4 ARRESTI. Fermato il figlio 20enne del reggente dei CASALESI

18 Ottobre 2021 - 15:10

SAN CIPRIANO D’AVERSA – A Modena e provincia i carabinieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 4 persone (3 in carcere e 1 ai domiciliari), ritenute responsabili, a vario titolo, in concorso tra loro, di lesioni personali, detenzione abusiva di armi e munizioni, ricettazione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e violenza privata, con l’aggravante di cui all’art. 416 bis.1 c.p. per reati connessi ad attività mafiose. L’indagine che ha condotto all’odierna misura cautelare origina da uno stralcio del procedimento penale della procura della repubblica di Ancona, instaurato a seguito del decesso di 6 persone (di cui 5 minorenni), avvenuto tra il 7 e l’8 dicembre 2018, in Corinaldo (AN), presso la discoteca ”Lanterna Azzurra”.

Il locale nucleo investigativo di Ancona ha raccolto elementi circa la possibile disponibilità di armi da parte di alcuni soggetti coinvolti in quella vicenda, residenti in Castelfranco Emilia, provincia di Modena, e in altre località del modenese.

Tra i destinatari delle misure cautelari c’e’ il ventenne di Castelfranco Emilia (Modena) Ugo Di Puorto, figlio di Sigismondo Di Puorto, quest’ultimo ritenuto reggente del clan dei Casalesi in provincia di Modena. Ugo Di Puorto risulta appunto anche come figura centrare nel gruppo che avrebbe causato la strage alla Lanterna Azzurra. A portare alle nuove misure cautelari, nate appunto da uno stralcio del fascicolo su Corinaldo, le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Ancona e Modena.

I militari hanno scoperto che alcuni soggetti coinvolti nell’inchiesta su Corinaldo erano in possesso di armi, successivamente i carabinieri di Modena hanno arrestato un uomo sempre legato al gruppo poiche’ trovato in possesso di 230 grammi di cocaina e due pistole rubate. In questo contesto e’ anche emerso che Ugo Di Puorto dopo aver avuto un diverbio per futili motivi con un altro giovane di Castelfranco Emilia lo aveva malmenato, per poi interpellare gli altri destinatari dei provvedimenti cautelari, a disposizione del clan, affinche’ gli procurassero un’arma da utilizzare per risolvere la controversia.