CASERTA. E’ uno scandalo quello che sta succedendo al comune su un debito fuori bilancio da quasi 300 mila euro. Fattopace ci scrive, ma peggiora la sua situazione e quella dei Revisori

20 Luglio 2022 - 13:17

La storia è complessa, ma noi siamo riusciti con molto sforzo a dipanarla, pur non potendo scrivere in maniera sintetica, dato che per chiarire il tutto bisogna spiegare un passaggio alla volta. Il parere positivo al Consuntivo 2021 che il Collegio ha dato su una promessa che il dirigente Biondi si è già rimangiato in una determina di cui ci stiamo occupando ieri e che ritrovate in calce. Stavolta non possiamo scrivere la Martino? Bella donna perché l’assessore, ci dicono, delegata al Bilancio è in vacanza. E il documento l’hanno fatto firmare alla povera Mucherino, che si occupa di tutt’altro

CASERTA (g.g.) – Abbiamo ricevuto una cortese e concisa nota informale dal presidente dell’Organo di Revisione dei conti del comune di Caserta, Giuseppe Fattopace. Con toni molto costruttivi, che non possiamo non riconoscergli, Fattopace ci invita a leggere bene la relazione che il Collegio da lui presieduto ha elaborato ad epilogo dell’attività di controllo del conto Consuntivo del capoluogo relativo all’anno 2021, approvato dal consiglio comunale lo scorso 30 maggio.

L’invito formulatoci da Fattopace ha seguito di qualche ora la pubblicazione di un nostro articolo con cui abbiamo affrontato la vicenda di un debito ormai già definito, visto che il creditore, cioè il curatore fallimentare della Defiam,

tra il 2010 e il 2011 al servizio del comune di Caserta per il conferimento dei rifiuti umidi, ha provveduto già nel febbraio 2021 a pignorare presso la banca tesoriera dell’ente capoluogo la somma, fino a decorrenza della cifra di 296 mila, 137 euro e due centesimi, corrispettivo di un debito che – come abbiamo scritto ieri
– Palazzo Castropignano ha fatto sciaguratamente lievitare, dato che, per dabbenaggine o per motivi misteriosi, da un lato ha corrisposto all’azienda irpina ormai fallita quasi un milione e duecento mila euro, dall’altra parte, ripetiamo, per motivi sconosciuti, non menzionati in nessuna narrativa di atti amministrativi attuali, rimase non pagata la somma di 98.106 euro.

Erano i tempi del primo dissesto, erano i tempi dell’amministrazione di Pio Del Gaudio e il dirigente delegato del comune effettuò il corposo pagamento nel momento in cui diventò ufficiale la notizia dell’impossibilità di inserire, come la Defiam aver pur chiesto, quel titolo nella massa passiva del primo dissesto.

Da allora ad oggi sono trascorsi una decina di anni, poco meno o poco più, e il debito del comune di Caserta è passato da 98.106 euro alla cifra, rivendicata dal curatore fallimentare della Defiam, di 296.137,02 euro. Dopo qualche traversia, dopo qualche stop ‘n go, la società avellinese è riuscita a far diventare esecutivo il suo credito, con relativa certificazione giudiziaria del decreto ingiuntivo. Questo accadeva nell’anno 2020, forse, addirittura nel 2019. E pure evidentemente il comune di Caserta ha fatto orecchie da mercante se è vero com’è vero che con questo atto giudiziario, ripetiamo, esecutivo sin dal 2020, il curatore ha provveduto, come già scritto, nel febbraio 2021, al pignoramento della somma.

Noi, siccome nutriamo stima personale nei confronti di Peppino Fattopace, in verità anche stima professionale, seppur in declino per come il Collegio dei revisori dei conti, a partire dal presidente, si sta comportando, svilendo la sua funzione di controllo nei confronti dell’amministrazione di Carlo Marino, già a partire dai mesi della campagna elettorale e ancor di più post voto, abbiamo riscontrato con rispetto l’invito postoci e siamo tornati a rileggere i passi più importanti della relazione che, secondo Fattopace, conterrebbe tutte le risposte esaurienti, a dimostrazione di un lavoro corretto e imparziale dei Revisori dei conti.

