MARCIANISE. Due settimane dopo le elezioni, Renzi non incassò solo i 150 mila euro della Getra, ma anche 25 mila della Coca Cola visitata con Velardi

22 Giugno 2018 - 12:08

MARCIANISE(Gianluigi Guarino) E’ sbagliato affermare che la fondazione Eyu e la fondazione Open siano due creature diversamente distanti o diversamente vicine a Matteo Renzi rispetto al riferimento politico impersonale costituito dal Pd.

Se lo sono diventate ora, è da vedere. Sicuramente non lo erano nell’estate 2016, nell’estate in cui le nefandezze studiate e preparate a tavolino nei mesi invernali, declinarono in pieno il loro significato con chiarezza disarmante e scoraggiante. 

L’anno scorso di questi tempi, riprendendo un articolo de “Il Fatto Quotidiano“, scrivemmo di un finanziamento fatto dalla Getra di Zigon, azienda insediata nell’area industriale di Marcianise, alla fondazione Open, quella messa in piedi da Matteo Renzi, soprattutto a sostegno delle idee di riforma costituzionale franate il 4 dicembre successivo a causa di un imperdonabile errore di personalizzazione di quella campagna compiuta dallo stesso Renzi.

A 365 giorni di distanza, stiamo qui a scrivere di un’altra donazione, stavolta da parte della Coca Cola Italia: 25 mila euro alla Eyu che sarebbe in teoria la fondazione più vicina al pd in quanto tale, che a Renzi.

Queste munifiche corresponsioni di generosità liberale avvennero, per pura coincidenza, all’indomani della visita che il premier Renzi fece, a braccetto con l’allora neo sindaco Antonello Velardi, proprio in queste aziende dell’area industriale.

Insomma, la pariglia premier-sindaco di Marcianise non agitò nessun dubbio nella testa dell’amministratore di Getra Zigon, peraltro presente, insieme a Velardi alla Leopolda, con la speranza di aiutare il sindaco ad ottenere una candidatura, che poi non ebbe, alle elezioni politiche, e nel management di Coca Cola Italia, il cui board era riunito al cospetto dei due nel giorno della visita: un premier amico, un sindaco amico. E allora, diamo una mano alla causa.

Velardi indossava, quel giorno, la fascia per averla conquistata nel ballottaggio di poche settimane prima in cui aveva battuto il suo competitor Dario Abbate, uno che dal Pc in poi, non aveva mai debordato rispetto alle scelte del partito di entrare o di costituire soggetti politici nuovi fino al Pd, non a caso battezzato, nel 2008, al lingotto da Walter Veltroni. Ma a Renzi non fregava un tubo della storia e della dignità del Pd marcianisano. Se spedì a Caserta il suo ascaro Franco Mirabelli, lo fece, infatti, con un mandato secco e preciso: Velardi dovrà essere sindaco.

Lo statuto? Le primarie? Le regole violate nel modo più ripugnante nella storia? E chi se ne frega.

Chi aveva apprezzato Renzi, cominciò a capire, dall’espressione di quel suo sconsiderato e rozzo realismo che la personcina non era molto diversa dai politici che lui aveva rottomato, conquistando, in tal modo, milioni e milioni di voti.

Dunque, ricostruiamo temporalmente quella trama: Franco Mirabelli “si mette sotto i piedi” lo statuto, impedisce le primarie che erano state regolarmente chieste dal 60% degli iscritti e nomina d’imperio Velardi candidato sindaco del pd, epurando in pratica i tanti che per il Pd avevano sempre votato e che per il Pd si erano sempre sacrificati. Le elezioni andarono come sapete. Qualche settimana dopo Matteo Renzi e Antonello Velardi cominciarono un forse consequenziale giro della questua nelle principali aziende dell’area industriale di Marcianise.

Amen.