MARCIANISE. SENTI CHI PARLA: il comico post di Velardi contro quelli della Pasquetta. Ma Lui ha violato a tal punto le leggi da essere stato licenziato

6 Aprile 2021 - 19:56

MARCIANISE – (Gianluigi Guarino) Non è giusto far passare in cavalleria cose come queste, anche se, ci rendiamo conto, che abbiamo più volte affrontato tali argomenti. Ma non ci si abitua mai e, soprattutto, al di la di quella che può essere la valutazione che ogni marcianisano può formulare liberamente su quello che legge nel post  di pubblicato ieri dal sindaco Antonello Velardi, noi avvertiamo come un dovere morale quello di sottolineare ancora una volta la sfrontatezza politica e istituzionale di questo politico, la cui  sfrontatezza è frutto del relativismo etico che connota ogni suo passo.

Per cui, seppur più brevemente rispetto al solito non possiamo non scrivere nulla su questo vergognoso post,  il cui testo integrale vi proponiamo in calce all’articolo.

Attenzione, il post in questione non è vergognoso in quanto esprime posizioni e concetti riprovevoli. Tutt’altro: Velardi attinge, infatti, a piene mani dalla stiva della dialettica convenzionale, o, piuttosto sarebbe meglio dire dozzinale e bagattellare, che collega la normale  reazione di un sindaco qualunque che si trova a dover affrontare la solita violazione delle norme anti-covid da parte dei cittadini indisciplinati e renitenti rispetto alle leggi.

A riguardo, verrebbe da dire, renitenti come il loro sindaco. Ordunque, la riprovazione non riguarda il contenuto di questo post, bensì la sua ispirazione, la sua ragion d’essere. Ma come fa il sindaco Antonello Velardi a mostrare la faccia truce dell’uomo law

and order, legge e ordine quando, rispetto al Covid, si è reso protagonista di violazioni gravissime e di gran lunga peggiori rispetto a quelle ravvisate a carico di questi ragazzi che non hanno voluto rinunciare alla pasquetta e anche al carico etilico che questa ha recato tradizionalmente con se. Insomma, senti chi parla: uno che ad aprile scorso, pur non essendo difendibile in nessun modo, pur non potendo esporre una giustificazione valida rispetto al regime di lock down al tempo, molto più severo di quello attuale, ha alzato la voce, ma soprattutto la cresta, al cospetto dei vigili urbani di Marcianise che lo avevano fermato chiedendogli conto del motivo per cui gironzolava in strada nonostante il divieto tassativo e  senza avere alcun titolo per farlo.

Pur non avendo nessuna giustificazione e nessun lascia passare formalmente utilizzabile, Antonello Velardi, che al tempo non era più sindaco da qualche mese, arrivò addirittura a denunciare i caschi bianchi, con un’ iniziativa ridicola, arrogante, ovviamente archiviata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Ci piacerebbe sapere a riguardo se la sanzione che gli fu comminata sia stata o meno pagata.

Quel giorno ci sembrò evidente che Velardi avesse ritenuto di effettuare quella reazione partendo da un presupposto tutt’altro che  inconscio e subliminale: ci sono le leggi? C’è la pandemia? Ma io sono Antonello Velardi, per cui non devo rispettare nè le leggi in quanto tali, nè quelle speciali riguardanti il Coronavirus. Per cui, come il celeberrimo colonnello degli Arditi, pronto a lanciarsi allo scoperto contro la trincea austriaca “Me ne frego” . E che non si trattasse di un eccesso di valutazione, di interpretazione  da parte nostra, ci fu ampiamente dimostrato daiìl modo con il quale furono vissuti i  festeggiamenti scriteriati, irresponsabili, ma, soprattutto illegali, andati in scena dopo il ballottaggio. Una serie di veri e propri mucchi selvaggi, senza rispettare, come già scritto prima e come dimostrato tante volte da inoppugnabili testimonianze fotografiche e audiovideo grafiche, le cardinali norme di distanziamento men che meno quelli di portare le mascherine.

Come dire: il covid è soprattutto un racconto, una narrazione esagerata. Ma noi che la sappiamo lunga, noi che abbiamo bazzicato anche nei servizi segreti, figuriamoci se ci mettiamo a rispettare pedissequamente le regole imposte al popolo bue e dei creduloni.

