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MARCIANISE. Velardi spavaldo approva in giunta il Siad della vergogna. Dopo poche ore GUARDIA DI FINANZA DI NUOVO IN COMUNE

6 Dicembre 2018 - 16:56

MARCIANISE è(g.g.) Il sindaco Antonello Velardi ritiene, evidentemente, che tutto quello che è successo attorno alle vicende dell’Interportuttoto, a partire da quella convenzione da mille e una notte e da mille e una nefandezza, si sia sviluppato in maniera lecita, regolare, nel pieno rispetto della legge.

Dev’essere così. Non può che essere così. Deve essere questa la spiegazione che l’ha indotto a portare, l’altra sera, in giunta, il nuovo Siad, cioè il piano regolatore delle attività produttivo-commerciali che, essendosi esaurito, aveva bisogno di una ulteriore rideterminazione pianificatoria per consentire, a quelli del sedicente Interporto, di completare l’ennesima speculazione, che dopo i 200 milioni di euro e rotti incassati ai tempi del Campania, promette altri ricavi da capogiro a Giuseppe Barletta, Antonio Campolattano e compagnia.

E’, dunque, sicuro, il sindaco Velardi, che tutto ciò per cui lui ha lavorato, sin dal 2015, sin dal tempo in cui, pur non avendo alcun ruolo pubblico e alcuna carica istituzionale partecipava, chissà perchè, alle riunioni tra i dirigenti Ise e il comune di Marcianise.

E così, Velardi ha dato ordine ai suoi assessori di votare, zitti e mosca, il Siad elaborato dal simpatico Luigi Colella, per gli amici, Gigetto. E allora, dato che la Guardia di Finanza e la Procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere (evidentemente ed ovviamente impermeabile alle lodi sperticate erogate dal sindaco, un giorno sì e l’altro pure) nutrono convinzioni specularmente solide sul fatto che molte cose, nelle procedure che hanno portato alla firma di quella porcata, che chiamare convenzione è onestamente troppo, siano invece a sospetto di illiceità e di illegittimità, le stesse fiamme gialle, la mattina successiva alla riunione della giunta, cioè ieri, mercoledì, manco a dirlo e per mera coincidenza, hanno

fatto di nuovo “visita” agli uffici del comune di Marcianise dove hanno proceduto all’ennesima acquisizione di atti amministrativi e documenti.

E dato che c’erano, si sono portati via anche le copie del Siad, approvato la sera prima dalla giunta comunale.

Insomma, il primo cittadino tiene botta. Ripetiamo, è convinto che in questa operazione, Barletta e Campolattano siano stati trattati equamente; è convinto che quella non sia una porcata, bensì una vera convenzione seria ed equilibrata, dalla quale il comune di Marcianise e i marcianisani trarranno dei vantaggi reali, soprattutto in termini di entrate di cassa; è convinto che il prezzo praticato a Barletta e Campolattano per ogni metro quadrato dell’area sottoposta all’ennesima mega colata di cemento, sia quello giusto e, di conseguenza e di rimbalzo, anni fa, gli sfortunati titolari del vicino Outlet subirono una vera e propria rapina, pagando, al comune di Marcianise e dunque a tutti i cittadini, 10 volte in più il prezzo che pagheranno oggi quelli dell’Ise.

Pagheranno per modo di dire, visto che quel capolavoro di porcata, pardon, di convenzione, prevede, badate bene, che i primi quattrini saranno scuciti al momento dell’ottenimento dell’ultimo di tutti i permessi a costruire, previsti dal piano di insediamento delle nuove strutture, con la concreta possibilità che l’Interporto non sganci una sola lira e che l’ultimo permesso a costruire (scusate se pensiamo male, ma la storia del’Interporto Sud Europa è questa) serva solo quale strumento utilizzato per non pagare: no permesso, no money.

Poi c’è sempre il piano B: a concessioni edilizie tutte attribuite, la garanzia relativa alle obbligazioni (si fa per dire) assunte dall’Interporto, è fornita da un fideiussore dell’Italia centrale, da una finanziaria che per la banca d’Italia, non certo per CasertaCe, non potrebbe svolgere la funzione di garante, non possedendo i requisiti, come abbiamo scritto in più occasioni noi di CasertaCe.

Insomma, Velardi è convinto. E se è convinto, fa bene ad andare avanti. Fa bene se questa è la motivazione per cui pone le sue ragioni in prevalenza e, diciamocela tutta, in contrapposizione rispetto a quelle della procura della repubblica e della guardia di finanza.

Qualora non dovesse essere questa la ragione per cui va avanti, qualora la sua determinazione non fosse figlia di un convincimento intimo e trasparente sulla liceità dell’intera operazione, allora il fatto diventerebbe inquietante, perchè questa sicurezza che bacia, si fonde e diventa un tutt’uno, con la sicumera, potrebbe essere costruita su un passato denso di conoscenze dentro ai poteri forti, nel cosiddettto alto loco.

Staremo a vedere.

