MARCIANISE ALLE ELEZIONI. Il pregiudicato (io), i pluri inquisiti (Velardi e Silvestro). Ecco perché i due sono nati per stare con Magliocca e Mastroianni

14 Marzo 2023 - 13:19

Ci rendiamo perfettamente conto che si tratta di un articolo che, nella sua versione integrale, verrà letto da pochissime persone, in considerazione della propria lunghezza. Ma andava scritto così perché tratta una materia delicatissima. E non poteva essere affrontato se non si fosse compiuto un grande sforzo di onestà intellettuale. Se io sono – come sono – tecnicamente un pregiudicato, il candidato sindaco di Forza Italia e Lega, Antonello Velardi, e il suo sponsor, l’odontotecnico molleggiato di Arzano, il senatore Francesco Silvestro, sono dei pluri inquisiti. Per quanto riguarda Magliocca e Mastroianni, poi, il circo dell’amministrazione provinciale, le storie delle ditte inquisite per essere vicine al clan dei Casalesi le raccontiamo ogni giorno. Vi spieghiamo perché si tratta di un gruppetto omogeneo che parà la stessa lingua

MARCIANISE (Gianluigi Guarino) – E’ vero oppure è falso che io sia oggi, tecnicamente, formalmente un pregiudicato, perché nel 2010 ha voluto coscientemente e volontariamente far passare in giudicato alcune condanne, ricevute in primo grado per il reato di omesso controllo di articoli, scritti da altri ai tempi della mia direzione del Corriere di Caserta e considerati diffamatori?

Secondo me, è vero, cioè è vero che io sia formalmente un pregiudicato ed è vero che lo sia diventato per i motivi appena illustrati. Vabbè, acquaiolo,

l’acqua è fresca?

Che fai, Guarino, te la canti e te la suoni? Che fai, l’autocertificazione storica?

Io, pregiudicato per volontaria disobbedienza civile. Chi può esporre una prova contraria, si faccia avanti

E allora, facciamo un’altra cosa. Invito chiunque lo ritenesse in grado di farlo, a dimostrare che ognuna di quelle mie condanne sia stata frutto di un altro o di altri capi di imputazione, di reati diversi, magari contro le persone e/o contro le cose, incardinati, al contrario di quello che affermo io nella mia ricostruzione, in processi per i quali, invece, ho nominato (e come se l’ho nominato) uno o più avvocati di fiducia, oppure a dimostrare che, dentro o intorno a questi processi, io abbia scambiato anche una sola sillaba con un avvocato d’ufficio.

Invito a farsi avanti chiunque ritenga di poter documentalmente dimostrare che io abbia messo piede, pure una volta, in un’aula del tribunale di Salerno, dove la Repubblica italiana voleva che io comparissi per rispondere del “tremendo”, “terrificante” reato di omesso controllo del direttore su articoli scritti da altri, come se fosse facile per un direttore di giornale locale controllare da solo 250 articoli al giorno.

Invito di nuovo chiunque ritenga di essere in grado di farlo, a dimostrare documentalmente, che io non sia stato contumace al cento per cento, sempre e comunque e per mio preciso atto di volontà.

Invito chiunque ritenga di essere in condizione di farlo, a sostenere che io abbia presentato appello anche per una sola di quelle condanne, inflitte in primo grado dal tribunale di Salerno a un giornalista che aveva scelto di non difendersi, per protestare contro la barbarie giuridica unica al mondo, che prevedeva e, purtroppo, prevede ancora, nell’ordinamento Italiano, condanne detentive per questo reato, che non vogliamo ulteriormente qualificare per quanto è anacronistico, assurdo e la cui persistenza nel codice penale rappresenta uno dei peggiori segni di inciviltà e di arretratezza del nostro Paese.

Ho voluto, ho preteso di andare in carcere e in carcere, in un giorno caldissimo di luglio. Dopo essere stato prelevato dai carabinieri, sono entrato con un gran sorriso stampato sulla faccia, attendendo sornione venti giorni prima di autorizzare il mio avvocato, peraltro solo allora nominato, a presentare istanza per l’applicazione dell’istituto della continuazione del reato e per chiedere, in un’altra istanza, l’applicazione dell’indulto.

