Il CLAN DEI CASALESI e la POLITICA. Nicola Panaro: “Lello Letizia mi disse che l’imprenditore Raffaele Pezzella gli aveva detto che il figlio di Ventre era diventato suo socio”. Doppio de relato, questa affermazione vale quasi zero

7 Luglio 2020 - 12:48

In calce all’articolo, lo stralcio integrale dell’interrogatorio dell’importante collaboratore di giustizia, inserito all’interno dell’ordinanza con la quale il 27 giugno sono finiti ai domiciliari il costruttore di Casal di Principe, trapiantato a Maddaloni e il suo “partner” Tullio Iorio, dell’omonima calcestruzzi

 

CASERTA – Le dichiarazioni che Nicola Panaro, oggi collaboratore di giustizia, nei primi anni 2000, reggente della fazione Schiavone e dunque dell’area più importante e ancora più potente del clan dei casalesi, vanno prese, almeno per quanto riguarda il racconto delle cose attinenti alla vita imprenditoriale di Raffaele Pezzella, l’importante costruttore edile nato a Casal di Principe, trapiantato a Maddaloni e arrestato ai domiciliari il 27 giugno scorso,  con le dovute precauzioni. Meglio sarebbe dire che vanno prese con le molle. In verità, all’inizio dell’interrogatorio del 4 maggio 2015, Panaro precisa che tutto quello che sa e che dirà su Pezzella non è frutto di una conoscenza diretta di fatti e circostanze, ma di un collegamento continuo ai racconti che Raffaele Letizia, per gli amici Lello, gli faceva come resoconto delle relazioni che lui, in quanto reggente del gruppo familiare dei Russo, per intenderci quello di Peppe ‘o padrino, di Massimo Russo

paperino e Corrado Russo, tutte e tre reclusi, aveva con gli imprenditori.

Non erano confidenze amichevoli, ma la “dovuta” informazione che un gruppo storicamente federato, ma sempre subalterno, seppur in una condizione di grande autorevolezza agli Schiavone, doveva a chi teneva le redini della famiglia di Sandokan. Come potrete leggere in questo interrogatorio che pubblichiamo integralmente in calce, Panaro racconta, avendolo sentito da Letizia, come si sviluppava la relazione tra gli appalti degli enti pubblici, a partire da quelli dell’amministrazione provinciale di Caserta, con gli interessi dei vari gruppi associati del clan dei casalesi.

Già nei giorni scorsi abbiamo scritto della percentuale del 10% che Pezzella corrispondeva come conseguenza di un rapporto che non era solamente di tipo estorsivo, ma che si sviluppava attraverso una collaborazione orizzontale diretta riguardante anche l’approdo a certi equilibri, fondamentali affinchè tutte le aree del clan dei casalesi, dunque anche quelle capitanate da Antonio Iovine ‘o ninno e da Michele Zagaria, ricevessero i vantaggi dell’aggiudicazione dei lavori, i quali, sempre secondo questa ordinanza, erano frutto di una pianificazione che aveva nell’ingegnere capo della provincia, Alessandro Diana, il suo protagonista e regista.

O meglio, avrebbe avuto perchè il gip del tribunale di Napoli non ha ritenuto sufficienti gli elementi presentati dalla dda per ritenere esistenti quei gravi indizi di colpevolezza, fondamento dell’emissione di un provvedimento di limitazione della libertà personale che per il citato Alessandro Diana, Sandro per gli amici, è stato rigettato.

In questo interrogatorio Panaro anche della capacità che Pezzella aveva di rapportarsi al mondo della politica. Letizia raccontò al reggente degli Schiavone che l’imprenditore aveva come socio il figlio di Riccardo Ventre, che fino al 2005 è stato presidente della provincia.

Su questa cosa vanno sottolineati due punti: intanto questo nome salta fuori da un relato del de relato, cioè da una confidenza che Pezzella avrebbe fatto a Lello Letizia, suo diretto interlocutore in una relazione di prima battuta che il costruttore aveva con la famiglia Russo. A questo si sarebbe aggiunto il secondo de relato, cioè quello riguardante il racconto del racconto che Letizia fa a Nicola Panaro. Insomma, detta così significa ben poco al di la del diritto-dovere di cronaca che ci porta a doverla comunque segnalare questa cosa.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA