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CAMORRA. Il rapporto della Direzione Antimafia sulla situazione in provincia di Caserta

19 Luglio 2018 - 15:40

CASERTA (red.cro.) – L’azione di contrasto della Magistratura e delle Forze dell’ordine ha portato ad un ridimensionamento del cartello dei CASALESI, in particolare delle famiglie SCHIAVONE e BIDOGNETTI, cui si sarebbero affiancati nuovi, piccoli gruppi criminali dediti perlopiù al traffico di stupefacenti. Il cartello, composto dalle citate famiglie SCHIAVONE e BIDOGNETTI, nonché dai gruppi ZAGARIA e IOVINE, rimane comunque solido per la «capacità mimetica» delle sue articolazioni, organizzate più sul modello delle famiglie di cosa nostra, che non secondo gli schemi della camorra napoletana. Con riferimento al radicamento nel territorio, il cartello è tuttora operativo nella quasi totalità della provincia,in particolare nell’agro aversano, e mantiene salda la struttura unitaria, con un «gruppo di comando» e una cassa comune in cui confluiscono i proventi illeciti, da utilizzare anche per l’erogazione centralizzata di uno stipendio ai quadri dell’associazione. I CASALESI continuano a distinguersi per la spiccata capacità di riciclare denaro, avvalendosi anche di professionisti.

A questo riguardo, va evidenziato che i canali di reinvestimento, inizialmente indirizzati all’edilizia, al ciclo degli inerti e alla ristorazione, si sono estesi al settore immobiliare, alla grande distribuzione alimentare, alla logistica ed ai trasporti, all’import-export e all’intrattenimento , che consentono di accumulare forti liquidità. Non a caso, nel mese di settembre, a San Cipriano d’Aversa , la DIA di Napoli ha eseguito la confisca di consistenti disponibilità finanziarie nei confronti della sorella del capo della fazione dei ZAGARIA.Come

accennato, la forza del sodalizio dei CASALESI risiede nella capacità di infiltrare il tessuto sociale e i vari ambiti della vita pubblica locale, attraverso l’operatività e la complicità di colletti bianchi, in grado di pilotare l’aggiudicazione di gare di appalto in favore di imprese predeterminate, espressione del cartello criminale.

Significativa, in proposito, la confisca di un patrimonio di oltre 2,7 milioni di euro, eseguita, nel mese di novembre, nei confronti di un imprenditore casertano operante nei settori del calcestruzzo e del trasporto, ritenuto affiliato al clan dei CASALESI e punto di riferimento imprenditoriale per la consorteria criminale nell’ambito dell’assegnazione degli appalti pubblici.

La patologia di tali rapporti illeciti tra camorra e funzionari pubblici «collusi», si manifesta nella concessione di autorizzazioni, licenze, varianti urbanistiche , nelle assunzioni, negli incarichi di progettazione, nell’affidamento di lavori e manutenzione e, come detto, in prevalenza nella concessione di appalti in favore di società a diverso titolo legate ai clan.

Tra le diverse frange del cartello dei CASALESI, la fazione SCHIAVONE continua a detenere la supremazia sui territori di competenza, grazie alla gestione di volta in volta affidata al sodale libero più autorevole ed alla incondizionata fedeltà degli affiliati verso l’organizzazione. Dopo l’arresto dei figli dello storico capo clan, ristretto in carcere con il regime previsto dall’art. 41 bis O.P., la reggenza sarebbe stata affidata a personaggi che, pur non appartenendo alla famiglia SCHIAVONE, risultano in grado di controllare il territorio. Il gruppo IOVINE, di cui risultano ancora latitanti due elementi di spicco, appare meno attivo rispetto alle altre componenti del cartello, a causa della collaborazione con l’Autorità Giudiziaria del capo clan.

Mantiene il suo potere criminale il sodalizio ZAGARIA, nonostante la detenzione dello storico capo clan, forte soprattutto di una salda struttura imprenditoriale in grado di relazionarsi con la pubblica amministrazione. Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio dei clan, in buona parte della provincia sono operativi gruppi che fanno riferimento ai CASALESI, ma anche sodalizi autonomi rispetto a questi ultimi, quali il clan BELFORTE, originario di Marcianise ed attivo nel capoluogo, nonché, anche attraverso gruppi satellite, nei comuni di San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Casagiove,Recale, Macerata Campania, San Prisco, Maddaloni e San Felice a Cancello. Un ruolo apicale è rivestito dalla moglie dello storico capo clan, detenuto in regime di «carcere duro». A Sessa Aurunca e Mondragone, il territorio è controllato dal sodalizio GAGLIARDI-FRAGNOLI-PAGLIUCA, eredi della famiglia LA TORRE, legati ai BIDOGNETTI e dediti prevalentemente a traffici di stupefacenti e alle estorsioni. 

Ancora a Sessa Aurunca, nonché a Cellole, Carinola, Falciano del Massico e Roccamonfina, l’indebolimento del clan ESPOSITO, detto dei ‘Muzzuni, ha da tempo determinato l’emersione di piccoli gruppi, molto eterogenei, anche questi dediti al traffico e allo spaccio di stupefacenti ed alle estorsioni. A Santa Maria Capua Vetere sono presenti il gruppo DEL GAUDIO e l’antagonista FAVA, significativamente indebolito da scelte collaborative di affiliati di spicco.