Ho rallentato coscientemente l’avvocato in modo da evitare che continuazione e indulto arrivassero nella fase pre esecutiva della pena o nei primissimi giorni della sua espiazione, per evitare che il mio giudicato si riducesse subito alla “miseria” di venti giorni di reclusione, così com’è poi puntualmente avvenuto, con tanto di pacca sulla spalla da parte del capo degli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Benevento, il quale mi ha informato che, avendo scontato 42 giorni di cella, ne avevo “fatti” 22 in più rispetto ad una pena per la quale, di solito, in Italia, si ottengono menzioni di merito e viaggi vacanze alle Maldive.

Ora, io non dico di aver fatto bene e non dico neppure che io abbia fatto male. Dico solo che, per me, Marco Pannella ha rappresentato sempre e rappresenta ancora un modello e un’ispirazione. Quelle scelte di disobbedienza civile, retaggio e sostanza di tutta la vita testimoniale di Pannella sono state mie e oggi, probabilmente, visto che il tempo non erode i diritti dell’uomo, le rifarei pari pari, sempre in nome del liberalismo e sempre in nome di una pratica comportamentale libertaria.

I due motivi importantissimi per cui ho dovuto ammorbarvi di nuovo con la mia storia

Ma mo’, noioso e pedante di un Guarino, perché ci ammorbi, propinandoci per la millesima volta questa tua ormai pallosissima storia?

Vi ammorbo per due motivi, entrambi tanto seri e delicati da giustificare la mia pedanteria: primo, perché ho voluto rimarcare, per quello che andrò a scrivere poi, il marchio tipicamente e genuinamente liberale, costituito dal pieno diritto a esporre una o più prove contrarie che smentiscano, eventualmente, le mie tesi e le mie ricostruzioni; in secondo luogo, perché l’onestà intellettuale non è, a sua volta, un’autocertificazione, ma è la carne viva di ognuna di queste espressioni testimoniali di marca liberale.

Per cui, solo la riproposizione della mia storia, con conseguente ri-asserzione dello status del mio casellario giudiziale, mi permette ora, nel prosieguo dell’articolo, di utilizzare lo stesso metodo e la stessa formula di approccio tematico, usata all’inizio, applicandola pari pari, dopo essermela auto-inflitta, agli altri attori di cui poi.

Velardi pluri inquisito per falso e truffa, ma non solo. Fino a prova contraria

Partiamo dall’ex sindaco di Marcianise, Antonello Velardi, che, diciamolo subito, a proposito di onestà intellettuale, non è o, quanto meno, non è ancora un mio “collega” pregiudicato, non avendo riportato, per il momento, nessuna condanna passata in giudicato e, a pensarci bene, anche se questo non c’entra con lo status tecnico-giuridico di pregiudicato, non ha, sempre per il momento, riportato alcuna condanna neppure nel primo grado di giudizio.

Detto questo, ora possiamo veramente e serenamente attivare, per la seconda volta, il quesito che fa da format in questo articolo: è vero o è falso che Antonello Velardi è un pluri inquisito per i reati di truffa, falso e diffamazione aggravata?

E’ vero o non è vero che la procura lo accusa di aver truffato il popolo di Marcianise, mantenendosi il super stipendio che gli erogava, per il full time, il suo datore di lavoro, rendendo light, ma molto light questo full time, a colpi di permessi falsi, pagati dalle tasche dei marcianisani, che, considerando anche quei permessi per i quali la Procura non è riuscita a trovare tutti i riscontri, hanno pagato in pratica per anni, il sontuoso stipendio di Velardi per una somma di circa 250 mila euro?

E’ vero, poi, o forse è falso che la vicenda del suo ormai celeberrimo macro abuso edilizio si è risolta, non con un’assoluzione, bensì con un “non luogo a procedere per intervenuta prescrizione?

E’ vero o è, forse falso che tutto ciò, se per il momento non affolla il certificato del casellario giudiziale di Velardi, riversa, nel contempo e sempre al momento, chili di inchiostro in quello dei suoi carichi pendenti?