Con rispetto parlando, era meglio, per Fattopace, che non l’avessimo riletto. Perché se prima, da una visione più veloce, forse anche frettolosa, della relazione, nutrivamo delle perplessità, espressione di uno stato d’animo non attivato dalla certezza sui fatti su cui si parla o si scrive, oggi siamo ancor più convinti che i Revisori dei conti non stiano svolgendo, a nostro avviso, in maniera imparziale la loro funzione e che Fattopce è ben lontano da quel presidente che fino a due anni rappresentava l’unica garanzia di questa imparzialità, fondamento irrinunciabile della funzione svolta da tale organismo, dovutamente remunerato.

Oggi, con rispetto parlando, Fattopace pare più un militante del Partito Democratico, per il quale è tesserato e in passato ha svolto anche funzioni importanti, come quella di tesoriere provinciale, e per il quale si è candidato con tanto di simbolo del PD alle elezioni comunali di Capodrise, dove ricopre il ruolo di consigliere comunale di opposizione per i democrats.

Un militante del PD che però finisce per inquinare la sua indubbia competenza  che in un Collegio dei revisori dei conti dovrebbe essere sviluppata e manifestata senza guardare in faccia a nessuno e senza mai farsi percorrere pensieri relativi alla comune appartenenza al Partito Democratico del sindaco di Caserta, Carlo Marino.

Se siamo stati severi con l’amico Peppino Fattopace, perché abbiamo conosciuto il presidente dei Revisori del comune capoluogo di due anni fa, tre anni fa. E oggi conosciamo l’attuale presidente del collegio di revisione e controllo che, se giocassimo a moscacieca, saremmo pronti a giurare che si tratti di un’altra persona.

E torniamo al casus.

A nostro avviso, essendo quel debito divenuto esecutivo per la legge nel corso dell’anno 2020, avrebbe dovuto comparire ad appendice e a complemento del bilancio Consuntivo relativo a quell’anno. Perché ciò afferma la legge, il Tuel, e c’è un vagone di pronunciamenti delle sezioni regionali della Corte dei conti che valorizzano il principio che obbliga, in pratica ingiunge ai comuni di far vivere questo elemento della contabilità interna in tempi rapidi, comunque nello stesso anno in cui il titolo è diventato esecutivo.

Ma pure a voler essere di manica larga che, per come funziona il comune di Caserta, significa essere rigidissimi (perché, là sopra, altro che manica larga), cambiamo e stravolgiamo questo principio granitico e prendiamo come riferimento non il tempo in cui il debito del comune è diventato esecutivo ed esigibile, cioè l’anno 2020, bensì il momento in cui è avvenuto materialmente il pignoramento, cioè l’azione materiale di una esecutività la cui certificazione di status giuridico non dipende assolutamente dall’atto materiale del pignoramento, bensì dalla notifica di atti ingiuntivi regolarizzati dalla copertura del pieno riconoscimento da parte di un giudice.

E l’abbiamo letto il passaggio cruciale della relazione dei Revisori dei conti relativa al Consuntivo 2021:

L’Organo di revisione ha verificato che l’Ente non ha provveduto nel corso del 2021 al riconoscimento e finanziamento di debiti fuori bilancio per euro 296,137,02. Tale somma riguarda azioni esecutive e relative spese non regolarizzate al 31/12/2021. Il dirigente Ing. Francesco Biondi, con nota protocollo n.42415 del 13/04/2022 ha richiesto di prevedere tale importo nel redigendo bilancio di previsione 2022/2024 quale somma riconosciuta dal tesoriere a terzi. Per cui, il Collegio verificherà la copertura e la puntuale previsione in uscita nel bilancio di previsione per l’esercizio 2022“.

E dunque, sulla scena irrompe Franco Biondi, il dirigente a tutto. Mo’ cosa ci azzecchi Biondi con i problemi di finanza locale è anche ozioso chiederselo, dato che la potestà, l’influenza, il potere di questo personaggio non hanno mai avuto nulla a che vedere con processi premiali fondati su un’autentica preparazione cognitiva, secondo noi. Questo, sempre a nostro avviso, vale per l’Ufficio Tecnico, figuriamoci per il settore delle Finanze dove veramente il Biondi c’entra come i cavoli a merenda.

Il problema, però, è che quando Biondi propone una soluzione alla Biondi, cioè legata ad un suo codice, ad una sua legislazione, a delle sue prassi, ad una sua giurisprudenza, Fattopace – e nominiamo lui perché gli altri due questo hanno fatto così da sempre – china la testa. E dunque, il Collegio dà parere positivo al Consuntivo 2021. E da vera e propria bancarella del torrone, pensate un po’, apre le braccia e da piena fiducia ad un impegno preso (indovinate da chi?) da Franco Biondi.

