provincia di ladri.
Non mi riferisco a nessuno in particolare. Ma ad una forma mentis, un modo di essere ed affrontare le proprie giornate. Non ci dilunghiamo sul tema, avendolo affrontato milioni di volte.
Nel momento in cui ho titolato questo paragrafo somministrazione e precarietà, ho voluto sottolineare che qui a Caserta essere liberali è impossibile. Perché il lavoro somministrato, interinale, la prestazione d’opera che una società, una cooperativa, un’agenzia interinale fornisce alla pubblica amministrazione in verità è solo apparenza. Perché la gente del lavoro somministrato, avendo vinto quasi sempre la gara con il trucco, permette ai signori che hanno la posizione di dirigenti pubblici di non sporcarsi le mani, facendo fare tutto alla società esterna.
La persona di cui vogliamo raccontare la storia ha lavorato sin dal 1984 per l’ospedale civile di Caserta, senza esserne, sottolineiamo, senza esserne, mai un suo dipendente. E già qui l’articolo potrebbe anche concludersi. Perché uno Stato, una Repubblica, una Regione Campania, che da un lato ritengono l’opera di questa persona valida, attiva, onesta, laboriosa sia tale da indurli a reiterare il rapporto seppur indiretto con lui per quasi 40 anni, allo stesso tempo non la stabilizza mai, consegnandola ad un’esistenza professionale, ma anche biologica, interamente vissuta di precario.
Qui non è una questione di laburismo o liberismo. E una questione di civiltà, senso dello Stato, senso della vita. Perché se questa persona non è all’altezza, tu hai il dovere di chiamare la società interinale per cui lavora e, motivando la scelta, chiedi che sia allontanata dall’ospedale.
Se invece tu la tieni per 40 anni, senza mai stabilizzarla e, con rispetto parlando per la persona e non per chi l’ha fatto, dopo quasi 4 decenni gli dai un figurato calcio in culo e le dici “non ci servi più”, se questa persona dà di matto e lo prende lei materialmente a calci in culo il direttore generale dell’ospedale, potremmo noi biasimarla e dire che la “violenza non è mai giustificata, bla bla bla”?
Una situazione del genere neutralizza, sterilizza a monte ogni dibattito e ogni sensibilità riguardante la struttura o le strutture del mercato del lavoro, ragionamenti su lavoro garantito e flessibile, quelli sì in grado di offrire un grado diversificato delle visioni di un liberale rispetto ad un laburista.
No. Se uno fa il precario in una struttura pubblica da 38 anni, non ‘è ideologia, visione economica che tenga. E’ una vergogna e basta. Lo è per un socialista, un laburista, uno statalista, un liberale.
Correva, dunque, l’anno 1984 e il signor Mario, lo chiameremo così per semplicità espositiva, ma non è questo il suo nome, al tempo giovanissimo 22enne, cominciava con entusiasmo il suo lavoro da dipendente dell’azienda di pulizia Pulifer, aggiudicataria dell’appalto per l’erogazione, la somministrazione, la esternalizzazione di questo fondamentale servizio che in un ospedale non vale come quello di un cardiochirurgo, ma poco ci manca.
L’attività del signor Mario continua nell’ospedale di Caserta. La sua professionalità viene apprezzata e dunque altre imprese che si aggiudicano lo stesso appalto, lo assumono negli anni a seguire e lo utilizzano nel proprio organico.
GESAP, LA SUPER-LONGEVA
Si arriva all’anno 1991. A pensarci bene, il sottoscritto a Caserta c’era stato non più di dieci volte in vita sua, fin quando non ha cominciato a lavorarci stabilmente. Mai avrebbe pensato, scrivendone decenni dopo, che già dal 1991 che quell’anno avesse fatto ingresso nelle corsie dell’ospedale civile del capoluogo un’impresa, destinata ad impegnare, poi, molte ore e molte giornate del suo lavoro (cioè, il mio) a partire dal 1999 e dall’anno 2000.
La società si chiamava e si chiama Gesap srl.
Quante volte l’ho incrociata da redattore de La Gazzetta di Caserta, da direttore del Giornale di Caserta e poi del Corriere di Caserta, ma soprattutto quante volte ne ho scritto negli anni di CasertaCE? Centinaia e centinaia.
Dunque, a questo punto dell’articolo mi sento un po’ a casa mia.
Intanto, il signor Mario, le cui qualità i dirigenti ospedalieri non potevano mettere in discussione, né loro e né chi li rappresentava nei reparti, otteneva l’assunzione in Gesap, la quale a sua volta si era aggiudicata il servizio di pulizie.
Erano trascorsi sette anni dal momento in cui aveva iniziato a lavorare per Pulifer. Il signor Mario ha rafforzato la sua reputazione e allora, quando i “capezzoni” si rendono conto che la Gesap gli ha chiesto di coordinare anche il lavoro di pulizia reparti, nessuno ha niente da dire. Anzi, se ne rallegrano.
La militanza nel servizio di pulizia targato Gesap del nostro signor Mario dura molto di più di quanto fossero durate quelle delle società che avevano erogato il servizio di pulizia nelle corsie dell’Ospedale Civile di Caserta.
Sono 17 gli anni che separano l’assunzione in Gesap, avvenuta, come detto, nel 1991, e il 2008, quando la società, che intanto si è molto ambientata in tutte le stanze che contavano, fa un salto di qualità.
E’ una ditta di pulizie che, però, dopo 17 anni, si aggiudica un altro affidamento che implica l’assunzione di operatori socio sanitari.
L’OSPEDALE TUTTIFRUTTI. CHE CAOS TRA INTERNI, INTERINALI E GESAP
Badate bene, questo è il primo momento di confusione.
Perché da un lato ci sono gli OSS dell’ospedale che hanno un trattamento economico e le garanzie di un contratto di diritto pubblico, dall’altro ci sono gli OSS che, prima di transitare in Gesap, avevano lavorato in forza all’aggiudicazione alla società di un nuovo servizio, presso l’agenzia interinale di moda al tempo, Laurin (o Lavrin, qualcosa del genere).
Il signor Mario, a 24 anni dall’aver messo piede la prima volta nell’Ospedale di Caserta, che a questo punto conosceva centimetro per centimetro e molto meglio di un qualsiasi primario o direttore generale, otteneva quella che sulla carta pareva una promozione.
Grazie alle sue doti, alle sue capacità umane e professionale, grazie alle qualità di cui i direttori dell’ospedale avevano avuto diretta conoscenza, Gesap gli affida il compito di responsabile dei servizi sanitari che gli OSS somministrati, integrando il lavoro di quelli diretti, fornivano alla struttura.
Quando il signor Mario ritiene di aver ottenuto una gratificazione professionale, è proprio quello il momento in cui cominciano i suoi guai.
IL SIGNOR MARIO COME IL CIPPUTI DI ALTAN
Siamo, come detto, nel 2008. E sappiate che oggi il signor Mario, il precario dei precari, una roba tanto emblematica da poterci calzare su di esso un personaggio tipo Cipputi, il metalmettanico comunista disegnato da Altan che, attraversando le trasformazioni della sinistra italiana, vive il tempo con preoccupazioni sempre crescenti, è fuori gioco, è disoccupato.
Per noi, peggio di un licenziamento illegittimo perché ciò accade mettendo insieme una serie di porcate tra regione Campania e Azienda Ospedaliera di Caserta di rilievo e di intensità mai visto in passato.