L’odissea di una donna all’ospedale di MARCIANISE. 15 ore in pronto soccorso dopo due emorragie. Il racconto del suo medico di base

15 Maggio 2020 - 17:41

MARCIANISE – Quello che ci ha reso Maria Letizia, medico massimalista di Maddaloni, è il racconto dettagliato della vicenda che ha visto protagonista, nella giornata di ieri, una sua paziente 87enne.

La donna, ricoverata presso l’hospice gestito dalla stessa Letizia, è stata trasportata da un’ambulanza del 118 all’ospedale di Marcianise, dove ha trascorso l’intera giornata.

Ieri, alle ore 10:30 – ci ha spiegato Maria Letizia – chiamo il 118 perché una ospite della mia struttura, già anemica per un intervento per la frattura del femore avvenuto venti giorni fa, aveva avuto due episodi di rettorragia importanti.

Giunti sul posto, i sanitari del 118 la caricano sull’ambulanza senza, per quel che ho visto, prendere nemmeno una vena. Io li ho seguiti con la mia macchina fino al Pronto Soccorso dell’ospedale di Marcianise”.

Arrivati lì –  continua il racconto – la portano dentro. Chiedo di entrare ma me lo vietano. Aspetto fino alle 13, dopodiché, visto che non mi facevano entrare, lascio il mio numero cellulare con la richiesta di contattarmi per darmi notizie sulla paziente. Nessuna telefonata ricevuta e nessuno rispondeva alle mie chiamate, dunque qualche ora dopo torno in Pronto Soccorso, dove trovo un paio di codici bianchi, dunque una situazione tranquilla. Trovo la vecchietta (affetta da demenza) abbandonata sulla barella con un rotolo di carta da lettino sotto la testa, con indosso la coperta che le avevo dato io e una fortissima puzza di urina, investita da uno spiffero di vento proveniente dalla finestra aperta e senza flebo. Chiedo

allora di parlare con il collega di guardia, il quale mi dice che la cartella era nelle mani della specializzanda infermiera. L’ho trovata in una stanza mentre mangiava dei biscotti”. 

A quel punto la dottoressa Letizia chiama il gastroenterologo, il quale conferma sangue nell’ano e annuncia l’esecuzione di una gastroscopia. Nel frattempo un collega medico si ricorda che, per procedere al ricovero, la signora deve essere sottoposta a tampone, del quale bisognerà chiaramente attendere i risultati. Il tampone viene eseguito alle 18:30, ovvero otto ore dopo l’arrivo in Pronto Soccorso.

I risultati del tampone arrivano alle 21:30: negativi. La paziente può andare in reparto ma, per motivi non chiari, alle 23 si trova ancora su una barella, sempre con un rotolo di carta sotto la testa e senza flebo, in Pronto Soccorso.

A quel punto mi metto al telefono. Dopo varie risposte scortesi – questa è la versione della Letizia – mi passano una specializzanda la quale mi dice che se pensavo di curarla meglio potevo tenermela a casa. A quel punto, allora, minaccio di sollecitare l’intervento dei Carabinieri.
Solo allora, ed era già mezzanotte, le fanno un’ecocardiaca, esame che non serviva, e quasi all’1 di notte la portano in reparto con una Oss pagata da me perché lì non c’è nessuno.

Nessuno, né medici né infermieri, si è recato a vedere come si sentisse la signora”.