E’ vero o non è vero? Per me e per noi di CasertaCe tutto questo è stra-vero. Ed è vero anche che la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere sia abbastanza persuasa che lui abbia commesso i reati di truffa e falso nell’esercizio della funzione di sindaco di Marcianise.

Andiamo avanti con il quesito: è vero o è forse falso che questi reati appartengono alla categoria di quelli compiuti, sempre al momento e con doveroso riconoscimento della presunzione di non colpevolezza, contro la pubblica amministrazione e, dunque, contro quella che Giovanni Verga chiamava “la roba“, cosa ben diversa dai reati di omesso controllo o anche di diffamazione a mezzo stampa?

Per noi, ripetiamo, tutto questo è vero, così com’è vero per la Procura. Né questa, però, men che meno il sottoscritto e CasertaCe, possono rivendicare, pena l’immediata immobilizzazione in una doverosa camicia di forza, la titolarità della verità rivelata. Per cui, così come abbiamo spalancato porte e portoni ad una eventuale esplicazione di una prova contraria alla ricostruzione delle mie vicende giudiziarie (ecco perché è stato importante raccontarle di nuove), li spalanchiamo, e a maggior ragione, anche per la ricostruzione delle vicissitudini giudiziarie di Velardi.

Di conseguenza, invitiamo a farsi avanti tutti coloro che ritengono di poter dimostrare che le nostre ricostruzioni siano false, cioè fondate sulla menzogna, sull’intenzione addirittura para-terroristica di voler scatenare “la guerra civile” ai suoi danni, come dice lui in un post recente, con supremo sprezzo del ridicolo. Invitiamo chiunque ritenga di poterci sbugiardare, documenti alla mano, a palesarsi in quanto noi, da liberali veri e non solo teorici, li accoglieremmo a braccia aperte.

Francesco Silvestro, “l’odontotecnico molleggiato”. Il grande sponsor di Velardi tra materassi, processi e scioglimenti per camorra

Altro giro, altra corsa: è vero o è falso che Francesco Silvestro, 52 anni, di Arzano, diplomato odontotecnico, ma soprattutto titolare di una fabbrica avviatissima di materassi, nonché beneficiario di un sontuoso cadeau, recapitatogli dal neo coordinatore regionale di Forza Italia Fulvio Martusciello, che gli ha consegnato, già impacchettato, chissà poi perché, un seggio sicuro al Senato, è ancora oggi inquisito per il reato di tentata concussione, per fatti risalenti al 2013 e impantanati in un processo nel quale Silvestro è imputato, ma che, di qui a poco, dovrà necessariamente estinguersi per “intervenuta prescrizione”?

E’ vero o è falso che Silvestro è imputato in quanto accusato dalla Procura di Napoli, che ne ottenne a suo tempo il rinvio a giudizio da parte del giudice dell’udienza preliminare, di aver praticato pressioni, utilizzando il peso della sua carica, ricoperta al tempo, di presidente del Consiglio comunale di Arzano, nei confronti dell’impresa titolare della raccolta dei rifiuti, perpetrando, sempre secondo la Procura, un ricatto, finalizzato a imporre assunzioni, contratti e una sponsorizzazione per la squadra di pallavolo locale, il tutto attraverso una strategia intimidatoria, fatta di esposti e pressioni sui lavoratori, perpetrata insieme al sindaco di allora Giuseppe Foschino?

E a proposito di Foschino, dato che ci troviamo in argomento, è vero o è forse falso che Francesco Silvestro sia nato politicamente grazie a Foschino, di cui è stato il principale pupillo?

E’ vero, poi, o è forse falso che quell’amministrazione comunale, dentro alla quale si sarebbe consumato il presunto caso di tentata concussione, fu sciolta per infiltrazioni camorristiche?

