È morto un uomo: Raffaele Gallucci, patron del centro Antares, portato via da un malore

23 Marzo 2020 - 14:34

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Ha lavorato fino all’ultimo giorno. Raffaele Gallucci aveva reso rettilinea la parabola ordinaria che connette la vita lavorativa al riposo della quiescenza. A 85 anni ha avuto la forza di guidare con pienissima efficienza le sue aziende.

Lo ha fatto fino agli ultimi istanti della sua bellissima vita, strappatagli da un infarto letale.

Antares, il grande centro di riabilitazione di San Nicola la Strada, era un altro dei suoi figli. Antares non è stato mai solo un’impresa per Raffaele Gallucci. Era tanto altro. E ancor di più era diventato con l’incedere degli anni, quando le persone sensibili lo diventano ancora di più, mescolando esperienza e tenerezza.

Te ne accorgevi quando parlava dei suoi pazienti, ma soprattutto  quando raccontava dei bambini autistici e di tanti altri disabili ospitati, anzi che lui ospitava, con l’obiettivo di trattare ognuno come un ospite di gran riguardo, nei suoi centri, negli ambulatori, nelle rinnovate e nelle piscine riabilitative sempre rinnovate, sempre all’avanguardia, del suo fiore all’occhiello sannicolese, a cui ha dedicato tutto stesso o fino all’epilogo gloriosissimo della sua esistenza.

Il ricordo personale me lo tengo per me. Dico solo che stimavo Raffaele Gallucci, perché condividevo le sue idee, la cocciuta, pervicace volontà di inserire la variabile dell’umanità in un mondo, quello della sanità convenzionata, che in Campania e in particolare a Caserta, era ed è puro assalto quotidiano alla diligenza di una spesa pubblica, che, essendosi contratta, non ha privilegiato, come sarebbe ovvio in posti civili, la qualità e la passione.

E di qualità e di passione Raffaele ne possedeva a iosa. E gli ha consentito di sopravvivere agli imbrogli, alle carte false, utili a far ingrassare  le pletore di parassiti, nutriti con le risorse pubbliche in modo da poter essere mulino continuo per la produzioni di voti elettorali.

Occorrerebbe una giornata e non basterebbe neanche per raccontare chi fosse l’uomo Raffaele Gallucci.

Eh già, un uomo prim’ancora che un imprenditore. Un imprenditore sui generis, che ha ingoiato fiele per garantire vita ed efficienza alle sue attività e l’ausilio che queste hanno dato a migliaia di famiglie, affiancate quotidianamente nell’accudire con un sorriso il disagio, la differenza di chi era stato segnato da un destino infausto. Un imprenditore “disadattato” rispetto al “sistema Caserta” ma che ha lottato fino all’ultimo per provare a cambiare qualcosa. Un imprenditore diverso perché Raffaele Gallucci è stato per l’appunto un vero uomo.

Mancherai a me che ora mi stringo alla tua famiglia e a tua figlia, che ho conosciuto e che ti affiancava da tempo.

Che la forza, l’energia, l’amore per il prossimo che hai avuto tu e che ti hanno consentito di lottare fino all’ultimo respiro e che ti hanno donato una morte da eroe in questa landa desolata e purulenta della sanità casertana sia con lei com’è stata sempre con suo padre.