TEMPESTA IN OSPEDALE. I sindacati denunciano il Dg Ferrante alla Procura. Un nostro punto di vista sul concorso per capisala

22 Febbraio 2019 - 16:58

CASERTA – Decidere di intraprendere la strada della narrazione della legalità è sempre una cosa rischiosa, un’arma a doppio taglio.

All’inizio proietta su chi la adotta la luce dell’innovazione, del cambiamento. Quella maggioranza silenziosa che guarda ormai alle nefandezze con cristiana rassegnazione, si rianima e coltiva la speranza che chi dice di voler risanare moralmente questa azienda pubblica, questo comune o questo ente strumentale, possa realmente riuscire nel suo intento grazie alla credibilità che all’inizio di un mandato, quando non si posseggono troppi elementi per valutare concretamente l’operato di un alto dirigente, è garantita semplicemente dall’espressione verbale.

Mario Ferrante, direttore generale dell’ospedale civile di Caserta, è legato da rapporti corretti e cordiali con il sottoscritto e Casertace.

Con lui, a differenza di ciò che abbiamo fatto (e che abbiamo fatto!) con i suoi predecessori, abbiamo stabilito di dar valore allo strumento del confronto delle idee. Ovviamente qui troverà un interlocutore e un giornale che vogliono discutere di fatti, di qualità dei servizi, non di bagattelle.

Ferrante incrocerà una persona e un giornale che lo rispettano, ma certo non si prestano a quello che fa “Il Mattino” di Caserta, al cui abbraccio, rivelatosi mortale per i suoi predecessori, l’amico Ferrante sembra essersi consegnato ultimamente, evidentemente mal consigliato.

Riprendiamo il filo: smontare, considerandolo illegittimo, un concorso di 11 anni fa, gestito dall’allora direttore Luigi Annunziata (tutt’altro che uno stinco di santo, con il quale ci prendevamo a randellate un giorno sì e l’altro pure), è un’operazione seria, anzi serissima.

Perché Ferrante, azzerando l’atto che portò all’assunzione (per carità, clientelare quanto si vuole, forse anche forzata) di 49 coordinatori dei reparti – leggi capisala – smentisce anche chi è venuto dopo Annunziata confermando l’esito di quella selezione per titoli e colloqui.

Fino a quando smentisce Franco Bottino, uno dice: ok, questo è un altro soggetto particolarmente discusso. Ma se smentisci anche Nino Postiglione, attualmente super dirigente della sanità campana, per diversi mesi commissario dell’ospedale di Caserta, e anche i tre commissari straordinari di governo Cinzia Guercio, Michele Ametta e Leonardo Pace, che hanno gestito il nosocomio dopo lo scioglimento degli organi dirigenti per infiltrazione mafiosa, allora occorre un’argomentazione solidissima, che forse entra dentro al perimetro, fino a questo momento inesplorato, del Codice Penale.

In mezzo a questo c’è la vita di questi 49, i quali sono rimasti in servizio per 11 anni (o poco meno, per chi è deceduto o è andato in pensione).

Questo per far capire su quale terreno minato si stia muovendo Ferrante.

Se quegli incarichi da coordinatore sono illegittimi, sarà cosa buona, giusta e doverosa, fare il calco della differenza tra lo stipendio base da infermiere dei 49 e quello che hanno percepito al lordo dell’indennità di funzione.

Sono circa 260 euro lordi al mese.

Siamo a più di 30mila euro da restituire per ognuno dei 49, i quali però, al di là del titolo, secondo Ferrante illegittimo, le funzioni di coordinatori le hanno svolte giorno per giorno e notte per notte, assumendosi tutte le responsabilità che non sono esattamente le stesse di un infermiere non graduato.

Cosa facciamo allora di questo tempo? Di questi soldi che il direttore ritiene illegittimamente percepiti, delle funzioni realmente esercitate, facciamo finta di niente?

All’amico Ferrante dico: se tu spedisci in cavalleria il problema degli effetti di un concorso annullato in quanto illegittimo, a qualcuno con la mente un po’ più libera rispetto a quelli che oggi ti smarchettano, potrebbe venire in mente che la finalità della tua azione non sia legata alla volontà di eliminare il vulnus di una illegittimità, ma sia quello di conquistare la possibilità di controllare un concorso in modo da gestirlo, seppur con le sopraffine capacità di mascheramento che magari tu Ferrante sei in grado di utilizzare, per fini politici o per fini elettorali, a uso e consumo del governatore De Luca e dei suoi adepti in loco.

Siamo sicuri che non è così. Siamo sicuri che tu Ferrante sia in buona fede. Però, muovendosi in questa maniera offre, come si suol dire, il fianco a chi, fondatamente a quel punto, fiuta qualcosa di strano in questa faccenda.

Per quanto riguarda De Luca, poi, non è che assumendo 20 o 30 nuovi capisala lo aiuti più di tanto. Perché se riesci a fare quello che nessun altro era riuscito a fare, cioè compattare tutte le più accreditate sigle sindacali, al netto della Fials (ma che ne parliamo a fare) alla fine il saldo dei voti sarà nettamente a sfavore.

Perché vaglielo a spiegare a De Luca che Nursing Up e le mitiche Cgil, Cisl, Uil e anche la giovane Fsi si sono coalizzate e hanno addirittura presentato un esposto alla Procura della Repubblica, alla Corte dei Conti e, per conoscenza, allo stesso governatore, denunciando quello che, a loro dire, è il comportamento antisindacale del direttore generale.

I politici, soprattutto quando sono sotto elezioni, diventano degli animali irragionevoli e se a Napoli arriva la notizia che i sindacati della sanità di Caserta voteranno tutti contro De Luca per colpa di Ferrante, il problema sarà posto a quest’ultimo in termini politici, dato che è la politica lo strumento attraverso cui lui e tutti gli altri direttori generali della Campania hanno ottenuto il proprio incarico.

Ai contenuti dell’esposto dedicheremo un articolo a parte, che pubblicheremo al massimo lunedì mattina.

Un’ultima breve nota.

Se un direttore generale revoca un concorso fatto 11 anni fa in un posto come l’ospedale civile di Caserta (ovvero in un luogo in cui ha abitato il cognato di Michele Zagaria e si sono verificati arresti, frutto di decine e decine di indagini della magistratura antimafia e ordinaria, vedi l’ultima sulle colonne laparoscopiche), ci sarà qualcuno che ogni giorno ti dirà, amico Ferrante: “Caro direttore, se hai revocato quell’atto, quel concorso, allora devi revocare altre 100, 150, 200 delibere al cui confronto quella incriminata di Annunziata è un esercizio serale dei monaci trappisti di clausura”.

I sindacati affermano che questa loro battaglia è finalizzata ad attribuire una fascia retributiva superiore a tutti i dipendenti del comparto. Tu, Mario, dici che questa rivendicazione è strumentale in quanto indirizzata a colpire l’iniziativa del nuovo concorso dei coordinatori.

Ma per i motivi appena declinati, con amicizia e con spirito costruttivo, ti dico che con queste premesse difficilmente riuscirai a far passare l’idea che i sindacati dell’ospedale sono un manipolo di opportunisti.

I conti del tuo ragionamento non tornano e il perché te l’ho spiegato.

 

Gianluigi Guarino