 

QUI SOTTO L’ULTIMA PUNTATA DELLA NOSTRA RECENTE INCHIESTA SULL’INTERPORTO: QUELLA DEDICATA ANCHE AL NUOVO SIAD

TERZA PUNTATA. L’INTERPORTO DELLA VERGOGNA. La concessione di Leroy Merlin all’Ise, ma i lavori li fa una società in mano a olandesi farlocchi. E il Siad di Gigetto…

“Antichi Splendori” sempre più…splendidi – Sono tre i permessi a costruire incassati da quelli dell’Interporto, precisamente i numeri 965, 972 e 1009.

A ben leggere questi permessi ci si accorge che il beneficiario degli stessi, roba veramente pazzesca, è un soggetto giuridico diverso dal contraente dell’accordo negoziale, che è l’Interporto Sud Europa: a far irruzione sulla scena e anche sul cartello del cantiere del capannone destinato a ospitare Leroy Merlin (ovviamente denso di irregolarità, a partire dalla distanza dalla strada prospiciente), è la società Antichi Splendori, con sede nella zona interportuale di Maddaloni.

Amministratore unico, manco a dirlo, Giuseppe Barletta, che è subentrato ad Arcangelo Iodice, architetto di famiglia, il quale a sua volta aveva sostituito Giovanni Ventimiglia.

“Antichi Splendori”, società italiana, è completamente nella mani di una società olandese Tonard Investments B.V.

Va da sé che qualsiasi diavoleria giuridica sia stata o possa essere ancora utilizzata per giustificare tutto questo mai potrà superare l’anomalia della totale sostituzione di un soggetto giuridico, titolare dei tre permessi a costruire, che poi scompare dalla scena.

Perché questo succede con l’Ise ormai decotta (amministratore Antonio Campolattano).

Domanda: dato che i permessi a costruire li ha chiesti Interporto Sul Europa e i lavori sono realizzati da Antichi Splendori, che dunque sarà l’impresa che incasserà i tanti quattrini di Leroy Merlin e compagnia, chi pagherà e con quali soldi del 120 rate-barzelletta relative ai terreni a prezzi stracciati ceduti dal Comune di Marcianise?

I cittadini-contribuenti partiranno per l’Olanda per prendersi quei quattro pidocchi, li chiamiamo ancora così, che toccano alle casse del Comune?

Insomma, veramente una storiaccia.

Ma tutto questo può essere spiegato aggiungendo un altro fattore: forse ciò è accaduto poiché il contraente, cioè l’Ise, deve al Comune svariati milioni di euro, tra mancato versamento Imu e contenziosi riguardanti gli espropri.

Inoltre, niente risulta, restando al rapporto molto naif tra il Comune e l’Ise negli atti di questa procedura, rispetto a una verifica dei requisiti antimafia, di regolarità del Durc, così come prevedono il Codice Antimafia, l’articolo 91 del d.lgs 159/2011 e un altro decreto legislativo, il 50/2016, all’articolo 80 (Codice degli Appalti riformato), oltre che il Protocollo di Legalità firmato dal Comune di Marcianise con la Prefettura di Caserta il 20 maggio 2008.

Il Siad di “Gigetto”. Un atto che ha spaventato finanche Spasiano – Dulcis in fundo, l’ultimo dei cento scandali messi in fila in questa storia, autentico paradigma di questa terra.

A un certo punto il Comune di Marcianise si è accorto, ma forse se ne sono accorti quelli dell’Interporto, di aver esaurito gli spazi dove edificare, previsti dal Piano Commerciale in vigore. Panico.

La prima reazione è stata quella di tentare un blitz alla Regione Campania per ottenere un nuovo Siad con procedura semplificata. Spasiano sperava che con qualche santo negli uffici regionali la cosa si potesse fare, ma ha incrociato una funzionaria che si è limitata a verificare i requisiti che il Comune non aveva e di cui scrivemmo a cavallo di Ferragosto.

Si tratta di una documentazione che i lettori di Casertace possono consultare cercando la parola chiave “Siad”.

In un Ferragosto di tensione, Spasiano viene precettato dalle ferie dal sindaco Velardi, che evidentemente consigliato dai soliti noti dell’Interporto, esige dal dirigente la firma di una determina nella quale questi si assuma la responsabilità della chiamata diretta, senza passare nemmeno per un avviso pubblico, del commercialista locale Luigi Colella, per gli amici “Gigetto”, storicamente legato a doppio filo all’ex sindaco Filippo Fecondo (che forse a quel punto riprende una linea di dialogo con Velardi, con cui non parlava da mesi per le note vicende politiche).

Pare che Spasiano, finanche Spasiano, abbia resistito, affermando che una cosa del genere non avrebbe potuto passare inosservata al cospetto della magistratura e della polizia giudiziaria. E infatti così è stato, visto che tre o quattro giorni dopo, intorno alle ventina di agosto, gli uomini della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Caserta si sono presentati al Comune per acquisire quella determina e la documentazione acclusa.

Ma intanto la nomina di Gigetto ha consentito alla procedura finalizzata alla nuova cementificazione, targata Barletta, di proseguire.

Poi qualcosa è successo, ma questa è un’altra storia che forse, al di fuori di questa inchiesta, che si conclude con questa terza puntata, seguiremo con articoli singoli, già a partire dai prossimi giorni.

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