Autobombe del ’93, donna perquisita. Era legata ad un uomo vicino al clan La Torre

3 Marzo 2022 - 20:24

MONDRAGONE – Nell’inchiesta sulle stragi mafiose con le autobombe del 1993, che gia’ hanno portato a condanne definitive per Cosa nostra, entra anche una donna. Sarebbe per gli inquirenti la misteriosa ‘biondina’ che sarebbe stata vista allontanarsi da testimoni, insieme a un altro giovane, da via Palestro a Milano la sera dell’attentato del 27 luglio 1993, costato la vita a cinque persone e danni ingenti al Padiglione di arte contemporanea. Per i carabinieri del Ros di Firenze, coordinati dalla Dda fiorentina titolare dell’inchiesta sulle stragi di mafia, si tratterebbe di una 57enne residente in provincia di Bergamo.

L’abitazione della donna, Rosa Belotti, e’ stata perquisita dai militari, arrivati a lei grazie alla comparazione dell’identikit dell’epoca, noto come ‘identikit numero 14′, con alcune foto. Gli inquirenti ipotizzano che la 57enne sia coinvolta nell’esecuzione materiale dell’attentato di Milano: sarebbe lei l’autista, la bionda di circa trent’anni, slanciata e di bell’aspetto che due testimoni raccontarono di aver visto uscire dalla Fiat Uno grigia carica di esplosivo la sera del 27 luglio. Poco dopo la macchina salto’ in aria trasformando via Palestro in un inferno di fuoco in cui morirono l’agente di polizia locale Alessandro Ferrari, i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, e Driss Moussafir, un 44enne marocchino che dormiva su una panchina. Adesso, a distanza di 28 anni, il procuratore capo Giuseppe Creazzo e gli aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli ritengono di aver individuato la giusta pista per dare un volto alla misteriosa figura femminile.

I carabinieri del Ros si sono presentati a casa di Rosa Belotti alla ricerca di ogni elemento, documentazione sia cartacea che digitale, che possa collegare la donna all’attentato di via Palestro o a una delle persone ritenute coinvolte nella strage. Presto la donna comparira’ davanti ai pm fiorentini, che la interrogheranno nei prossimi giorni. Davanti ai magistrati dovra’ difendersi da quella che per ora resta un’ipotesi accusatoria, basata su alcuni riscontri fotografici ritenuti molto validi dagli investigatori.

Alcuni mesi dopo l’attentato, nel settembre del 1993, durante una perquisizione effettuata in un villino ad Alcamo nell’ambito delle indagini sulle stragi – che porto’ al sequestro di numerose armi – fu trovata in un volume di enciclopedia la foto di una donna, molto simile all’identikit elaborato sulla base dei racconti dei testimoni di via Palestro. A distanza di 28 anni, le nuove tecnologie per la comparazione dei volti a disposizione degli investigatori avrebbero permesso di identificare la foto ritrovata ad Alcamo con una foto segnaletica della donna ora perquisita, risalente al 1992. Secondo gli inquirenti la 57enne, oggi imprenditrice, nota alle forze di polizia per un’indagine su un traffico di droga, sarebbe stata legata dal 1991 a Rocco Di Lorenzo, vicino al clan La Torre di Mondragone. Sulla sua figura sono scattati anche accertamenti riguardo alla strage di via dei Georgofili a Firenze del 27 maggio 1993: anche per l’attentato nel capoluogo toscano una donna fu vista aggirarsi nei pressi del luogo dell’esplosione. Ma secondo quanto appreso in questo caso la somiglianza tra le foto della 57enne e l’identikit creato all’epoca sarebbe molto meno marcata.