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L’INTERCETTAZIONE DI MAZZETTOPOLI. Tangente a tariffa fissa: 50 mila euro. Stavolta di Luigi Caprio al super-ingegnere delle gare truccate

11 Luglio 2022 - 11:59

Interessante, come fatto a latere rispetto alla questione specifica di cui si parla, la presenza fisica durante la conversazione tra l’imprenditore cugino diretto di Ubaldo Caprio, e il responsabile dell’Ufficio Tecnico di Castel Campagnano, di Agostino d’Addio da Valle di Maddaloni, il genero di Giovanni Pascarella, ex sindaco del paesino dei Ponti e imprenditore legato al carrozzone economico mosso dai Caprio. Ricordiamo che Valle di Maddaloni, che nulla a che vedere geograficamente con i comuni del nord-est collinare, con i quali faceva parte del consorzio intercomunale

DRAGONI/ALVIGNANO (g.g.) – Quando la Procura di Santa Maria Capua Vetere attivò anche, ma ovviamente non solo, in conseguenza del nostro articolo pubblicato il 19 aprile 2019 (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO

), capì immediatamente che quell’anomala costituzione di una stazione unica appaltante tra comuni territorialmente omogenei, ma che accoglieva in maniera singolare anche quello di Valle di Maddaloni (grave errore da parte di Ubaldo Caprio), era frutto della volontà di creare un sistema di controllo degli appalti in tutti quei comuni, stiamo parlando dei centri di Dragoni, Alvignano, Ruviano Piana di Monte Verna, Castel Campagnano, Valle di Maddaloni, che avrebbe dovuto andare ben al di là di quella gara, captata e resa pubblica da CasertaCE
per la costruzione di un nuovo asse viario destinato a collegare Alvignano e Dragoni.

Da quel momento, cioè dalla presa di coscienza che il giro era grosso e che, diciamocela tutta, i sindaci in carica vedevano in quell’unione di comuni spuria, dato che riguardava, chissà perché, solo la gestione degli appalti, un modo per coinvolgere un grosso interlocutore imprenditoriale che, magari, in un blocco di progetti e di lavori poteva trovare la motivazione per rispondere con le sue offerte e, perché no, per mettere al servizio di quei comuni una disponibilità economica che gli permetteva senz’altro un’autonomia finanziaria, cioè una possibilità di dare, prima di avere.

Così, Ubaldo Caprio fece, secondo la prospettazione dell’accusa rappresentata dai pubblici ministeri Gerardina Cozzolino, Anna Ida Capone e Chiara Esposito, con lo storicamente permeabilissimo Pietro Terreri, personaggio che se qualcuno è interessato realmente a conoscere, guardate, basta digitare il cognome affianco alla lente d’ingrandimento nella barra di ricerca del nostro sito, oppure scrivere pietro terreri casertace in Google per poi leggere tanti articoli, che di questo dirigente il quale per anni, al tempo dell’amministrazione Cappello, ha dettato legge all’interno dell’Ufficio Tecnico di Piedimonte Matese, assieme all’importato dall’agro Aversano Raffaele Macchione, cugino di Terreri e – come sanno ormai a memoria i nostri lettori – coinvolto in diverse inchieste, tra cui quella che l’ha portato al rinvio a giudizio nel processo Normandia 2, dove è stato letteralmente trascinato dalle dichiarazione del pentito, figlio di Francesco Schiavone Sandokan, Nicola Schiavone.

Un altro appalto che, secondo la prospettazione delle pm, sarebbe stato gestito con le stesse intenzioni cornice del primo, cioè quello della Dragoni-Alvignano, riguarda le procedure di gara relative al comune di Castel Campagnano. 

Anche in questo caso, il personaggio principale è il dirigente Fabio Leonetti, da Dugenta, componente della commissione, riteniamo in qualità di presidente della citata commissione di questa stazione unica appaltante intercomunale, ruolo che aveva svolto anche nella procedura della Dragoni-Alvignano, che ha affidato lo scorso anno i lavori al cimitero di Castel Campagnano al Consorzio Conpat, cioè la veste giuridica sotto la quale operavano i Caprio con la loro Casertana Costruzioni.

Attenzione, l’esito successivo e cioè la mancata attribuzione della gara alla Casertana Costruzioni, battuta, sulla carta, dal Consorzio Krea, non significa necessariamente che quella procedura fosse truccata, taroccata. Chi legge CasertaCE sa bene che uno dei metodi esistenti più utilizzati è quello “inventato” nel comune di Caserta dalla formidabile trimurti formata dal dirigente di allora e di oggi Franco Biondi, dal suo collega e caposcuola sammaritano Maurizio Mazzotti e, guarda un po’, da Carmine Sorbo, che per anni ha assegnato gare ai Caprio nel comune capoluogo, che per anni ha prodotto affidamenti con procedure, diciamo così, agilissime sempre ai Caprio e che oggi, per mera coincidenza, troviamo come loro consulente e indagato in questa inchiesta.

