Sacerdote abusa di una bambina di 10 anni. Lei riprende tutto. Le registrazioni finiscono a “Le Iene”
4 Novembre 2019 - 16:50
TRENTOLA DUCENTA – (Lidia e Christian de Angelis) La storia di abusi sessuali ad opera, secondo le accuse di una vittima, da parte del prete di famiglia, Don Michele Mottola,di Trentola Ducenta, parroco di Qualiano, finisce su la Iene, la nota trasmissione Mediaset, di inchiesta. L’inviata Nina, intervista il sacerdote accusato di pedofilia e abusi. La storia sarebbe questa, la vittima, Marina ha 10 anni e mezzo quando don Michele, il prete amico di famiglia che frequenta la sua casa, avrebbe iniziato con le sue attenzioni sessuali. La piccola non ha il coraggio di parlare delle violenze ai genitori e prova a confessarsi con alcuni parrocchiani, che però non le credono. E allora decide di registrare quegli abusi per incastrarlo. Nina Palmieri racconta il suo dramma di abusi che avrebbe subìto la piccola dal “prete di famiglia”.
Dall’inchiesta è emerso questo: “La bambina ha registrato tutto per incastrarlo “Vorrei morire per non vedere più nulla, per andarmene e non sentire nessuno. Mi sento più sola che mai perché nessuno mi potrà mai capire. Io con le lacrime potrei creare un mare.”
“Ti devi proprio sentire morire dentro per mettere il telefonino in tasca e non avere paura che lui se ne potesse accorgere e magari le potesse anche fare qualcosa. E invece lei non ha avuto paura ed è andata fino in fondo perché non ce la faceva più”, dice la sorella della bimba alla Iena. “Mia figlia è stata più furba di lui, è stata brava eh? Bravissima, orgogliosa di mia figlia”, racconta con gli occhi lucidi la mamma della bambina abusata. Don Michele Mottola arriva nel paese di Marina nel 2017 e conquista subito la fiducia della piccola e della sua famiglia. “È stato a cena a casa nostra, a capotavola al posto di mio marito, pensavamo sai è una brava persona, era diciamo come un amico”, racconta la mamma di Marina. Il parroco inizia a fare piccoli grandi regali alla bambina, prima un orologio, poi un giubbino e addirittura un computer. Regali che giustifica come un ringraziamento per quelle cene a casa della sua famiglia.Ma Marina, proprio in quel periodo, comincia a cambiare: “A volte fissava il vuoto come se volesse sfogare la sua rabbia ma non ci riuscisse”. Inizia ad essere al centro delle attenzioni di Don Michele e prova a confidarsi con due amici parrocchiani, che però non le credono.Uno dei due racconta: “La bambina mi fece una confidenza ‘sai in parrocchia c’è qualcuno che mi fa delle cose, è Don Michele, lui mi bacia’ e li per lì rimango stupefatta e dico: ma come? Ma ti bacia come bacia tutti quanti?”.
E Marina risponde: “No, lui mi bacia qua”, e indica le labbra.La piccola a un certo punto arriva a scrivere dei bigliettini di aiuto: “Ma quello che facciamo io e Don Michele si chiama sesso?”. Gli adulti però sembrano non voler credere a quei racconti così assurdi e allora lei prende il coraggio a due mani e decide di registrare con il telefonino gli audio.“Io ti terrei dalla mattina alla sera qua se tua mamma fosse più consenziente”, le dice don Michele, che aggiunge: “Lo sai che ti voglio bene, vuoi un bacino?”. La bimba cerca di fermarlo ma lui la rassicura: “Ma guarda che non c’è nessuno. Hai paura? Abbracciami, baciami”. Qualche giorno dopo la piccola torna nell’appartamento del prete, proprio sopra la parrocchia. E continua a registrare. Nell’audio si possono sentire sospiri, silenzi, rotti improvvisamente dal lamento della bambina, che dice “basta, basta”.