E’ vero o è falso che l’attuale senatore di Forza Italia, Francesco Silvestro, diventò presidente del Consiglio comunale di Arzano proprio grazie a Foschino, che lo sostenne alle elezioni comunali del 2010, quando l’imprenditore dei materassi riportò 410 voti di preferenza, risultando il quarto nella graduatoria degli eletti, potendo, però, nonostante questo, scegliere in priorità, in prelazione, proprio grazie alla tutela garantitagli dal sindaco Foschino, di sedere sulla poltrona di presidente del Consiglio comunale?

E’ vero o è falso che quelle elezioni furono, secondo la Dda, inquinate dall’appoggio garantito a Foschino, peraltro condannato, in altro processo di primo grado, a cinque anni di reclusione, dal clan Moccia, al tempo egemone ad Arzano, ma anche dal clan Amato-Pagano, in pratica dai famosi “scissionisti”, quelli dei 200 e passa morti della guerra contro i Di Lauro, che insanguinò la confinante Secondigliano?

E’ vero o forse è falso che il re dei materassi Francesco Silvestro è stato accusato dai pubblici ministeri della Procura di Napoli, che, a conclusione della loro indagine, hanno chiesto e ottenuto, pure in questo caso, il rinvio a giudizio, anche per il reato di falso, commesso nell’ambito della presunta vicenda di un timbro di revisione di un’automobile, intestata alla madre e coinvolta in un incidente?

Ed è vero o invece è falso che i pm di Napoli, sostenuti, nella loro prospettazione dalla decisione del giudice di rinviare a giudizio Silvestro, sostengono che questi avrebbe sfruttato un amico, che lavorava nel settore, per farsi certificare una revisione, in realtà mai realizzata, sempre secondo quello che ha scritto il pm nella sua richiesta di rinvio a giudizio, avallata (ripetiamo, per la terza volta) poi dal gup, e, per giunta, retrodatandola stessa a un mese prima dell’incidente?

E’ vero o è falso che il nome di Francesco Silvestro compare nei documenti e, a quanto risulta, anche nel Dpr di scioglimento, causa infiltrazioni camorristiche, del Comune di Arzano, nella parte relativa ai rapporti dell’amministrazione comunale e della compagine consiliare che questa sosteneva, e il mondo delle pompe funebri, storico terreno di coltura e anche di caccia dei clan?

Secondo noi, è tutto vero, ma, confermando la nostra doverosa e non certo rituale formula, ribadiamo che chiunque volesse sbertucciarci, ridicolizzarci si faccia avanti, dimostrando, con dati di fatto, in quanti tali, dunque, rigorosamente documentati, che queste nostre verità, queste ricostruzioni su Silvestro, grande sponsor della candidatura a sindaco di Velardi per FI+Lega, siano invece, delle deplorevoli fandonie.

Magliocca, Del Prete e le ditte vicine alla clan dei Casalesi che fanno il pieno di appalti. Fino a prova contraria

Dopo le domande sul pregiudicato Guarino, sul pluri inquisito Velardi, sul suo maggiore sponsor, il pure inquisito Francesco Silvestro. utilizziamo ora l’ultimo kit di pensosi interrogativi, applicandoli al presidente della Provincia Giorgio Magliocca.

Partiamo subito con il primo: è vero o è falso che il presidente della Provincia di Caserta, il quale, grazie a una legge antidemocratica, governa con poteri assoluti, esercitati a colpi di decreti monocratici, si è ritrovato un giorno a leggere che una Procura della Repubblica, precisamente quella di Benevento, ha chiesto e ottenuto una serie di arresti, avvenuti solo e solamente perché, secondo questi pm, in un ufficio dell’Amministrazione provinciale di Caserta c’era un ingegnere che prendeva, con la mediazione dell’imprenditore chiacchieratissimo, originario di Casal di Principe, Raffaele Pezzella, a sua volta arrestato, mazzette a volontà per determinare aggiudicazioni a favore di un gruppo di ingegneri sanniti?

E’ vero o è falso che Magliocca, pur sollecitato, implorato da decine di nostri articoli, non ha operato nessun tipo di indagine amministrativa interna per dare una mano seria e responsabile alla magistratura, aiutandola a stabilire l’identità di questo ingegnere, divenuto struttura, ma, allo stesso tempo, singolare e bizzarro mister X del citato procedimento giudiziario?