Proprio in quei giorni, quegli assembramenti preoccupavano una estensione, una propagazione del contagio a Marcianise. Ma il Velardi non se ne curava, considerando evidentemente le sue certezze esistenziali molto più potenti di qualsiasi anticorpo. E così, come abbiamo scritto sabato (Clicca qui per leggere), si ammucchiò anche il 9 ottobre entrando in contatto con il neo consigliere comunale Francesco Lampitelli che,  di lì a poche ore, sarebbe risultato positivo, parimenti al suo collega Moriello.

Rivenendo che l’unico problema suo fosse quello di dover evadere la fastidiosa incombenza, all’obbligo imposto da il Mattino di sottoporsi al test ematico, non fece assolutamente alcun cenno al datore di lavoro del contatto avuto con il consigliere comunale ammalatosi di covid. L’esito di quel test ematico gli confermò la propria convinzione di essere troppo super per subire l’attacco di quell’insignificante virus. Rientrò in servizio e si recò in redazione dove venne a contatto con più persone. Poi, qualcuno gli dovette dire che nel vocabolario della lingua italiana esisteva anche il termine “incubazione” e che questo virus poteva impiegare per rivelarsi dai 10 ai 12 giorni a partire dal momento del contatto avuto con il contagiato. Lui, intanto, il 12 ottobre, cioè lo stesso giorno in cui il Mattino gli aveva comunicato la negatività al test ematico, aveva messo nero su bianco, in un post di Facebook, da noi ieri pubblicato, la sua precisa cognizione, la sua precisa consapevolezza  della positività al covid del consigliere comunale.

Però, solo quando nel suo vocabolario entrò la parola incubazione cominciò a cambiare atteggiamento. Ora, un lavoratore responsabile, che per altro indossava anche la fascia tricolore, avrebbe immediatamente comunicato al suo giornale di essere stato avventato, di  non aver connesso al cervello e alla conseguenza logica da questo prodotta, due fatti fondamentali, intimamente connessi: il contatto diretto avuto, il 9 ottobre,  con il consigliere comunale Francesco Lampitelli positivo al covid, e la presa d’atto, esternata pubblicamente come piena conoscenza del fatto che Lampitelli, di cui Velardi scriveva nome e cognome,  fosse risultato positivo al coronavirus.

Invece, non lo ha fatto. Non ci sono giustificazioni perchè delle due l’una: o ha mentito sapendo di mentire oppure è talmente ignorante da non capire che il contatto con una persona risultata positiva al covid, determina obbligatoriamente senza se e senza ma un autoisolamento fiduciario. In entrambi i casi, ci troveremmo di fronte ad un vero e proprio marchio di impresentabilità. Poi, che questa sia dovuta all’ennesimo esercizio di una bugia pericolosissima oppure che sia legata ad una ignoranza superficiale, poco conta.

Poco conta rispetto al fatto che il giorno 13 ottobre e il giorno 16 ottobre si sia recato in redazione quando, tra le altre cose il giorno 15 si era sottoposto per scelta volontaria al tampone avendo scoperto che nel vocabolario della lingua italiana tra i sostantivi “incubatrice” e “incubo”, c’era la parola incubazione. A quel tampone, Velardi risultò positivo com’era logico che fosse dopo tutte le ammucchiate realizzate in quei giorni al netto di mascherina.

Ora, può capitare solo in un luogo in cui il senso della cittadinanza che ogni persona può avvertire su se stesso si è, in pratica azzerato,  che venga fatta passare liscia a un sindaco che si è comportato in questo modo, la sua comica intemerata contro i trasgressori della pasquetta.

Però, siccome ne abbiamo viste veramente di tutti i colori a Marcianise, dove si è più volte superato il limite della materia per entrare nella dimensione dell’anti-materia, sappiamo bene che nulla succederà. Ma questo non ci limita, non ci frena dalla volontà, necessitata dalla nostra etica, di esprimere ancora una volta, per l’ennesima volta, il pensiero di questo giornale sul modo, a dir poco naif, con cui Velardi esercita la funzione istituzionale.

 

QUI SOTTO IL POST DI PASQUETTA DI VELARDI