Dunque, non mancava certo il know how per attivare il solito giochino: per non dare nell’occhio, non faccio vincere la gara a chi quei lavori poi dovrà fare, ma, pur accorgendomi magari che le altre imprese concorrenti presentino delle carenze nella documentazione presentata o nei requisiti posseduti rispetto al bando e al capitolato, io, dirigente, faccio in modo che il partecipante sgangherato, carente, la gara la vinca, rendendo in pratica una passeggiata di salute il ricorso al Tar del secondo classificato, in questo caso la Casertana Costruzioni a cui poi i lavori sono stati aggiudicati, con Fabio Leonetti, in questa circostanza, ad allargare le braccia (forse come gli ha insegnato Sorbo?) e affermando: “Avete visto? Non c’è niente di losco tra me e Caprio, infatti aveva vinto l’altra impresa”. Come visto, il delitto perfetto.

Ora, ciò non vuol dire che inevitabilmente le cose sono andate in questo modo per il cimitero di Castel Campagnano, dobbiamo leggere documenti e approfondire i contesti per poterci pronunciare in maniera più approfondita. Però, siccome i nostri lettori sono abituati bene, abbiamo ritenuto opportuno ricordare che le vie della turbata libertà degli incanti, della turbativa d’asta, se non sono infinite, sono proprio tante. Perché tante le hanno rese la cucina degli orrori in servizio permanente ed effettivo in diversi uffici tecnici dei comuni casertani, retti da “certi” dirigenti, a partire da quello caposcuola, cioè dal comune di Caserta che, in questo caso, svolge effettivamente la funzione di comune guida, capoluogo.

Nei documenti della procura, c’è una chiacchierata, intercettata dagli inquirenti, che coinvolge Luigi Caprio, cugino in primo grado di Ubaldo, Domenico Marra, dirigente dell’Ufficio Tecnico del comune di Castel Campagnano, nonché Responsabile unico del procedimento di gara e successivamente dell’esercizio dei lavori, e Agostino D’Addio della 3D Service. Mo’ chi è ‘sto D’Addio? Solito invito: scrivete Agostino D’Addio casertace e nulla resterà sconosciuto. Capirete perché prima abbiamo scritto che coinvolgere Valle di Maddaloni in questa stazione unica appaltante sia stato un errore dei Caprio. Questo D’Addio è il genero dell’ex sindaco, ma soprattutto imprenditore del settore dell’edilizia, della costruzione di opere pubbliche, Giovanni Pascarella, uomo con un passato da buon portiere fino alla Serie C.

Dici Pascarella e il pensiero va automaticamente alla famiglia Caprio, a cui questo imprenditore è fortemente legato in una sorta di partnership, auspice Paolo Marzo, fratello dell’attuale assessore ai Lavori Pubblici, Massimiliano Marzo, e grande amico di Pascarella e dell’imprenditore di Maddaloni, Giovanni Sferragatta, altro partner privilegiato delle imprese di Caprio.

Agostino D’Addio l’abbiamo fatto conoscere ai nostri lettori in occasione della supergara bandita dal comune di Caserta da un milione di euro per la segnaletica orizzontale (CLICCA E LEGGI). L’impresa di D’Addio al tempo aveva la sede nell’abitazione con cui vive con la moglie, figlia di Pascarella, e altri congiunti. Una sede sociale alla buona per appalti tutt’altro che alla buona, visto che distribuivano milioni di euro e che grazie a noi di CasertaCE hanno impedito in passato che i D’Addio, titolari di una ditta senza requisiti, potesse aggiudicarsi il servizio.

Per cui, se Agostino D’Addio era presente alla conversazione intercettata era come fosse presente il suocero Giovanni Pascarella o gli stessi Caprio.

Un’intercettazione surreale, nella quale l’imprenditore presunto corruttore difende il dirigente presunto corrotto dalle parole al vetriolo che Domenico Marra lancia nei confronti di Leonetti, reo di aver preso dei soldi da Caprio per un appalto a Castel Campagnano, 50 mila euro, nonostante lì ci sia Marra, che fa il lavoro di dirigente da 37 anni. Una specie di mancanza di rispetto, pare.

Marra: “Ma secondo te ti pare onesto (sic!) che viene (Leonetti) qua e si piglia 50 mila euro da Luigi Caprio? Quando tu sai che faccio questo mestiere da 37 anni.” E Luigi Caprio a calmare il furente dirigente comunale: “Ma da me non si piglia niente. Perché i soldi gliel’ho dati e li recupero in un’altra maniera“, confermando, quindi, il passaggio di danaro ipotizzato dalle pubblico ministeri. Marra sembra molto addolorato per la perdita di danaro di Caprio, poi alla fine non avvenuta, dato il ricorso al Tar: “Io vorrei farti recuperare pure i soldi…a quell’infame che si è preso“.

Evidentemente tra il rup di Castel Campagnano e Fabio Leonetti non scorreva il proverbiale buon sangue.

La conversazione si chiude con Caprio che prova a rasserenare Marra dicendo che quei soldi li avrà indietro, perché Leonetti “ce ne ha già dato una parte“.

E qui, chiaramente, che si troverebbe una prova, secondo gli inquirenti, della tangente di Caprio a Leonetti e la promessa del dirigente beneventano di ulteriori favori nelle prossime procedure di gara.