IL GRILLO PARLANTE. Caserta saccheggiata. A questo punto De Luca istituisca una nuova regione e la chiami Salerno

25 Agosto 2021 - 13:39

Il SECONDO ARTICOLO DI UN PERSONAGGIO A CUI HO CHIESTO, DA DIRETTORE DI QUESTO GIORNALE, di entrare nel gruppo di editorialisti-commentatori, mettendo a disposizione la propria grande e lunga esperienza. AAA Cercasi classe dirigente casertana. L’umiliazione: in pochi mesi sono già partiti i lavori del Policlinico di Salerno, mentre qui da noi le cose sono andate ben diversamente. Non ne parliamo poi dell’aeroporto di Pontecagnano con la cancellazione dell’idea di Grazzanise. E per gli allevatori casertani…

 

CASERTA – C’era un tempo nel quale la politica della Regione Campania si era orientata verso una direzione che appariva connotata dalla convinzione che lo sviluppo della Campania dovesse arrivare soprattutto da una propulsione economica e sociale proveniente da Caserta e dalla sua provincia. ciò probabilmente era anche frutto di una sorta di complesso di colpa per tutte le nefandezze consumatesi nel dopo terremoto, per quelle migliaia di alloggi sfitti occupati dagli sfollati napoletani mentre tanti altri alloggi, allo stesso modo, sfitti, a Napoli, non venivano nemmeno lontanamente toccati. E anche per un debito, non meno gravoso assunto dalla Regione Campania per aver sopportato in modo significativo l’emergenza rifiuti napoletana, o forse perché Caserta esprimeva una classe dirigente più incisiva.

Quel tipo di atteggiamento costruttivo fu legato anche ad un riconoscimento della classe dirigente locale che si mostrava all’altezza di essere interlocutrice con la massima istituzione territoriale della Campania.

In quel tempo, il Policlinico a Caserta e l’aeroporto di Grazzanise uscivano dal limbo delle idee e prendevano forma. Per non parlare poi del comparto agricolo che subiva già allora la prima crisi zootecnica con l’apparire della brucellosi, questione che venne quasi immediatamente risolta come ampiamente dimostrabile dalle cronache di quegli anni.

Oggi, invece, assistiamo allo stanziamento da parte della regione Campania di 400 milioni di euro per il nuovo policlinico salernitano, a breve inizieranno i lavori. Una tempistica diametralmente opposta rispetto a quella che ha fatto languere per anni e anni i lavori del Policlinico di Caserta che avrebbe meritato ben altra attenzione, ben altro trattamento.

La logica ci suggerisce questo interrogativo retorico: non era meglio completare quello casertano prima di iniziare quello salernitano?

La regione ha stanziato 250 milioni per l’aeroporto di Pontecagnano e lì, in provincia di Salerno, si comincerà a volare nei primi mesi del 2024. Si punta, secondo le dichiarazioni rilasciate dal governatore De Luca, a farlo diventare il secondo scalo più importante della Campania e del sud.

E che fine ha fatto il grande progetto dell’aeroporto internazionale e intercontinentale di Grazzanise? Che avrebbe sicuramente determinato una ricaduta in termini economici, di ben altra consistenza, interpretando una visione lungimirante valida e strategica per tutta la Campania, al contrario dell’idea di Pontecagnano, operazione di corto respiro e buona solo per servire gli interessi di Salerno e della sua provincia a cui, evidentemente, il governatore De Luca tiene in via esclusiva o quasi.

Si perde tempo per dare una risoluzione certa alla crisi causa brucellosi al comparto zootecnico intorno al quale si sviluppano strategie, iniziative, che non appaiono finalizzate all’interesse effettivo degli allevatori e della filiera dei fornitori dei caseifici. Per caso, per avvantaggiare, per l’ennesima volta, l’economia agricola salernitana? Sono queste alcune questioni che segneranno la crescita di alcuni territori a svantaggio di altri, acuendo squilibri già esistenti e creandone altri.

Caserta e i casertani, invece di chiedere conto al governatore di queste scelte che danneggiano il territorio, si stringono politicamente attorno a De Luca, nella speranza di raccogliere qualche briciola, dando un’idea di una subalternità culturale, prima ancora che economica e politica. Non è questa la strada per fare gli interessi dei casertani. E non sarebbe male se proprio a partire da queste elezioni comunali partisse un messaggio forte e chiaro al governatore della regione. In gioco ci sono gli interessi di famiglie, imprese, giovani che nonostante anni di dominio territoriale della camorra hanno sperato e sperano ancora che le istituzioni principali del paese, a partire dalla regione, possano rimettere al centro dello sviluppo campano la terra di lavoro attraverso, non il saccheggio ma la valorizzazione dei gioielli di famiglia. Non c’è più tanto tempo e le risorse del recovery fund possono essere l’occasione per riparare i danni provocati ai Casertani da scelte politiche ed economiche ingiuste.