Per cui, in questo penoso passo della relazione, che, ripetiamo, Fattopace avrebbe fatto bene a non indurci a rileggere con attenzione, i Revisori avallano l’allucinante trasbordo di un debito fuori bilancio, già esecutivo e già da riconoscere nei modi e nelle forme previste dal Tuel nell’anno 2020, al bilancio di previsione 2022/2024. Insomma, un debito fuori bilancio chiaro, spaccato, maturato, sacramentato nel 2020, andrebbe poi ad essere approvato a Dio piacendo, pardon, a Biondi piacendo, in sede di approvazione del bilancio previsionale triennale 2022/2024.

Finita qui? Se fosse finita qui saremmo già pronti con una quindicina di pareri, di spezzoni normativi, in modo da dimostrare l’irregolarità, l’illegalità di quello che i Revisori avallano, assorbendola come una promessa che diventa quietanza, una quietanza illegale di un debito fuori bilancio che viene portato alle calende greche.

E allora non è finita così. Voglio sperare che Peppino Fattopace non sia in malafede, anche se dobbiamo riporre in lui una grande fiducia per non farci intristire da questo pensiero.

Cosa dice, infatti, la delibera di giunta incriminata, la 134 del 13 luglio? Dice questo: [il dirigente Biondi] “propone di di acclarare il debito fuori bilancio come atto già pagato e transatto dal Tesoriere – in base alla conseguenziale procedura esecutiva giudiziaria, per l’importo complessivo di € 296.087,02 da imputarsi al bilancio 2021.

Insomma, qualcuno avrà detto a Biondi che quella cosa che lui ha comunicato ai revisori non era legale, non era regolare. Qui, probabilmente, deve aver inciso il fatto che si trattasse dell’area Finanze e non Lavori Pubblici, visto che in quest’ultimo caso, a Biondi, quando noi scriviamo un giorno sì e l’altro pure, che un suo atto non è legittimo, non è legale, a lui sale la libidine e, come capita a quelle persone che si eccitano sempre di più di fronte al proibita, rilancia ancora più in altro, sapendo che, eccettuata CasertaCE, chi si dovere non si occuperà della sua escalation.

Quella della delibera 134 è una vera e propria marcia indietro che, però, inizia ad assomigliare alla mitica serie di film Ritorno al Futuro, con Doc e Marty McFly. Sì, caro Fattopace, occorre la macchina creata da Doc per risolvere questa faccenda.

Ma se tu il Bilancio Consuntivo 2021 l’hai già approvato il 30 maggio scorso con un parere steso a tappetino dei Revisori, i quali plaudono alla disponibilità di Biondi che annuncia la sua riforma del Tuel, inserendo un debito fuori bilancio spaccato nel 2020, da riconoscere tra il 2022 e il 2024, ora come facciamo ad imputare a questo bilancio consuntivo questi 296 mila euro che, tra le altre cose, non sono stati ancora neppure riconosciuti dal consiglio comunale?

Occorre la macchina del tempo che scarrozzi Biondi, Fattopace, quei fresconi dei consiglieri fino a marzo/aprile scorsi, in modo che possano approvare (seppur con dubbia legittimità, dato che si tratta di un titolo del 2020) il debito fuori bilancio, collegato impropriamente all’atto di pignoramento e non allo status di esecutività del decreto ingiuntivo.

Quindi, ritorno al futuro, in modo che poi questo debito, regolarmente e legittimamente riconosciuto, entri a far parte del Consuntivo 2021 che, riavvolgendo il nastro temporale, proietterebbe i viaggiatori verso quel 30 maggio, al cospetto di un documento finanziario di bilancio contenente il debito Defiam e soprattutto non corredato dalle sciocchezze scritte dai Revisori nella nota e sputtanate dallo stesso Biondi, il quale redige e firma una cosa esattamente contraria nella delibera 134 rispetto a quanto espresso prima della redazione del Consuntivo e davanti alla quale Fattopace si era molto ingloriosamente genuflesso.

P.S. Giusto per dire a Peppino Fattopace, quel loro parere positivo espresso per effetto dell’impegno preso da Biondi avrebbe potuto addirittura portare ad un riconoscimento da parte del consiglio comunale di questo debito fuori bilancio durante i primi mesi del 2025, cioè tra il 1° gennaio e la data di approvazione del Consuntivo 2024. Gentilmente, quantomeno, abbiate la dignità del silenzio.

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