S.MARIA C.V. Soldi a palate per 5 tecnici esterni incaricati per le zone a vincolo urbanistico scaduto. E gli standards…

12 Giugno 2018 - 10:13

SANTA MARIA CAPUA VETERE – (g.g.) L’amministrazione comunale di Santa Maria Capua Vetere non può non dar conto, e lo diciamo senza pregiudizi e senza alcuna acrimonia, anzi, del modo con cui spende e, molto spesso, spreca i soldi. Per mesi e mesi, un ufficio tecnico nel caos totale ha completamente dimenticato un fatto importantissimo qual è senza dubbio la scadenza dei vincoli urbanistici, legati al Prg vigente, in diverse aree della città.

Naturalmente, i proprietari di quei terreni, di fronte all’inadempienza del comune, hanno fatto valere i loro diritti, chiedendo ed ottenendo dall’amministrazione provinciale, la nomina di un commissario ad acta che, a vincoli scaduti, andasse a rideterminare, ovviamente in perfetta adesione alle normative vigenti, la destinazione d’uso di quei suoli.

Il commissario ad acta, forse non competentissimo in materia, ha pensato di poter nominare lui una serie di tecnici esterni, incaricati di eseguire le procedure. Tanto entusiasmo è stato frustrato dal comune che, giustamente, ha sottolineato la competenza propria nella materia delle nomine.

Ora, già questo avrebbe potuto determinare un gesto nobile, compiuto nella direzione del vero cambiamento. Il sindaco e Leone avrebbero potuto dire: dato che adesso abbiamo due nuovi dirigenti, vediamo di mettere a frutto le loro competenze e la loro capacità organizzativa, così non buttiamo via soldi.

“Cambiamento”: una bella parola di cui tutti si riempiono la bocca e che in realtà nessun politico, impegnato nelle amministrazioni locali, pratica. Questa determina che pubblichiamo in calce, apre la strada a 5 incarichi esterni per una spsa complessiva di 41 mila euro, cioè 8 mila 100 euro a professionista.

In più bisognerà pagare il commissario ad acta e tutta l’operazione costerà ai cittadini sammaritani circa 50 mila euro.

Di fronte a questo lauto compenso, ci aspettiamo un lavoro serio da parte dei tecnici incaricati. Speriamo di non leggere delle formulette scontate, banali, adesioni a giurisprudenze le quali hanno definito questa materia, associando la riclassificazione delle aree alla cosiddetta “zona omogenea” a cui appartengono.

Perchè qui c’è un punto fondamentale: se queste 5 zone dovessero diventare tutte residenziali, questo non potrà avvenire senza un preciso studio e una precisa definizione degli standards che sono un obbligo ineludibile sancito dal decreto ministeriale 144. Volumetria in rapporto a significativi spazi messi a disposizione dalla pubblica utilità. La determinazione degli standards è propedeutica, a nostro avviso, alla riclassificazione della zona a vincolo scaduto.

Se consideriamo che tutto questo sta accadendo dentro ad un puc, almeno in teoria in fase di elaborazione, si capisce bene che stiamo parlando di “giochi pericolosi”.

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