E’ vero o è forse falso che Magliocca si è, invece, dedicato ad altro, ad esempio a creare una commissione, con tanto di lucrosi compensi per i prescelti a parteciparvi e finalizzata a costruire e riqualificare ponti, proprio nel periodo in cui copiosi finanziamenti sono stati riversati alle Province dallo Stato e dalle Regioni, a seguito della strage del viadotto Morandi di Genova?

Ed è vero o forse falso che questa commissione è stata presieduta dall’ingegnere Antonino Del Prete sin dal giorno successivo a quello in cui è andato in pensione, dopo aver letteralmente dominato, per anni e anni, il settore dei Lavori Pubblici della Provincia (e in servizio anche nel periodo in cui si rifà l’indagine di Benevento), determinando appalti e affidamenti per centinaia di milioni di euro, assumendo un ruolo ancora più centrale e influente proprio durante la presidenza di Giorgio Magliocca, che, tra le altre cose, gli ha anche assunto la figlia al Comune di Pignataro Maggiore, dove il presidente della Provincia è sindaco da una vita, salvo poi determinarne la mobilità in direzione del Comune capoluogo, dov’è stata accolta a braccia aperte dal sindaco Carlo Marino, parte integrante, insieme a Giovanni Zannini, Stefano Graziano del Pd, oltre, naturalmente, allo stesso Magliocca, del quadrilatero dei “comandanti assoluti”, dei “tetrarchi” della gestione clientelare e lottizzatoria della provincia di Caserta, gestori e coordinatori di un coacervo di interessi riuniti in un sodalizio trasversale, in cui i marchi di appartenenza al PD, a Forza Italia e a quant’altro, servono solo a esercitare un controllo ancora più ferreo dei processi di occupazione del potere, affinché neppure una mollica cada dal tavolo?

E’ vero o è forse falso che, limitandoci solo alle nostre indagini giornalistiche degli ultimi mesi e affermando, con tante ragioni, dimostrabili agevolmente, che prima di questi mesi in esame, le cose siano andate anche peggio, alla Provincia di Caserta hanno vinto appalti, ma, soprattutto, hanno ottenuto affidamenti sostanzialmente diretti, sotto la soglia dei 150 mila euro, diverse imprese, considerate non già da noi, ma dalla Dda di Napoli, collegate al clan dei Casalesi, com’è successo per quella dei fratelli Petrillo di Casal di Principe, arrestati, poi scarcerati e oggi sotto processo con l’accusa di camorra, o anche per quella dell’ugualmente nato, cresciuto e pasciuto a Casal di Principe Fabio Oreste Luongo, con stabili frequentazioni nei verbali griffati Dda, oppure ancora come nel caso di relazione indiretta, ma a nostro avviso non per questo meno importante, dell’affidamento fast e brevi manu, realizzato a sangue freddo in una determina sbrigativamente redatta, per alcuni lavori da quasi 150mila euro, ad appannaggio dell’imprenditore di San Cipriano, che vive, risiede ed opera sempre a San Cipriano, e che di cognome fa Giuseppe Mastrominico, Peppe per gli amici, che, come disse Peppino De Filippo a Totò, “ho detto tutto”?

E’ vero o non è forse vero che, con il sindaco di Casapesenna Marcello De Rosa consigliere provinciale delegato alla Viabilità, le ditte di questo Comune, a partire da quelle molto note dei cugini Piccolo, stanno letteralmente vendemmiando, collezionando appalti uno dietro l’altro, uno tira l’altro, manco fossero ciliegie?

Con Magliocca potremmo continuare per un’ora ancora a formulare la stessa domanda. Ci siamo limitati – altrimenti occorrerebbe realmente scrivere in libro – a selezionare solo il meglio, pardon, il peggio profuso dall’attuale governante della Provincia.

Anche in questo caso, chiunque si ritenga in grado di dimostrare che queste siano fregnacce, si faccia pure avanti, perché lo ascolteremo con devozione laica e se questo avvenisse, se fosse cioè dimostrato che abbiamo raccontato tante falsità, noi ci impegniamo a chiudere per sempre CasertaCe nel giro di 24 ore, contate dal momento del nostro sputtanamento dimostrato e certificato.

