IL VIDEO. AVERSA. La denuncia: “Io, mandato a prendere la monnezza dei positivi covid e poi spedito a casa per favorire i parenti dei dirigenti Senesi-Tekra”

18 Marzo 2021 - 17:03

Lo sfogo di Massimiliano Pietoso, del quale ci occupammo l’estate scorsa non certo elogiandolo. Ma siccome noi valutiamo sempre i contenuti di una formulazione, al di là del contenitore, riteniamo che oggi questo padre aversano meriti una vetrina e vi spieghiamo anche il perché

AVERSA (gianluigi guarino) – Noi non sappiamo se il signor Massimiliano Pietoso abbia ricostruito i fatti che lui narra in questo video in maniera integralmente rispondente alla effettività degli stessi, alle modalità con cui sono andate realmente le cose. Da questo punto di vista non abbiamo riscontri oggettivi che ci permettano di spingerci in una valutazione selettiva legata al requisito dell’autenticità e della genuinità delle sue dichiarazioni.

Detto questo, però, è di converso assolutamente oggettivo che Massimiliano Pietoso ci abbia messo la faccia nel momento in cui ha denunciato fatti che avrebbe subìto all’indomani del periodo di lavoro da lui prestato a tempo determinato, dunque da precario, svolto alle dipendenze di un’agenzia interinale, convenzionata con la Senesi, società che al tempo di cui parla Pietoso era ancora la titolare del servizio di raccolta e di primo smaltimento dei rifiuti solidi urbani della città di Aversa.

Ci ha messo la faccia, Massimiliano Pietoso. Ed è difficile ritenere che  una denuncia tanto grave, come quella che lui formula nell’intervento postato sul suo profilo Facebook, possa essere un condensato di bugie, dato che, se così fosse, ci troveremmo davanti ad un vero e proprio kamikaze che offrirebbe su un proverbiale piatto d’argento, a chi magari si può sentir toccato da questa narrazione, un sicuro percorso ad esito scontato per una querela per diffamazione.

Per cui, questo primo piano di Massimiliano (o Massimo) Pietoso diventa per noi un elemento che ci porta a ritenere che il suo racconto abbia un fondamento di verità. Come potrete ascoltare, il Pietoso narra di quando ha accettato, ritenendo che la precarietà della sua posizione professionale, la quasi disperazione di una condizione di vita che incrocia la necessità di portare avanti la propria esistenza, ma soprattutto quella di una moglie e di due figli, gli imponesse il dovere di accettare un lavoro pericoloso e che in pochi erano disposti a fare: occuparsi del ritiro dei rifiuti dalle case delle persone positive al covid nel comune normanno. E’ lui stesso che racconta, infatti, come avveniva questo ritiro in una parte del video che precede quella che noi riteniamo ancora più importante, dato che in essa riconosciamo pienamente la radicatissima ed estesissima patologia che tocca tutti o quasi i cantieri della raccolta rifiuti operanti in ogni comune della provincia di Caserta.

Pietoso si lamenta, a nostro avviso giustamente, del fatto che un lavoratore, che ha messo a disposizione se stesso, con l’umiltà di chi è pronto a svolgere funzioni delicate, complicate pur di portare il pane a casa, sia stato poi ripagato con l’indifferenza. Mera carne da macello usata e gettata via, visto che oggi lui è di nuovo un totale disoccupato e nessun riconoscimento gli è stato attribuito nel momento in cui si è svolto il cosiddetto passaggio di cantiere tra la citata Senesi e la Tekra. Al contrario, e questa rappresenta la parte delicata della storia, nella procedura si sarebbero “inseriti dei parenti, dei figli di persone che già lavorano all’interno del cantiere della raccolta rifiuti ad Aversa, così dichiara testualmente Pietoso.

Della serie: siamo alle solite ed ecco dunque la declinazione, la dimostrazione di quello che abbiamo definito prima una sorta di format patologico. Una vera e propria metastasi, che, ancora oggi, fa del settore Rifiuti un vero crogiuolo di illegalità patenti e latenti, in un regime di norme non scritte, ma assolutamente determinanti nella definizione degli equilibri interni alle aziende e in quelli che regolano il rapporto tra le citate aziende e le amministrazioni comunali. Pensando, infatti, ai parenti, ai figli dei capi bastone della monnezza aversana, davanti a noi si è materializzato per l’ennesima volta l’orecchino di Giuseppe Zampella detto Peppe la Porchetta, che incredibilmente è stato o ancora è (perché forse per lui vige un regime che gli permette di andare in pensione a novant’anni) il dominus della monnezza casertana dalla SACE in poi, fino all’imperio di quei “giocherelloni di Ecocar che cambiano ragione sociale un giorno sì e l’altro pure, giusto per coglionare allegramente norme cardinali che dovrebbero dare corpo al regime dell’esecuzione degli appalti.

Uno che ha sempre garantito “certi equilibri” nella relazione tra un “certo mondo” naif, tra l’umanità composita e versatile che ha popolato e popola le aziende dei rifiuti di Caserta città e le varie amministrazioni comunali. Tutto ciò è valso a Peppe la Porchetta uno status e uno stipendio da dirigente, poggiati su un titolo di studio misterioso, ma soprattutto è valso l’assunzione di due-tre generazioni di suoi discendenti, tra figli, nipoti, nuore e chi più ne ha, più ne metta.

Un vero e proprio sistema che, come dà ad intendere il video-intervento di Pietoso, vigerebbe anche ad Aversa. Al centro non ci sono né l’azienda titolare del servizio, né le amministrazioni comunali, entrambe ricattabili dalle piccole (o grandi) caste di soggetti variopinti che negli anni hanno “scalato la fortuna”, ma che sono sempre in grado, grazie ad una conoscenza profonda, anzi profondissima, di tipo relazionale con ambienti criminali o para-criminali, di ricattare sia le aziende che le amministrazioni comunali, queste ultime ineluttabilmente, immancabilmente popolate di politicanti ignoranti ed egoisti sempre con le fauci aperte per addentare la propria parte di preda, imponendo a loro volta i nomi di una porzione dei dipendenti, tra chi dev’essere assunto a tempo determinato o indeterminato, a completamento di organici che, comunque, vanno prima di tutto a privilegiare le assunzioni familiari di altri dipendenti.