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MONDRAGONE. Da far cadere le braccia. Il competitor di Rivetti, l’amico di Conte, è stato il signor Cavolo che non sa neppure cosa sia un rubinetto

19 Luglio 2018 - 18:41

MONDRAGONE (g.g.) – Un paio di cose ci sono rimaste ancora sullo stomaco. Perché, nel gioco delle parti, ognuno fa il suo: un giornale con un DNA alla CasertaCe svolge una funzione di controllo democratico rispetto ai processi di governo, in modo da capire se questi vengano sviluppati nell’interesse dei cittadini o dei politici che comandano le leve dei vari comuni e degli altri enti di gestione. Dall’altra parte ci sono, per l’appunto, i comuni, i quali, vivendo in un contesto sociale in cui il clientelismo, la lottizzazione, la corruzione endemica, la fanno da padrone, sviluppano, a volte anche non volendo, delle politiche che, diciamocela tutta, fanno diventare, come abbiamo scritto centinaia di volte in questi anni, il reato di turbativa d’asta una vera barzelletta.

Un reato che in diverse occasioni, più o meno provocatoriamente, abbiamo chiesto di togliere dal codice penale per quanto riguarda l’esercizio dello stesso in provincia di Caserta, in quanto noi riteniamo di poter affermare che il 98% delle gare, degli affidamenti sotto soglia, di quelli diretti, con quella barzelletta delle cinque imprese invitate, sono tutti viziati da irregolarità che arrivano fino all’illegalità con tanti fenomeni di corruzione acclusi sotto traccia.

Quindi, dicevamo, il gioco dell parti: CasertaCe

controlla, il comune tot. non diventa eroico e cerca di gestire l’andazzo per evitare di essere terremotato da chi ha avuto promesse che poi attende vadano allo scontro.

Ci arrabbiamo, e ci dispiace, quando qualche comune fa il furbo. Mondragone, per esempio ci ha provato a prenderci per il culo ma non ci è riuscito. La vicenda è quella che abbiamo raccontato qualche giorno fa (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO) riguardante l’aggiudicazione di una gara per gli impianti di condizionamento di palazzo Tarcagnota. Mai avevamo assistito a una scena pietosa come quella messa in piedi dall’ufficio tecnico comunale. A dicembre noi pronosticammo la certa vittoria di Michele Rivetti, imprenditore storicamente legato all’ex sindaco Ugo Alfredo Conte.

D’altronde è un giochino che facciamo in molti comuni, se questo fosse accaduto l’avremmo segnalato non impuntandoci più di tanto e l’avremmo fatto al grido mozartiano “Così Fan Tutti!”. E invece hanno voluto fare i furbetti, alla gara si sono presentate due imprese, la vincitrice, incredibilmente, ha rinunciato e la seconda (questo è l’elemento di novità che non avevamo ancora raccontato) non ha presentato la garanzia fideiussoria. che è un po’ la stessa cosa per un tennista che va in campo senza la racchetta. Ma lì il piano era chiaro. La gara doveva essere annullata dopo aver confuso un poco la testa a chi controllava e poi rifatta, aumm aumm.

Così è successo, l’ha vinta naturalmente l’impresa di Michele Rivetti, ma la seconda novità che raccontiamo oggi riguarda l’altra ditta partecipante che ha gentilmente espresso un ribasso sulla base d’asta tanto piccolo da consentire a Rivetti di farne uno ugualmente limitato in modo da introitare più soldi possibile.

La seconda ditta si chiama CAVOLO ERNESTO con sede in via Landolfo a Mondragone. Beh, può essere pure che figurativamente, nell’ultimo periodo, può essere che si sia iscritta tra le imprese che si occupano di idraulica e condizionatori, ma ammesso e non concesso che questo sia avvenuto, non c’è un mondragonese che non sappia che la ditta cavolo si è occupata e si occupa di tutt’altro, di edilizia, e che nemmeno sa come sia fatto un rubinetto o un tubo per il raffreddamento dell’aria.

Guardate, a Mondragone state rischiando grosso, qualche mese fa avevamo fatto una sorta di patto per il quale ci eravamo impegnati a congelare la posizione di Ugo Conte fino alla sentenza del processo che lo riguarda prevista per settembre.

Avevamo posto però una sola condizione: Ugo Conte, a casa sua, fuori da ogni dinamica amministrativa, fino al giorno della sentenza. e invece no, l’ex sindaco non riesce proprio a farne a meno, creando disagio, tra le altre cose, al figlio Michele che rischia d’interpretare il ruolo scomodo e immeritato di pura comparsa e di pura testa di legno.