Velardi candidato a sindaco per Forza Italia e Lega. Normale: lui, Magliocca e Silvestro nati per stare insieme

Siccome siamo a Caserta e non a Londra, alla lettura di questa parte dell’articolo saranno arrivate, al massimo, tra le otto e le dieci persone. Poche ma buoni , insomma.

E nello sparuto manipolo di eroi, non ci sono sicuramente i tre protagonisti di questa storia, perché, se così non fosse, non si chiamerebbero Antonello Velardi, Francesco Silvestro e Giorgio Magliocca.

Ai reduci, ai sopravvissuti resilientissimi, comunico il seguente concetto, quello della proverbiale staffa: raccogliamo da qualche settimana commenti sorpresi, spesso, addirittura, sconcertati, se non stralunati, sull’approdo a Forza Italia di Antonello Velardi. Ad ognuno di questi “spiazzati dalla vita”, comunichiamo che non siamo di fronte ad alcuna stranezza, a nessuna clamorosa deriva trasformista nel momento in cui si prende atto della candidatura di Velardi sotto alle insegne di Forza Italia, le uniche reali perché, onestamente, parlare ancora della Lega a Caserta rappresenterebbe esercizio penoso e imbarazzante, visto che il rapporto tra Magliocca e questo partito è espresso plasticamente, senza bisogno di alcuna appendice esplicativa, dal posto fisso “preso”, una volta varcata la soglia dei 50 anni da Salvatore Mastroianni, sulla carta coordinatore provinciale della Lega e assunto alla Provincia come semplice impiegato di concetto e da quel momento totalmente a disposizione di Magliocca e di Forza Italia, che da qualche mese hanno incorporato la Lega, disponendo a piacimento del simbolo di un partito, ormai inesistente, materialmente inesistente e non certo per effetto di valutazione figurata e retorica.

Non è strano che Velardi sia il candidato sindaco di Magliocca, Silvestro, Martusciello, Valentino Grant e Mastroianni. Non è strano, ma è normale, perché è nell’ordine naturale delle cose che Magliocca, Silvestro, Martusciello, Grant, Mastroianni e Velardi stiano insieme.

Ma lo volete capire o no che qui non è questione di centrodestra o di centrosinistra? Volete capire, cari dieci reduci sopravvissuti e arrivati fino a questo punto dell’articolo, che il gruppetto di cui sopra condivide una mentalità, un modello di vita, prassi, solo e sempre prassi e mai idee, e che, dunque, si metterebbe insieme a sinistra, a destra al centro o in una qualsiasi casella di collocazione, sempre e comunque irrilevante, se non come strumento di promozione e di ulteriore consolidamento di interessi personali per individui con le caratteristiche genetiche di Magliocca, Velardi, Grant, Mastroianni e Francesco Silvestro, quest’ultimo da tempo fluido conoscitore della strada che conduce a quella che è stata la stanza di Antonello Velardi nel Comune di Marcianise, città in cui è insediata una delle strutture produttive della sua azienda di materassi?

Fratelli d’Italia salva la faccia…per ora

Fratelli d’Italia, al momento, non ha perso la faccia. Appoggiare la candidatura di Velardi significherebbe, infatti, infliggere un danno a Giorgia Meloni, che se è diventata ciò che è diventata, è proprio perché non si è mai prestata per operazioni come quella di Velardi.

Se Fdi appoggiasse la candidatura dell’ex sindaco del Pd, oggi col centrodestra solo perché messo alla porta e isolato dal suo partito d’origine, tradirebbe clamorosamente il suo codice etico e l’obbligo di presentare un certificato dei carichi pendenti almeno decente.

Fdi si tiene, nella vicenda delle elezioni di Marcianise, sulla linea della dissociazione da quello che è solo un moncone di un sedicente centrodestra, che se nei territori vuol configurarsi in questo modo, è destinato a perdere molto presto, a dispetto dei sondaggi, il governo del Paese.