A un certo punto Don Michele le dice: “Prendi questa per asciugarti”. La parrocchiana con cui si era confidata la bimba, quando sente queste registrazioni, le dice di avvertire subito la mamma, ma Marina ha paura. Passano altri mesi, senza che nessuno la sottragga dalle sue mani e poi, il 2 febbraio 2019, c’è un nuovo incontro, durante il quale Marina decide di affrontare Don Michele. “Quelle cose che noi facciamo, gradirei non continuare”, gli dice a muso duro ma lui liquida il tutto come “una storiella”.“Così tu mi consideri una specie di malato mentale se mi tratti così”, le dice. “Non vorrei che tu mi vedi come uno che fa violenza ai bambini…” e le dice che sarebbe stata consenziente.Qualche settimana dopo Marina confessa a Don Michele di aver raccontato di quegli abusi ai due parrocchiani, ma si sente comunque in colpa, perché è affezionata a lui. “Vorrei essere trattata come tutti gli altri bimbi, non pensate che ora vi odio”, gli scrive in un messaggio. Ma lui risponde: “Non dovevi farlo, perché adesso capiranno altre cose. Le cose si metteranno molto male. Vengo a casa tua a parlare con i tuoi genitori”.
Quando il parroco li incontra, alla presenza di Marina che continua a registrare, si difende così: “Tutti i bambini vengono vicino a me, mi danno un bacino e se ne vanno”. E rimprovera Marina: “Le bugie le sai dire. Mi hai capito che le bugie le sai dire? Sei come i kamikaze islamici, buttano una bomba, uccidono la gente e se ne vanno”. E la spaventa: “Il fango va a finire anche su quello che è la famiglia, su di te”.Il prete è talmente abile con le parole che la madre di Marina, alla fine, se la prende con lei e la minaccia di portarla in un istituto. È il momento per Don Michele di insistere sulla piccola, intimandole di non parlarne più: “Puoi dire che tu hai inventato tutto al limite? Tutto, che io ti portavo nella stanza da letto… tutto. Allora… Noi togliamo questo casino di mezzo… noi facciamo finta che non è mai successo, non ne parliamo più ok?”.
I parrocchiani però hanno deciso che la cosa deve finire e lo affrontano. “Lui impassibile, freddo ha detto ‘io ti posso assicurare che non sono andato a fondo’ dice lui’”. Che non ci sarebbe stata alcuna penetrazione, insomma. Finalmente la madre di Marina apre gli occhi e va dal vescovo, mentre don Michele avrebbe confessato quelle violenze dicendosi pentito. Resta il dolore di quella bimba innocente, a lungo non creduta e addirittura accusata di aver acconsentito alle violenze. Marina, a un certo punto, è anche arrivata a scrivere una lettera allo stesso Don Michele. Una lettera che Nina Palmieri decide di consegnare proprio al parroco, e che recita così: “Caro Don Michele con tutto il rispetto le volevo dire che un futuro con voi non lo voglio costruire. Io dentro di me mi sento scoppiare e non so fino a quando potrò resistere. Io non mi sento più una bambina, mi sento troppo grande”.
Il sacerdote era stato interdetto a maggio scorso dalla Diocesi di Aversa:
“A seguito della segnalazione pervenuta alla Diocesi di Aversa, in data 24 maggio 2019, da parte di alcuni fedeli della Parrocchia “S. Giorgio M.” in Ducenta (Ce), che attribuiva al Parroco della stessa chiesa, Sac. Michele Mottola, atti configurabili come abuso su una persona di minore età, nei confronti dello stesso Sacerdote, in data 25 maggio 2019, è stato emanato un Provvedimento Disciplinare Cautelativo con l’immediata interdizione dalle funzioni di Parroco.
Nel contempo sono state avviate tutte le procedure previste dal Codice canonico per accertare la gravità delle responsabilità del Sacerdote e per assicurare ogni tutela alla persona di minore età coinvolta in questa situazione.”
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